HyperHouse
NeXT Hyper ObscureArchivio per ottobre 13, 2015
NHK – Program | Neural
[Letto su Neural.it]
NHK è un progetto collaborativo avviato nel 2006 da Kouhei Matsunaga e Toshio Munehiro, entrambi artisti giapponesi che vivono e lavorano a Osaka. Kouhei Matsunaga – che sta operando sotto molti pseudonimi diversi come NHK’Koyxen, NHKyx, Internet Magic and Koyxen – insieme a fm™, questo il moniker del suo collega, hanno iniziato facendo una dub techno sperimentale piuttosto dura e guidata, agitando sequenze ipnotiche e ripetitive. Interazioni e ritmiche emergenze auditive, minimali ma più rotte, fanno adesso capolino fra i solchi in maniere ancora più astratte, contemporanee e rarefatte. È quella che si potrebbe definire “la concettualizzazione d’un suono”, articolazioni venute prima in ambiti stilistici più definiti e debordanti adesso di un approccio ancora più sintetico, artificiale e macchinico. Post-post-techno-machine sound – insomma – rigorosamente innervato da suggestioni click’n’cuts, glitches, ticchettii, frequenze e rumori taglienti come rasoi. La ricetta non sarà certo nuovissima ma la cucina è perfetta, frammista di paesaggi sonori che scorrono come battiti cardiaci, siderali fruscii, colpi sordi, scampanellii oppure ellittiche vibrazioni atonali. Ronzii elettronici e stridenti sovrapposizioni digitali, il tutto rimodulato in guisa di ritmi e intrecci tortuosi, con medesima attitudine che potrebbe derivare da suoni trovati e poi rimodellati digitalmente. Richard Chartier, i collaboratori e gli aficinados della LINE – l’etichetta di Los Angeles vanta una forte inclinazione verso le arti visive e multimediali – possono essere fieri di questa uscita, una produzione impeccabilmente congegnata e coinvolgente, scarna ma non punitiva, assai coerente e variegata nel continuum delle nove differenti tracce.
Server remoto
Il flusso si attiene alle regole sinaptiche del Nulla senziente, poi trova la via alla perfezione trascendentale e diviene estensioni senza nome, impercettibili vibrazioni quantiche di un server remoto.
Novice Art Blogger, machines interpreting art | Neural
[Letto su Neural.it]
Oggi è in costante crescita una certa platea per il “macchinico”, alimentata da progetti che interpretano i dati e li utilizzano per “dare nutrimento” ad altri sistemi (come ad esempio Google Books che è fonte preziosa di sostentamento per i servizi online di Google Corpus). “Novice Art Blogger” di Matthew Plummer Fernandez abbraccia questa scena, rinvigorendo una tradizione per la creazione di arte interpretata da macchine. In questo lavoro – infatti – le immagini e i meta-dati sono estratti dall’archivio online di arte astratta della Tate Britain, nel tentativo d’identificare specifici contenuti, producendo automaticamente i relativi post su un blog e utilizzando queste analisi per trovare altre immagini “simili”. Tecnicamente costruito intorno a un algoritmo di “apprendimento profondo” e un account Tumblr, questo procedimento dà vita ad analisi visive plausibili. Anche se il linguaggio utilizzato è relativamente semplice e gli elementi astratti ricorrenti, l’alea interpretativa – infine – gioca un ruolo decisivo nell’immaginario del lettore. Alzando la posta, sarebbe ancora più affascinante alimentare nuovamente i post tramite analisi testuali del software, alla ricerca di nuovi accidentali modelli.
Crasi
Le moltitudine espanse di coabitazione si rispecchiano terribili sul pack informativo, determinando la crasi della comunicazione.
Asmus Tietchens – Fahl | Neural
[Letto su Neural.it]
Sono tre le digitali composizioni incluse nel progetto, di lunghezza compresa fra i sei e i sette minuti, frutto d’un riciclo estenuante – “non remix” tiene a specificare Asmus Tietchens – con alla base l’idea d’una specifica domanda: “perché mettere enfasi ancora sulla creazione di musica originale” se “i nostri recenti strumenti digitali e analogici ci permettono di ricavare quasi ogni evento sonoro”? La teoria però è una cosa e la realtà invece nasconde sempre inaspettate sorprese che hanno principalmente a che fare con la capacità dell’ascoltatore di modificare la propria percezione. Comprendere una qualsiasi concatenazione auditiva – allora – è fondamentalmente una questione di orecchio, significa essere pronti ad un ascolto attivo, frutto della ricalibrazione dei nostri apparati sensoriali. Le sonorità sideree di Tietchens arrivano in una lenta progressione, ariosa e dai molti caratteri, sono agite in alcuni momenti più liquide, in altri granularmente, puntiformi o space-indotte. Alla Farmacia901, l’head honcho Fabio Perletta sarà sicuramente fiero d’ospitare un simile progetto, impeccabile sia per strutture compositive che per qualità vibrazionale, molto coinvolgente ed emotivo, ben calibrato nella successione delle sequenze, astratto ma sempre godibilissimo. Non mancano eventi ed evoluzioni più aspre o anche cupe, piccole variazioni di volume e diradate assenze, così come consonanze armoniche più complesse e risonanti. Il primo dei brani in scaletta è un crescendo lievissimo, intimo e molecolare, che quasi suggerisce l’idea di paesaggi inospitali, seguito da implementazioni ancora più sorde e penetranti, fitte di droni in cascata ed emergenze aurali più sottili e puntiformi, prima di chiudere con ancora più intricate e splendide astrazioni.