Estrazioni di angosce predeterminate, nel fondo di un cadente estromesso fatto essenziale. Poi, la saga continua a estendersi nel fugace movimento estetico, che nasconde i complessi movimenti interiori.
Post dettagliato sullo stato attuale del Transumanesimo, a opera di Roberto Guerra. Quando i sogni si infrangono? Mi piacerebbe coinvolgere i diretti interessati in un piccolo dibattito, verificare se il sogno della crescita antropologica può essere ravvivato o se è ancora in corsa; per quanto mi riguarda, la tensione verso l’aumento delle potenzialità umane sono sempre affascinati e in cima ai miei desideri.
Il Transumanesimo italiano, storicamente – ovvio – rilevante – ha fatto il suo tempo. La rivoluzione annunciata e sempre proclamata, quasi come Matteo Renzi, alla fine genera sempre topolini. Non ci è più possibile tacere lo stato delle cose attuale. Attività offline come Rete praticamente inesistente o debole, sempre effimera. Restano iniziative personali di rilievo, conferenze, libri editoriali, manifesti laterali, certa divulgazione mediatica costante ma frutto non della Rete ma di singoli soggetti e poi alla fine mai ottimizzata perché la Rete nei fatti non esiste quasi più. Ridotta al chattismo su Facebook, con anche migliaia di iscritti che spesso manco conoscono la pubblicistica finora prodotta e neppure la storia del cosiddetto Transumanesimo e i suoi anche promotori storici internazionali, anche grandi scienziati ecc. Il discorso riguarda in Italia entrambe le associazioni ufficiali, sia l’AIT che il il Network + transumanisti. Di più, queste ultime continuano a non dialogare, appena minime sinergie una tantum, continuando nella guerra fredda in atto da alcuni anni, dovuta essenzialemente a visioni storico-culturali obsolete degli uni e a arroccamenti elitari degli altri. Ecco qua la chiave che in fondo spiega la fine del transumanesimo storico italiano: troppi credono il Transumanesimo una novità ex novo del/dal 2000 più o meno. Una tecnoballa, il Transumanesimo e anche all’estero sia ben chiaro è soltanto un sigla dell’attuale futurologia o futurismo (come l’intendono all’estero anche consapevoli della lunga matrice del futurismo italiano…) scientifico, ulteriormente quest’ultima una scienza sociale che ha una lunga storia e che – come accennato – deriva anche storicamente da ulteriori matrici.
Post di Giovanni De Matteo, seminale e come sempre molto attento alle implicazioni sollevate, quello in cui il buon X tratta de L’impatto legale dell’intelligenza artificiale. Il tema è tutt’altro che remoto nel tempo, il futuro è qui e ci sta bussando alle porte della nostra percezione. Un estratto della riflessione:
Parlando di intelligenza artificiale spesso si prendono in considerazione le conseguenze che la sua introduzione/applicazione comporterebbe per il progresso tecnologico e, in una spirale analoga agli effetti descritti nella legge dei ritorni accelerati, il ragionamento finisce per avvitarsi su se stesso: sarebbero così vaste e profonde, dopotutto, le conseguenze del cambiamento, che tutto lo spazio a disposizione del dibattito o del singolo commento finisce per essere assorbito dall’effetto delle IA sulla scienza e sulla tecnologia. Al più, come dicevamo proprio nei giorni scorsi, la preoccupazione può essere catalizzata, in base ai timori e agli interessi dei soggetti chiamati a esprimersi sul tema, dall’impatto sul nostro stile di vita, con particolare attenzione per le cosiddette ricadute occupazionali di un’ipotetica Singolarità Tecnologica.
Ma in realtà, come anche ci è capitato di sostenere in più di un’occasione, non ci sarebbe probabilmente un solo campo umano d’azione o di studio immune agli effetti della transizione. E in virtù della loro estensione, impatti significativi si avrebbero quindi anche sulle cosiddette soft science: studi sociali, psicologia, storia, diritto.
Proprio sull’influenza che avrebbe l’adozione dell’intelligenza artificiale per gli studi legali si concentra questo illuminante articolo di Aviva Rutkin per New Scientist, uno dei pezzi più interessanti in cui mi sia capitato di imbattermi nell’ultima settimana. Le risorse di una IA potrebbero comportare indiscutibili benefici nell’esecuzione di compiti particolarmente adatti all’automatizzazione, come la ricerca di riferimenti, il reperimento di documentazione, o la stesura e verifica di contratti standardizzati, producendo come risultato una maggiore efficienza. Certo, resterebbero aree più difficili da “infiltrare”, e la negoziazione sarebbe tra queste. Ma ci sarebbero anche nuovi dilemmi con cui fare i conti: per esempio, elaborando enormi quantità di dati una IA potrebbe individuare tendenze e precedenti, pronosticando l’esito di un giudizio in base alle performance trascorse di avvocati e giudici coinvolti. E questo potrebbe rallentare l’evoluzione del diritto, dal momento che gli studi legali potrebbero essere scoraggiati dal farsi carico di cause potenzialmente in grado di fare giurisprudenza, ma proprio per questo maggiormente esposte al rischio dell’insuccesso.
Le sfumature cupe e animiste, voodoo, si mischiano al nuovo per presentare ciò che deve essere assimilato. Guardate il video, leggete il testo, fatevi rapire dall’ipnosi…
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"Scrivete quel che volete scrivere, questo è ciò che conta; e se conti per secoli o per ore, nessuno può dirlo." Faccio mio l'insegnamento di Virginia Woolf rifugiandomi in una "stanza", un posto intimo dove dar libero sfogo - attraverso la scrittura - alle mie suggestioni culturali, riflessioni e libere associazioni.
“Siamo l’esperimento di controllo, il pianeta cui nessuno si è interessato, il luogo dove nessuno è mai intervenuto. Un mondo di calibratura decaduto. (…) La Terra è un argomento di lezione per gli apprendisti dei.” Carl Sagan