HyperHouse
NeXT Hyper ObscureArchivio per maggio 4, 2011
Deep Vertigo
Fulminante: è la sensazione di vertigine dello spazio profondo. Contare euristicamente ogni punto luminoso fa parte di un codice umano di riconoscimento, atavico eppure potente, perché permette l’accesso alle porte conoscitive del postumano, quando egli osserva quantisticamente il reflusso del magma stellare dentro le sue cerebralità nanometriche.
Un’illusione dolente
Dovrei concentrarmi su un discorso seriale eppure qualcosa continua a uscire dal range stabilito, qualcosa che urla decimali fastidiosi elargiti in piccole razionalizzazioni pratiche. Credo sia il suono del disfacimento quello che vibra olograficamente, il suono di una sconfitta latente, di un interfacciamento con la bassa matematica umana.
Tutto sembra fare così male, ma è un’illusione.
Recensione a “Sogno di un futuro di mezza estate”
[Letto su KippleBlog]
Sul blog di Michele Nigro è apparsa una bella recensione al racconto di Francesco “Xabaras” Verso, appena uscito in ePub senza DRM per la Kipple, Sogno di un futuro di mezza estate.
Interessante e divertente, questo racconto di Francesco Verso colpisce prima di tutto perché rappresenta una vera e propria sfida linguistica che intriga il lettore fino all’ultimo scroll. L’intreccio disinibito (e omogeneo) tra lo slang serrato di un’umanità che ancora non esiste (ma che potenzialmente è già presente oggi in uno stadio embrionale) e i termini tecnici utilizzati con generosità (per non parlare dei neologismi), non offusca il tema centrale e il messaggio umanizzante che l’Autore è ben attento a non trasformare in una ‘morale’ scontata: Francesco Verso prende semplicemente atto della possibilità di un’evoluzione di certi ‘usi e costumi’ per noi, uomini e donne della prima decade del terzo millennio, fortunatamente ancora indispensabili e naturali. La tecnologia allontanerà definitivamente gli esseri umani? Le future leggi sociali ed economiche asseconderanno questa ‘evoluzione del sesso’? Ci sarà qualcuno capace di andare controcorrente? Queste, e molte altre, le domande implicite al racconto.
I ‘germi’ di questa evoluzione sono già presenti nella nostra società: i siti pornografici, le chat, i social network, le webcam girls… Ritornando al linguaggio particolare scelto da Verso per questo racconto, impossibile non riesumare dai banchi mnemonici il gergo dell’Alex DeLarge del romanzo “L’arancia meccanica” di Anthony Burgess (il teppista magistralmente immortalato nell’omonima pellicola di Stanley Kubrick). D’altronde Verso non fa mistero delle influenze burgessiane sulla sua scrittura.
Il tema della sterilità, invece, omaggia indirettamente “I figli degli uomini” di P.D.James. E la sessualità tra uomo e donna, temuta e non più vissuta ‘di persona’, si riallaccia a una scena piuttosto divertente del film “Demolition Man” interpretato da Sylvester Stallone e Sandra Bullock.
L’unico difetto di questo racconto di Verso è che… finisce: non si vorrebbe mai uscire dal vortice sensoriale creato da uno ‘strano’ gergo che destabilizza positivamente le ‘sicurezze linguistiche’ del lettore.
Senso di declino, ma apparente. Oscuro
È necessità di vestirsi di altre connessioni mentre la propria essenza è lontana, lontana, immersa in un nero esoterico e linkato a esigenze inumane… Ricordare che un’olografia richiede soltanto un minimo di materia per rappresentarsi all’infinito, riconnettersi senza mai essere offline; ricordare che la trascendenza è un muro di codice e poi soltanto morire in biologico, ma è tutta un’illusione, anche quella, se solo lo vuoi.