HyperHouse
NeXT Hyper ObscureArchivio per gennaio 14, 2014
Ancorati
Ho conosciuto la completa distorsione del suono interiore, e ho compreso come questo possa essere infido e stellare, da lasciare lo spazio per la tua postumanità ridotta al minimo, alle conversazioni insulse legate al concetto di terra.
Kipple.it: L’esperienza religiosa di Philip K. Dick in un fumetto
Sul blog Kipple un bel post che ha come soggetto Philip K. Dick e la sua esperienza mistico-religiosa.
Nel 1974, Philip K. Dick ebbe delle esperienze mistiche molto intense, che descrisse in dettaglio nei suoi diari recentemente pubblicati nel volume The Exegesis of Philip K. Dick. Alcuni hanno attribuito le esperienze mistiche dell’autore californiano a degli squilibri psico-emotivi, forse alimentati dall’uso di droghe come l’LSD; altri credono che Dick – così come altri artisti, filosofi e mistici in epoche passate – abbia davvero avuto un insight nella natura più profonda della realtà. È difficile stabilire quale sia la verità, ma in ogni modo le esperienze trascendentali di Dick rimangono alquanto affascinanti.
Sono stati realizzati dei fumetti che hanno come scenario proprio le percezioni mistiche di Dick, ed è proprio di questo che ci parla Roberto Bommarito sul post in questione. Sentire la realtà che scivola via, come una slide non vista…
Olaf Hochherz – Rooms To Carry Books Through | Neural
[Letto su Neural.it]
Praticamente uno specialista Olaf Hochherz, tra CDR e minialbum, divisi tra il 2007 e il 2013, navigando tra etichette molto underground quali Desetxea, Naivsuper e Kwanyin. Adesso è su 1000füssler con un CDR 3″ di sole 50 copie, registrato e mixato interamente a Berlino con un set-up molto experimental, supportato da dieci altoparlanti commutabili, usati per distribuire i suoni nella stanza, luogo deputato per l’azione. Le iterazioni sonore sono date dalla combinazione di microfoni a contatto e altoparlanti piezoelettrici posti all’interno di un libro. Il libro allo stesso tempo fa da filtro e strumento di risonanza modulando senza troppi fronzoli e passaggi il feedback degli elementi in gioco. Premendo sulla parte superiore del libro le condizioni del flusso sonoro vengono modificate, riportando nelle intenzioni del performer – se abbiamo inteso correttamente il suo approccio – l’elettronica a una astrazione molto fisica. Questa maniera di suonare non contempera il particolare controllo d’un apparato tecnico, focalizzandosi invece sui campi associativi creati in tempo reale nel flusso sonoro. La congiunzione d’instabilità delle connessioni – fisiche e teoriche – e la capacità associativa delle sonorità agitate spesso rende l’andamento lacunoso, sempre tuttavia seducente e lunatico, impregnato di un lo-fi piuttosto granuloso e abrasivo. Rooms To Carry Books Trough enfatizza il rapporto fra ambiente circostante e strumenti, evolvendo suoni astratti e combutte elettriche stranianti: operatività alquanto instabile e liminare nel dar vita ad un flusso ma comunque intima nell’azione, assai viva e intrisa di potenziali relazioni.
magnifica decadenza: Storm #2 Shelter is Shelter 2013 Photography,…
Ancora un lavoro di Luca Cervini: un’installazione di fogli cartacei su sfondo nuvole cotone, per simulare delle costruzioni, un arredo degradato urbano così comune eppure, così stimolante. Sul suo blog.
EYEsect, Reality From A Feet Perspective | Neural
[Letto su Neural.it]
Il dispositivo EYEsect è costituito da un casco oblungo e amorfo, rivestito di vernice a specchio. Indossandolo si può sperimentare una visione diversa da quella a cui siamo abituati, che è quella binoculare e stereoscopica. Infatti tramite delle videocamere “mobili” posizionate su bracci allungabili collegati al casco è possibile scegliere un nuovo punto da cui far guardare ogni “occhio”, per esempio un piede, un orecchio o dietro la schiena. La realtà così registrata viene trasmessa all’occhio (vero) corrispondente all’interno del casco. Qui, tramite un sistema integrato di trasmissione di file video, le immagini vengono recepite secondo il sistema di vista umano, creando “impossibili” percezioni della realtà. L’uso del casco assimila questo lavoro ad altre opere simili orientate ad esperimenti percettivi live sulla realtà. Ad esempio Hyper(reality) di Maxence Parance: qui il casco poligonale e giallo permette di visualizzare la realtà circostante riproducendola esattamente in 3D permettendo di interagire con essa tramite un guanto sensore, creando così un circuito che si autogenera all’infinito. Nell’opera The Decelerator l’artista Lorenz Potthast permette invece una visione della realtà con tempi diversi dal suo manifestarsi, rallentandola o accelerandola in tempo reale. EYEsect non è niente di tutto ciò. Quello che gli artisti Sebastian Piatza, Christian Zöllner e Julian Adenauer sembrano voler costruire non è una rappresentazione astratta né una distorsione temporale della realtà. Piuttosto questo lavoro è una possibile risposta alla domanda: “Come NON si vede?”. Il processo di realizzazione dell’opera infatti nasce da uno studio attento sui meccanismi visivi e percettivi di altre specie animali, con il fine di crearne uno completamente nuovo e “customizzato” sull’utente finale. Per questo le componenti interne sono per lo più modellate e realizzate singolarmente con una stampante 3D. IL casco è invece frutto di uno studio ergonomico ad hoc sulla testa di uno degli artisti, primo fruitore dell’intero sistema. Il design del casco e la scelta dello specchio come superficie di rivestimento (che impedisce di vedere le espressioni dell’utilizzatore all’interno) sembra enfatizzare una concezione personalistica della percezione visiva in una prospettiva che sembra essere quella di una “vista” anti-WYSIWYG: il “What You Get” NON è il “What You See”.