Altra recensione che riguarda Giovanni “Kosmos” Agnoloni, stavolta per quanto riguarda il suo primo romanza, Sentieri di notte. La rece è uscita sul blog di Giorgio Galli, e preferisco riportare uno stralcio di Giorgio, che descrive assai efficacemente lo scritto di Kosmos:
L’opera di Agnoloni s’inscrive nel Connettivismo, l’unica avanguardia partorita dalla letteratura italiana in questi anni. Io non sono un esperto del Connettivismo, e rimando chi mi legge al manifesto del movimento e ai blog dei suoi autori. La mia è necessariamente una lettura “dal di fuori”. Ma ciò che mi preme dimostrare è che non ci troviamo di fronte a “un libro di fantascienza”, sia pure di una fantascienza ispirata alla migliore tradizione, quella dei Dick e degli Stanisław Lem. Il “perturbante”, nel mondo di Agnoloni, risale alla sua fonte originaria: a quel Theodor Amadeus Hoffmann che ha attraversato la letteratura ottocentesca come un incubo dietro la porta (perché è sempre da dentro la letteratura che si muovevano le visioni di Hoffmann: i suoi racconti iniziano spesso con un libro che parla d’epoche passate, e che improvvisamente prende vita).
Sentieri di notte è un romanzo post-futurista che guarda il futurismo come in un negativo, di cui il positivo è diventato invisibile. Il Connettivismo, così come lo vedo io, è un collettore di letteratura che entra in funzione dopo che la letteratura è già finita. Certo, si può apprezzare il romanzo di Agnoloni anche senza pensare al Connettivismo, un po’ come, secondo Paolo Nori, si può leggere Chlebnikov fregandosene della lingua transmentale. Il lettore ingenuo vedrà nella misteriosa nebbia bianca qualcosa tipo il Nulla di Ende, o leggerà il romanzo come una bella storia alla Blade Runner. E perché no? E’ un livello di lettura possibile. Si può leggere Sentieri di notte come una storia avvincente oppure come un testo problematico. Agnoloni invita alla lettura problematica con un espediente strutturale sottile, di marca conradiana: quasi tutto il romanzo è frutto dei monologhi dei suoi protagonisti, sì che la storia alla fine “la si ricompone” dall’incrociarsi dei punti di vista, lasciando tuttavia ampie zone d’ambiguo e non chiarito. Si chiariranno strada facendo, negli altri romanzi che, insieme a questo, andranno a costituire il ciclo “della fine di Internet”? Non lo sappiamo: dello spin-off Partita di anime parleremo a breve, e quel che conosciamo del terzo romanzo, del vero seguito di Sentieri di notte, fa supporre che l’autore si stia sempre più addentrando nell’esplorazione dell’ ”ombra” e del perturbante, del lato più crepuscolare e doloroso della propria ispirazione.
L’ha ribloggato su The Connective World.
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