HyperHouse
NeXT Hyper ObscureArchivio per febbraio 5, 2012
Peter Murphy – Surrendered
Ricordi antichi, persi un un aroma proprio dei Sufi. Esoterismo che mi raggiunge in ondate come flash; sono in ondateche vibrano, vicino alla rivelazione.
HOARFROST & INNER VISION LABORATORY – Do You see them too
La definizione della distopia sonora si abbatte sulle sinapsi alterate da visioni di cosmo profondo. Il kernel siderale racconta le sue visioni oniriche disturbate.
Mass media, miraggi e classici ∂ Fantascienza.com
L’ultima segnalazione proveniente dal Delos uscito oggi, è su questo link di Fantascienza.com.
Paul Di Filippo ha curato, per la NonStop Press, una singolare antologia dal titolo Freaks in a Box: The Myths of Media, che ha come obiettivo quello di esplorare la teoria secondo la quale i media sono il vero oppio delle masse. Questa provocatoria raccolta di racconti riunisce alcuni dei più talentuosi scrittori di fantascienza, quali JG Ballard, Lisa Tuttle, Robert Silverberg, e William Gibson. L’antologia, in sostanza, getta uno sguardo sul futuro per darci conto di come saranno nel prossimo la televisione, la radio, internet. Con un focus sugli orrori possibili derivanti da dispositivi di intrattenimento presenti in ogni casa, questa antologia è un’indagine unica sul tema della evoluzione o involuzione dei mass media.
Questo è l’incipit dell’articolo, che prosegue con notizie su opere su altri scrittori del Fantastico e SF, come Fritz Lieber, Robert Silverberg, Matt Ruff.
Cory Doctorow: L’impegno, la distopia, i giovani ∂ Fantascienza.com
Un altro articolo interessante, apparso oggi sul numero di Delos, su Fantascienza.com, è interessante per gli argomenti trattati qui su HyperHouse. L’argomento verte sull’opera e il pensiero, assimilabile al tag No Global digitale e non solo, di Cory Doctorow.
Un estratto dall’articolo:
Cory Doctorow prova a parlare a (oltre che di) una generazione immersa nella scienza e nella tecnologia, e nell’economia e nella politica di nuovi conflitti. Nella rete e fuori, Doctorow è diventato uno dei nomi più popolari della SF anche per il suo parallelo ruolo pubblico di analista della rete e delle tecnologie dell’informazione, come giornalista e come condirettore dello storico sito BoingBoing. Il suo sito personale Craphound è uno dei più interessanti, e vi sono reperibili quasi tutte le sue opere. Nato a Toronto nel 1971, con genitori di origine ebraica provenienti dall’Est Europa, cresciuto nell’ambiente della militanza politica, dal disarmo nucleare all’ecologismo, con un’esperienza di volontariato nel Centroamerica, Doctorow diventa sempre più coinvolto nelle campagne per il software libero e il peer-to-peer, lavorando per la Electronic Frontier Foundation. Negli ultimi anni si è stabilito a Londra, diventando cittadino britannico. L’attivismo per i diritti digitali e la libertà di informazione in rete resta centrale nella narrativa e negli articoli. Doctorow è fra i primissimi a diffondere le sue opere anche gratuitamente secondo la licenza Creative Commons.
Ovunque nei suoi romanzi si descrive l’emergere di una dissidenza diffusa legata all’utenza del web, in un mondo che sembra diretto verso l’autodistruzione e la distruzione di ogni forma di democrazia.
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Il tempo, il multiverso e Valerio Evangelisti ∂ Fantascienza.com
Il nuovo numero di Delos, su Fantascienza.com, tra le varie cose dedica un’intervista al Magister, Valerio Evangelisti. Vi lascio con un breve brano dello scambio, ovviamente imperdibile.
Inquisitori, Indovini, Gangsters, “Paleri”, Pirati: il più rispettabile dei tuoi personaggi è quasi sempre un tipo che nessuno vorrebbe mai incontrare da solo in ascensore. Ti affascina di più la dimensione oscura dei tuoi eroi o quel che nascondono come controparte positiva?
I miei personaggi sono tutti modellati sulla parte peggiore di me stesso. In qualche caso la similitudine è molto forte (Eymerich), in altri fortissima (Pantera), in altri ancora molto lontana (Eddie Florio in Noi saremo tutto). Sta di fatto che sto componendo una specie di autobiografia. Certo possiedo poi caratteri positivi che i miei protagonisti non hanno, pur appartenendo come me alla tipologia umana che la psicologia chiama “schizoide” — vale a dire tendente all’asocialità più estrema.
Nei romanzi del ciclo di Eymerich, il nostro inquisitore preferito risolve ogni minaccia all’equilibrio del mondo con soluzioni tanto vincenti quanto coercitive. Pensi che la società possa migliorare soltanto con un atto di forza?
Non penso che la società possa migliorare più di tanto. In ogni caso, i salti epocali (tipo la Rivoluzione francese, che abolì la schiavitù, la tortura e altri orrori) sono stati attuati con la forza e la coercizione. Sarebbe auspicabile che, nel secolo XXI, non fosse più così. Il panorama che ho sotto gli occhi, tuttavia, non mi rende troppo ottimista.