HyperHouse
NeXT Hyper ObscureArchivio per luglio 4, 2016
IO SONO JEFF BUCKLEY | VERDE RIVISTA
Su VerdeRivista un bel racconto stile NeXT-Stream (ovvero il reale contaminato dal Connettivismo) scritto da Vinicio Motta. Un estratto:
Il mio smartphone inizia a squillare.
Mi volto. Il telefono è sul tavolo. Lo guardo. Sul display: Merri Cyr. Accetto la chiamata.
«Cosa vuoi?»
«Ho una proposta da farti»
«Sono tutt’orecchi».
«Io e un mio amico stiamo lavorando a un articolo per il prossimo Rolling Stone. Parlerà del ritorno di Jeff. Conterrà anche delle interviste. Una delle quali vorremmo farla a te».
Merri Cyr, fotografa ufficiale di Jeff Buckley. Ho il suo numero di telefono perché un paio di anni fa la contattai chiedendole se fosse interessata a fotografarmi durante i miei tour. Rifiutò.
«Volentieri» dico. Pubblicità gratuita. Dio mi ama ancora.Sono le undici del mattino e la giornata è calda e soleggiata.
Io e la mia ragazza Blondie chiacchieriamo seduti a uno dei tavolini esterni dello Strawberry Street, il mio bar preferito. Io sorseggio un frappè al ribes. Blondie, invece, mentre si guarda intorno trasognata, un caffè d’orzo.
«Come stai?»
«Una favola, tesoro! Mi sento meravigliosamente confusa e vuota, stamattina».
Blondie è ossessionata dalla bambolina di plastica Barbie. Da nove mesi ricorre a chirurgia plastica e ipnoterapia per diventare sexy e decerebrata proprio come il giocattolo-icona della Mattel.
«Scopiamo?», mi chiede.
La prendo per mano, ci alziamo e ci chiudiamo a chiave nel bagno del bar.
Rubizza in volto, Blondie mi slaccia i pantaloni, si inginocchia e comincia a succhiarmi con foga il cazzo già duro.
Le sborro in bocca.
«Ti amo» le dico.
«Vado a pagare il conto, offro io».
Facciamo shopping in centro e poi ci dividiamo. Blondie ha un impegno di lavoro.
B.U.D. | FantasyMagazine
A pochi giorni dalla morte, una raccolta di racconti brevi dedicati a Bud Spencer, ambientati perlopiù in un contesto SF e comunque Fantastico. Su FantasyMagazine.
I diavoli della Zisa | FantasyMagazine
Su FantasyMagazine un racconto UrbanFantasy di Emanuele “Manex” Manco, direttore della testata: I diavoli della Zisa. Buona lettura a tutti, perché vi troverete invischiati nella trama reticolata di un luogo arredato di urbanizzazioni. Un estratto:
Un altro diavolo sul dipinto sembrò agitarsi.
Anche Raffaele guardò verso la volta. Le figure dipinte erano immobili. Alcune erano più piccole delle altre. Sembravano danzare. Difficile contarle. Tredici, quattordici? Un battito di ciglia e gli sembrò che uno dei diavoli fosse sparito. No, era lì dietro. Ma che minchia…! Meglio tornare a contare i soldi.
— Finisti? Non mi piace stare duoco. Chi lario posto.
— Tano, calmati, ca finisco ri cuntare a munita.
— Novecentonovantamiladuecentottandue dollari. Ti sbagghiasti.
— Ma chi dici, Raffaè, sicuro? Ci fici attenzione!
— Ti dico ca’ sbagghiasti!
Tano e Raffaele incrociarono gli sguardi.
Fu Raffaele a rompere l’imbarazzato silenzio.
— Cuntali di nuovo s’un ti fidi.
— Cuntamoli tutt’e due ca è megghio.
E lentamente si misero a contare il denaro, estraendo le mazzette dalla borsa e ammonticchiandole a lato.
Un soffio di vento li distrasse. Tano afferrò al volo alcune banconote senza fascetta, prima che volassero fuori.
— Ma che schifiu ri currente. Raffaè, cuntamoli da un’avutra banna.
La corrente sbarrò la porta davanti a loro.
Un forte rumore di lamiere provenne dalla stanza accanto.
— Ma chi minchia…!
Raffaele si alzò, interrompendo il conteggio.
Appoggiò la mano alla porta: faceva resistenza all’apertura.
— Chi cumbinasti, Tano?
— Io? A curriente fu! Gràpemo, va!
— Allestemuni. Finiemo ri cuntare prima!
Raffaele estrasse la pistola e la puntò verso Tano.
— Esagerato! Stai buono. Cuntamo, va.
Ricominciarono l’operazione. Con più velocità.
— Novecentoottantamilatrecentocinquantasette dollari.
— Ma chi camurria! U sai soccu ti dico, Raffaè: portamo i piccioli a ’u curtu e chi sinni futti.
— Si tu ca vu futtere a mia, Tano.
Estrassero la pistola in contemporanea, ma non spararono.
Questo libro non esiste di Marilù Oliva | ThrillerMagazine
Quando studi il cielo, quando ti tuffi nel cielo, intendo, capisci che non ha più senso consumarsi nel nostro sbalordimento, perché un giorno trapasseremo. Non conta la vita o la morte, in quella dimensione spaziale impiallacciata di vuoti e di spilli sfavillanti, di nebulose, di scie di gas, di spirali rosee che ruotano come trottole. Il pensiero che scompariremo lascia il posto alla contemplazione e a una cocente visione dove tutto risplende nella propria evidenza, senza scomodare divinità, senza appellarsi a ulteriori indagini o anatemi, tutto è lì, terribilmente lontano eppure dentro ai nostri occhi, quindi, in un certo senso, siamo anche noi: corpi celesti ormai scomparsi che però continuiamo a vedere attraverso i riflessi. Ultraspazi, galassie procaci, novae, protostelle e un buio, quello pesto, di cui sappiamo davvero ben poco.
Questo è l’estratto di Questo libro non esiste, romanzo di Marilù Oliva segnalato da ThrillerMagazine. Interessante, decisivo passo, che mostra il fondamentale aspetto inumano della nostra vita, il concetto contro cui il nostro antropocentrismo si sfalda addosso ai graniti del cosmo siderale. Già questo mi fa piacere il romanzo di Marilù, in modo viscerale.