HyperHouse
NeXT Hyper ObscureArchivio per ottobre 3, 2012
Ammirazione per te
Le tue labbra hanno una configurazione così eccitante da non lasciare scampo alle mie parole: pura ammirazione per te.
Perle e rugiada
Ipermondi connessi ed esplosi nella compressione psichica delle dimensioni. Sono adagiato come perle di rugiada matematica, il sapore è elettrolitico.
∂| FantasyMagazine | Draco – L’ombra dell’imperatore
Su FantasyMagazine la segnalazione di un romanzo storico che mi interessa molto, per il tema trattato: il periodo dell’imperatore Giuliano: Draco, l’ombra dell’imperatore, di Massimiliano Colombo.
355 d.C. Sono trascorsi quasi vent’anni dalla morte di Costantino il Grande, e la stabilità dell’Impero romano è sottoposta a una duplice minaccia: i barbari che premono ai confini, e le lotte intestine rese più aspre dai tentativi di molti generali di autoproclamarsi imperatori. Costanzo II, sul trono dell’Impero d’Oriente, ossessionato dalla paura di perdere il potere, ha istituito una rete di spie per intercettare ogni oppositore. È così che Victor, di origini franche, diventa l’ombra del giovane Giuliano, destinato a vestire la porpora e a diventare il prossimo Cesare delle Gallie. Solitario e incurante del pericolo, intelligente e perspicace ma addestrato a eseguire gli ordini senza porsi domande, Victor è un esecutore, il braccio armato di menti che nel segreto delle stanze decidono il corso della storia. Formalmente incaricato del suo addestramento militare, affiancherà Giuliano in ogni sua mossa, per renderlo innocuo nei confronti delle ambizioni di Costanzo. Giuliano, però, è un uomo di studi, non un condottiero, un filosofo che crede ancora negli dèi e non nel Cristo che li ha ormai soppiantati per legge. E Victor non è l’unico uomo nell’ombra. C’è qualcuno che osserva le sue mosse, e per proteggere se stesso e Giuliano sarà costretto ad abbandonare molte delle sue certezze e intraprendere una strada più insidiosa del previsto.
Battaglie, sotterfugi, tradimenti, amicizie e amori fanno da sfondo al lento e inesorabile sgretolarsi di un impero, in un romanzo che sa cogliere la grandezza celata nella decadenza.
Amo la Roma imperiale, amo i personaggi di quel periodo, amo i continui rimandi che sento vivendo proprio a Roma; questo romanzo credo sia qualcosa di parecchio avvincente, perché cristallizza la decadenza di una civiltà nell’evocazione delle immagini scaturite dalle parole, un momento di massima esaltazione interiore e psichica.
.:: Lo scintillante vizio del simulacro_ « PEJA TransArchitecture research
Emmanuele “Peja” Pilia torna a pubblicare sul suo blog. Lo fa affrontando l’argomento ricostruzione postbellica dal punto di vista architetturale.
Il periodo che ruota agli anni ’60, al di là di facili romanticismi, è oramai una vera e propria sfida per lo storico. Anche solo il voler dare una periodizzazione troppo rigida a questa fase sembra vano (anche se questo tipo di affermazione potrebbe apparire come una sorta di commiseranda autoassoluzione da parte degli storici). Ma quali sono gli aspetti che più di altri caratterizzano gli anni che seguono la ricostruzione? Intanto, occorre riflettere sul significato che è andata ad assumere questa fase della ricostruzione. Anche se superficialmente potrebbe sembrare che sia una fase prettamete europea, in realtà anche gli Stati Uniti hanno avuto la loro ricostruzione. L’Europa aveva trovato nella distruzione delle proprie città un’occasione per rinascere, per approfittare del paradosso delle rovine e tentare di tornare ad essere al passo con in tempi, di tornare ad essere grandi, di lasciarsi la storia alle spalle. Gli Stati Uniti avevano un bisogno diverso: dovevano ripristinare la loro crescita, aggiornare il proprio sistema produttivo alle esigenza dei tempi di pace, ma soprattutto la conversione plebiscitaria alla Società dello spettacolo.
Ciò introduce magnificamente il tema che in questo periodo sta tanto a cuore a Emmanuele e ad ALTA, il laboratorio di Transarchitettura, ed è un argomento su cui si fonda la differenza di cultura tra le due sponde dell’Atlantico, differenza data soprattutto dalla mancanza (americana) di passato (quindi di rovine) che genera fenomeni di imitazione, ma anche di distruzione, ridicolizzando con il kitsch ciò che dovrebbe essere europeo e sacro, sacro perché Cultura.