Bellissimo racconto weird, scritto da Daniele Modica, apparso sulle seminali pagine del Club G.Ho.S.T che, lo ricordo, più di dieci anni fa fu il terreno fertile che permise l’aggregazione primeva del Connettivismo. Un grazie sonante a Massimo Ferrara, animatore instancabile e inossidabile del Club, unito ai complimenti per questa nuova pubblicazione. L’incipit:
Zia Tea fu trovata riversa sul pavimento nel corridoio della nuova casa dove si era trasferita recentemente con il marito e i due figli piccoli. Secondo il medico legale il decesso era avvenuto nella notte tra il 22 e il 23 gennaio 2001, all’incirca verso le due di notte. Due ore e mezza dopo che avevo lasciato la casa. Stando al referto medico la morte era stata causata da emorragia interna provocata da sette colpi inflitti all’addome della vittima poche ore prima. Il ventre e le braccia della zia erano piene di tumefazioni, alcune vecchie di giorni, altre più recenti. I giornali trovarono in zio Sandro il colpevole ancora prima degli inquirenti. Avrebbe picchiato la zia procurandole diversi danni agli organi interni. Ma io so che non è vero, e lo so perché quella sera ero là. Fu l’ultima volta che vidi la zia. Sarebbe dovuta essere una normale visita, noiosa e prevedibile come tutte le altre. Invece lasciai l’appartamento sconvolto, il volto sudato e i polmoni desiderosi dell’aria gelata di quella notte di neve. Ma questo viene dopo.Nelle ultime ore del pomeriggio del 22 gennaio 2001 sono ancora del tutto inconsapevole di quello che avrei visto e sentito. Ci sono io alla fermata dell’autobus nel fragoroso luccichio della periferia, diretto a casa di zia Tea per vedere lei, i bambini e zio Sandro, che è come un cucciolo fedele che scodinzola e mi fa le feste ogni volta che mi vede.
Continua qui.
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