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NeXT Hyper ObscureArchivio per novembre, 2011
Teutoburgo
Il sentiero porta verso la defenestrazione del mio essere. Alla fine della balza, al suo culmine, ho trovato anche la fine del mio viaggio, insieme ai miei compagni, ai miei commilitoni, alle mie famiglie. Qui a Teutoburgo è tutto così tetro, la luce non entrerà mai più, non ricordo quando l’ho lasciata…
Destroy
Destroy, dicevi. Distruggi ogni cosa, ogni riferimento, ogni sensazione. Ma poi, la ricostruzione, con quali canoni? Quali pretese? Quali argomenti?
Mi sono ritrovato a gestire il nulla e a costruirlo con le mie sole forze, ne ho percepito soltanto le rifrazioni aromatiche e tutto, ora, tutto quello che è intorno a me ha le mie fattezze; psichiche, soprattutto. Ha le mie idiosincrasie, le mie declinazioni: hai distrutto tutto, mi hai permesso di regnare.
È italiana la «porta logica» del computer quantistico – Corriere della Sera
[Letto su Corriere.it]
È un chip di vetro di due centimetri di lato la nuova «porta logica» del futuro computer quantistico che invece degli elettroni userà la luce, cioè i fotoni. L’hanno ideata, costruita e brevettata un gruppo di ricercatori italiani dell’Università La Sapienza di Roma, del Politecnico di Milano e dell’Istituto di fotonica e nanotecnologie del Cnr. I dettagli sono ora pubblicati sulla rivista britannica Nature Communications.
QU-BIT – Sul chip con un laser è stato inciso un circuito integrato che pilota i fotoni in maniera precisa governando la luce polarizzata e trasferendo così una maggiore quantità di informazione in qu-bit che sono gli elementi di base di un computer quantistico. «Finora si lavorava con specchi e altri elementi convenzionali», spiega Paolo Mataloni, professore di ottica quantistica all’Università La Sapienza. «Adesso il nuovo dispositivo miniaturizzato consente risultati prima inimmaginabili e permette di utilizzare l’informazione contenuta nel fotone sfruttando appunto la polarizzazione dello stesso fotone».
CNOT – Il chip di vetro è stato battezzato Cnot e rappresenta uno degli elementi fondamentali per la realizzazione dei computer quantistici ottici. La loro capacità farà impallidire le possibilità offerte dagli elaboratori odierni. Il risultato ottenuto con vari collaboratori, tra cui Fabio Sciarrino e Roberto Osellame, è frutto di un piano finanziato dal ministero Istruzione, università e ricerca e dal progetto europeo Quasar.
* * *
Fin qui l’articolo del Corriere; ma per chi fosse completamente a digiuno di computer quantistici, ecco cosa ne dice Wikipedia e Carnevaledellafisica.ning.com.
Psychomanteum – Celestial Body Absent
Le attività frattalizzate s’insinuano perfette roteando, schiacciando la mia essenza fisica. Eppure, sento l’epifania di ciò, osservando gustando percependo l’evanescenza dei codici matematici esoterici
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PlayList Tersicore 29.11.11
Krell – Turn Bach
Cindytalk – Untitled
Cindytalk – Cloud symphony n. 3
Swans – Let it come down
Demonix – Voyeur
Kirlian Camera – Enemy closing in
Tuxedomoon – James Whale
Tuxedomoon – Loneliness
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My Dying Bride – The Wreckage of My Flesh
Diary of Dreams – End of Flowers
Joy Division – Passover
Joy Division – Candidate
Bauhaus – Bela Lugosi Is Dead
Fields of the Nephilim – Subsanity
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Presenza erox
Un vago profumo che sa di ormoni. Si eleva oltre le mie barriere psichiche e determina un continuo flusso di desiderio decrittabile, per certi versi alieno, per certi versi aggressivo e famelico. Ti osservo negli occhi mentre ti prendo la mano – la vedo, la vedo come se l’avessi qui – e così ti sfioro le orecchie, mi sentirai anche quando non sarò vicino a te.
Discendo
…ogni discesa emozionale si disperde nel fluttuare libero del caos, strali e memi di matematica sono incomprensibili, inafferrabili, sembrano distanze frattalizzate non riconducibili a nessuna forma tridimensionale.
Addio a Ken Russell, l’onirico ∂ Fantascienza.com
A integrazione del post di addio a Ken Russell di ieri, mi pare giusto inserire il necrologio di oggi di Fantascienza.com, così completo ed evocativo, anche poetico, da non aver bisogno di nessuna modifica. Ecco qui sotto i passi significativi, quasi integrali:
Se n’è andato sognando, e forse non poteva esserci per lui fine più appropriata. Ken Russell è morto in un’ospedale inglese nella notte tra domenica e lunedì, dopo una serie di attacchi di cuore, all’età di ottantaquattro anni. E’ stato il figlio maggiore, Alex Verney-Elliot, a dare la notizia: “E’ morto in pace, con un sorriso sul volto.” Aveva mostrato la sua versatilità nel manovrare la macchina da presa, versatilità confermata nel corso degli anni passando dai drammi sentimentali come l’ottimo Donne in amore al leggendario musical rock Tommy, che lo consacrò alla fama mondiale. Ma gli appassionati di fantascienza lo ricordano per Stati di allucinazione, controversa e visionaria storia in cui uno scienziato (l’allora esordiente William Hurt) cerca, attraverso la stimolazione dell’inconscio, di risalire la memoria collettiva di razza lungo tutti i gradini dell’evoluzione, per arrivare fino al primo nucleo vivente di materia presente alla nascita dell’universo.
Quel film del 1980, profondo e visionario, vinse un Oscar per la colonna sonora, mentre a Russell andò la nomination ai Saturn Award. Da lì in poi alternò prove buone (L’ultima Salomé, Whore — puttana) ad altre meno convincenti. Dopo il flop del suo ultimo film, Oltre la mente, del 1995, Russell si ritirò dalla scena ufficiale, dedicandosi alla scrittura e alla fotografia, e limitandosi a qualche collaborazione come quella, del 2006, in Brothers of the Head, mockumentary tratto da un racconto fantascientifico di Brian Aldiss. O addirittura comparendo con un cameo in Lost in La Mancha, cronaca dello sfortunato mancato film su Don Chisciotte di Terry Gilliam. Discusso, controverso, visionario, eclettico, anarchico, eccessivo, barocco: tutti aggettivi che provano a definire un regista che ha sempre fatto di tutto per non rientrare in qualunque schema, spiazzando pubblico e critica con film in cui provava a inseguire e decriptare le sue personalissime ossessioni, attraverso un aspetto visivo ricercato e di grande impatto. Insomma, un regista che ha fatto del cinema un modo per portare in superficie gli aspetti più oscuri dell’umanità, quelli più illogici e irrazionali, che vivono nella dimensione del sogno.
La Trilogia Steampunk torna in libreria ∂ Fantascienza.com
Cos’è accaduto alla regina d’Inghilterra? È realmente lei la creatura dagli strani appetiti che da qualche tempo siede sul trono dell’Impero Britannico? Da dove vengono i mostri dell’abisso lovecraftiano che minacciano il Massachusetts? In quale curiosa epoca sono stati condotti i poeti amanti Walt Whitman ed Emily Dickinson?
Tra i tanti sottogeneri del fantastico, della fantascienza e del fantasy, lo steampunk è uno dei più affascinanti, con i suoi scenari vittoriani, con le sue straordinarie tecnologie senza elettronica ed elettricità basate su ingranaggi e motori a vapore. Tra i pionieri del genere, che annoverano nomi come Tim Powers, William Gibson, Bruce Sterling e Alan Moore con la sua Lega degli Uomini Straordinari, un posto particolare spetta a Paul Di Filippo, primo a usare il termine steampunk in un titolo proprio con il presente libro.
Tre storie ambientate nel diciannovesimo secolo, in una girandola di avventure narrate con l’arguzia e il consueto filo di ironia che caratterizzano questo autore.
* * *
Questa è la quarta di copertina di La trilogia Steampunk, di Paul Di Filippo, una riedizione arricchita di nuove immagini di Luca Oleastri, impreziosita nella cura editoriale, con una traduzione e un’introduzione a cura di Salvatore Proietti. Che esordisce così: Questo non è un libro steampunk.
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