HyperHouse
NeXT Hyper ObscureArchivio per luglio, 2014
Ridondare
Ricordo i memi espansi di pura senzienza, ne disperdo ogni traccia nei continuum adiacenti, un ridondare di energia plastica ed estetica…
Inerzia quantica
Sembra soltanto un urlo, è la conflagrazione delle derive sinaptiche applicate all’inerzia.
Calore frattale
Raccolgo i miei disturbi e ne conseguo i limiti, lasciati lì a essiccare al calore frattale.
Hypnos: Rivista di letteratura weird e fantastica. Numero 3. Primavera 2014 | Ver Sacrum
La recensione alla rivista Hypnos, su Versacrum. Il numero 3. Viene l’acquolina in bocca. Per la serie, il Fantastico non muore mai.
Nuovo numero per Hypnos, la rivista italiana consacrata al fantastico e al “weird”. Il nome “forte” di questo
fascicolo è quello del grande Fritz Leiber, uno dei giganti del fantastico del XX secolo, l’unico forse che è riuscito a proseguire e riammodernare la tradizione del fantastico delirante di H.P.Lovecraft, di cui peraltro è stato un discepolo. Lo scrittore americano è stato una colonna di tutti sottogeneri del fantastico come l’horror, la fantascienza e il fantasy. Qui vengono presentati 2 racconti inediti in Italia (“Il fonditore di bottoni” e “Dormi ancora, Biancaneve”), In particolare il primo è straordinario: si tratta di una riflessione “filosofica” e cosmica sul bisogno e sulla ricerca costante dell’essere umano dello sconosciuto (“In Search of the Unknown” appunto come è intitolato l’editoriale di Andrea Vaccaro). L’altro racconto ha invece una convincente atmosfera sessualmente perversa e necrofila: in ogni caso un’altra grande prova di talento. Il profilo di Fritz Leiber viene poi completato da un competente saggio di Davide Mana e da un’interessante articolo di Andrea Vaccaro che esplora gli aspetti bibliografici della sua opera. Anche il resto dei contenuti si rivela, come di consueto, stimolante: Andrea Bonazzi ci introduce, dopo Laird Barronn, alla scoperta di un altro scrittore americano dell’horror contemporaneo – anche lui sconosciuto purtroppo in Italia- ovvero John Langan. Di Langan viene pubblicato “Technicolor”, una storia scritta in uno stile originale, sorta di omaggio a Edgar Allan Poe e al suo “La maschera della morte rossa” che non mancherà di sorprendere. Franco Piccinini ci parla di Washington Irving, altro nome importante del fantastico americano di cui viene presentato un piccolo classico come “Il diavolo e Tom Walker”. Spazio poi al Premio Hypnos, vinto all’unanimità da Moreno Pavanello. C’è da dire in effetti che “Il suo sguardo” è un racconto con una vena apocalittica che non lascia indifferenti. Gino Andrea Carosini questa volta esplora l’universo fantastico di Jack Finney sceneggiando a fumetti una sua storia. Spazio infine a “Weird New World”, la consueta rubrica sulle novità editoriali “weird” in lingua inglese curata da Andrea Bonazzi. Come di consueto i contenuti grafici – la suggestiva copertina è di Ivo Torello – sono raffinati e in linea con le ambientazioni oscure evocate dai racconti. La rivista si può acquistare direttamente nel negozio online di Hypnos o sul Delosstore o su Ibs .
Il Grande Avvilente: Anatoliy Volkov Commissario Politico – 5
Un blog di letture, di razza: quello di Alessandro Forlani. Leggete i suoi flussi letterati, imperdibile appuntamento; questo, per esempio…
5.Plotnikov e Medvedev si svegliarono obnubilati, lo invocarono farfugliando da…… da dove, diocristo?!Le loro voci gli si smorzarono e spensero nell’abisso ovattato dello sguardo dell’essere: non c’erano il soffitto, le pareti con i tubi, le cisterne degli alieni che gocciolavano formaldeide; non c’era, quell’abominio pinnato, che era consapevole lo guardasse dal vetro: c’era solo una coltre. Anatoliy sentì il gelo scorticargli la pelle, … se ancora avessi un corpo… e la pelle; il dolore, la scossa elettrica, gli irrigidì gambe e braccia; lo schiacciò al pavimento.Ma non c’erano il pavimento né si sentiva le estremità.Soffrì il corso di ogni singolo istante di un milione di anni, ohgggesù; d’un milione di anni, sentì il senno liquefarsi, soffocarlo, tracimargli la gola; lo strozzò l’impressione e l’olezzo di vomito.Ma non aveva le viscere e la gola.
Il senso della Corrente
Muovo ogni distanza sulle assenze conclamate, redigo i passi come se fossero istantanee di altri continuum appena intraviste, appena delineate. Andare avanti col senso della Corrente…
Contesto distopico
Trovi il controllo dirottato su coordinate leggermente spostate dalle mie, pochi gradi sessagesimali che estrapolano il contesto distopico del nulla.
Volontà
Le tue sensazioni si riflettono sulla natura del continuum, piegandolo a ogni continuo flettersi della volontà.
Per sempre persi
Per sempre persi, nell’ordine dimensionale caotico, a cercare la relazione quantistica da collassare…
Yoshio Machida – Music From The Synthi | Neural
[Letto su Neural.it]
La premessa è sibillina: immaginare che una macchina per produrre suoni sintetici possa rifiutare la sua età. Il Synthi AKS era un sintetizzatore analogico portatile prodotto nel 1972 dalla Electronic Music Studios, famoso per il funzionamento a spinotti del suo sequencer, mentre il resto dei componenti aveva un impianto costruttivo simile a quello del VCS3, con tre oscillatori VCO ed un unico sistema di patch. Si trattava in pratica di uno dei primi sintetizzatori analogici di piccole dimensioni, ideato al fine di renderlo facilmente trasportatile, leggendario proprio per la sua estrema flessibilità, se si tiene conto soprattutto che in quel periodo i keyboard synth – in stile Moog – non erano ancora apparsi sul mercato. Il Synthi – insomma – era una specie di Max/MSP analogico, una macchina per musica generativa che venne molto utilizzata da artisti come Brian Eno, Robert Fripp e Phil Manzanera ma anche da Jean Michel Jarre e dai Pink Floyd, solo per citarne alcuni. Dice lo stesso Yoshio Machida a proposito di questo album: “ho semplicemente registrato i pattern ripetuti e mixato 3-5 modelli per pezzo, senza alcuna modifica o effetti”, l’intento è stato quello di registrare ricche e oscure improvvisazioni così come scaturivano dal Synthi, “ogni modulazione, riverbero, effetti come delay e i suoni glitchy sono tutti prodotti all’interno del Synthi”. Sono 13 i brani realizzati da Machida per questa uscita su Baskaru e risuonano tutti splendidamente, andando ben oltre – a nostro avviso – la semplice enumerazione di opzioni tecniche, che viene felicemente driblata dall’approccio improvvisativo del nipponico, artista che tiene alla rigorosità “concettuale” del progetto ma si lascia trasportare anche dalla malia di una sperimentazione decisamente eclettica e “gioiosa”.