Archivio per ottobre 30, 2012
30 ottobre 2012 alle 21:56 · Filed under Connettivismo, Cybergoth, Empatia, Energia, Experimental, Inumano, Oscurità, Surrealtà and tagged: Application Programming Interface, Interrogazioni sul reale, Luce oscura, Nefandum psichico, Nulla senziente, Olosensorialità, Ridefinizioni alternative, SCO
In difficoltà sulle rune che piovono a capofitto, trovo e provo a esercitare l’equilibrismo dei sensi, delle percezioni e del discernimento, ma non c’è un contraltare di controllo che riesca a farmi comprendere se sono nell’ambito umano, postumano o etereo prossimo al Nulla senziente.
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30 ottobre 2012 alle 17:48 · Filed under Connettivismo, Cybergoth, Empatia, Energia, Experimental, Oscurità, Surrealtà and tagged: Luce oscura, Olosensorialità, Ridefinizioni alternative
Dovendo estrapolare le visioni, fino al raggiungimento dell’estasi, acuisco le divisioni della materia in suddivisioni, e rendo chiara il ware esotico mentre deflagra dentro le mie vene psichiche.
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30 ottobre 2012 alle 12:47 · Filed under Connettivismo, Empatia, Energia, Experimental, Surrealtà and tagged: Luce oscura, Nulla senziente, Olosensorialità, Ridefinizioni alternative, SCO
Differenze semantiche divengono somatiche, il processo di identificazione rileva assimilazioni olistiche, il punto di rigine più prossimo al Nulla senziente è teorizzato, visibile dalle onde della tempesta neurale.
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30 ottobre 2012 alle 10:25 · Filed under Accadimenti, Cerebralità, Letteratura, NeXT-Con, SF and tagged: Cinema, Giovanni De Matteo, Ridefinizioni alternative
Anche Giovanni “X” De Matteo fa una disamina della NeXT-Fest appena conclusasi, e lo fa ponendo l’accento su eventi relativi all’ultimo panel del programma, quello sul cinema, che ha avuto risvolti vivaci . La riflessione è in tre puntate e qui e qui potrete leggere le prime due, il resto domani.
La fantascienza letteraria presenta una serie di caratteristiche che la differenziano dalla sua omologa cinematografica. Di fatto, pure se i due media – la letteratura e il cinema – si scambiano linfa a vicenda, in una trasfusione continua di idee e soluzioni estetiche (come dimostra il caso emblematico del cyberpunk), a mio modo di vedere i due ambiti conservano peculiarità tanto marcate da preservarne la distanza.
Un’opera cinematografica di fantascienza (meno una serie televisiva, che ha a disposizione uno spazio mediamente più lungo per sviluppare il contesto in cui agiscono i personaggi) risente della necessità di esaltare le proprie caratteristiche di immediatezza: ne va della sua fruizione, e quindi del raggiungimento delle grandi masse, e di conseguenza del ritorno economico dei suoi finanziatori, che sono prima di tutto investitori. Un’opera letteraria di fantascienza, in fase di gestazione, risente di molti meno vincoli creativi. Innanzitutto, non ci sono quasi mai tutte le diverse istante rispondenti ai diversi membri della produzione da coniugare tra loro. Lo scrittore è solo. Può permettersi una maggiore libertà e parte di questa libertà si traduce nella possibilità di far riferimento a un immaginario consolidato. Ogni romanzo o racconto di fantascienza assume una valenza “amplificata” dal rapporto dialettico con il background del genere, costituito da tutte le opere e i filoni letterari che l’hanno preceduta.
Per la fantascienza letteraria questa forma di retroazione, questo feedback ininterrotto con la storia del genere, è un requisito fondamentale: essendo il fantastico l’unico genere per il quale il lettore non ha un contesto pronto e già noto in cui orientarsi, ma deve invece fare i conti con il worldbuilding operato dall’autore, condividere con quest’ultimo dei riferimenti minimi (concordare per esempio su espedienti narrativi che non trovano un riscontro univoco nella realtà, come possono essere un viaggio nel tempo, una storia alternativa, un’astronave interstellare, oppure – per dire – un infundibulo cronosinclastico) è imprescindibile per la buona riuscita dell’opera.
Al contrario, il cinema può concedersi una maggiore autonomia dalla storia del genere. Tino Franco faceva giustamente notare che il cinema lavora su canali diversi da un libro. Mi permetto di aggiungere che questi canali sono anche più numerosi rispetto alla narrativa, dove l’unico canale è dato dalla “connessione empatica” che l’autore riesce a instaurare con il lettore, ovvero la capacità di sospensione dell’incredulità che il primo riesce a negoziare con il secondo per raccontargli la propria storia mediata da un foglio di carta (di cellulosa o elettroni). Il cinema può giocare sulla visione e sull’ascolto, canali molto più immediati rispetto alla (non tanto) semplice elaborazione del testo che è richiesta dalla letteratura, che richiede al “fruitore” molta più pazienza, attenzione, partecipazione attiva nel processamento dei significati.
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30 ottobre 2012 alle 04:01 · Filed under Oscurità, Segnalazioni and tagged: Lex Aurea, Luce oscura, Marco Moretti, Nefandum psichico, Ridefinizioni alternative
È uscito in formato PDF LexAurea n° 44. La testata è una “Libera Rivista di Formazione Esoterica” e ha al suo interno un articolo di Marco “Antares666” Moretti intitolato La lingua dei Longobardi.
All’interno del numero esistono articoli conservatori, è doveroso dirlo, del resto l’argomento esoterico può portare a un certo conservatorismo di base, tuttavia gli argomenti sono interessanti e il mio consiglio è comunque quello di leggere gli interventi. Il numero 44 è scaricabile cliccando qui.
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