Archivio per luglio 5, 2016
5 luglio 2016 alle 22:20 · Filed under News, Tecnologia and tagged: Apocalittico, Interrogazioni sul reale, Ridefinizioni alternative, Rovine
[Letto su Neural.it]
Similmente alle vicissitudini del terrorismo e dei grandi complotti internazionali, anche i disastri – soprattutto quelli nucleari come Chernobyl e Fukushima – sono accadimenti che attivano una sorta di memoria collettiva, d’inconscio planetario, che creano nuove narrazioni e sentimenti, spesso contrastanti, che coinvolgono l’intera scala d’emozioni che va dall’accettazione al rifiuto, a volte in maniere anche contraddittorie ed estreme. Bruno Duplant – che cita esplicitamente nelle note di copertina
proprio le città fantasma di Prypiat e Futaba e che titola così le due composizioni, ognuna che occupa un lato del vinile – non ha mai visitato queste zone di esclusione, dove il tempo pare oramai una variabile fuori controllo. Da questi luoghi – tuttavia – ha voluto trarre ispirazione per una sorta d’immaginario reportage site-specific, indagando sulla relazione tra realtà e finzione, proprio in quella zona d’ombra dove è arduo distinguere se la cosa rappresentata è realmente accaduta o esistita. “Fiction come ricordo” o se preferite sonic journalism che intreccia le fascinazioni ruin porn e di attivismo ambientale e ha degli antecedenti significativi nell’indagare su aree interdette o di arduo accesso: ad esempio come nel sempre citato Sounds From Dangerous Places di Peter Cusack ma anche nelle Zones Portuaires di Eric La Casa & Cédric Peyronnet, negli Interior Field di Richard Chartier, in Stromboli di Geir Jenssen o in Storm di Chris Watson & Bj Nilsen, solo per citare alcuni dei più recenti progetti di tal fatta. I suoni utilizzati da Bruno Duplant già avevano in origine una qualche relazione con i luoghi menzionati (Prypiat e Futaba) ma sono i trattamenti successivi a creare la malia di un “mondo perduto”, in virtù degli effetti che evocano le atmosfere di persistenti radiazioni elettroniche, delle manipolazioni elettroacustiche e delle catture auditive più organiche: il tutto sapientemente calibrato allo scopo di creare potenti emozioni, risultato che il sound-artista francese centra in pieno e del quale alla Aussenraum non possono che essere fieri.
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5 luglio 2016 alle 18:20 · Filed under Cyberpunk, News, Sociale, Tecnologia and tagged: Liberismo, Obsolescenza, Ridefinizioni alternative, Vintage
[Letto su Neural.it]
Mentre l’industria sta costruendo “l’Internet delle cose”, con microchip incorporati e piccoli dispositivi negli oggetti di varie
forme e dimensioni, altri oggetti industriali vengono prodotti, acquisiti e – nel frattempo – diventano obsoleti. La percezione di obsolescenza è relativamente personale, ma dopo un certo periodo di tempo diventa obiettiva, soggetta ad estetiche e funzionalità. The Obsolescence Project di Deanne Achong è un blog fotografico progettato per mostrare l’obsolescenza dei singoli oggetti, fotografati in isolamento o in condizioni similari. I post del blog forniscono il contesto, ma è anche possibile sperimentare la collezione come una galleria di immagini. In questo formato si dimostra come sono stati inclusi i molti oggetti meccanici e tecnologici, implicitamente commentando i media rappresentati e il loro inevitabile destino.
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5 luglio 2016 alle 16:20 · Filed under Connettivismo, Cybergoth, Experimental, InnerSpace, Inumano, Oscurità, OuterSpace and tagged: Interrogazioni sul reale, Luce oscura, Ridefinizioni alternative, Siderale
Radiante, oltre le barriere psichiatriche del profondo cosmo.

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5 luglio 2016 alle 14:48 · Filed under Cyberpunk, Digitalizzazioni, News, Sociale, Tecnologia and tagged: Hacker, Infection, Interrogazioni sul reale, Proteste, Ridefinizioni alternative, Storia
[Letto su Neural.it]
L’attivismo digitale ha esordito in contemporanea con la commercializzazione di Internet, annettendo il desiderio di estendere e
materializzare la promessa di un mezzo orizzontale e democratico. Da allora si è evoluto in una direzione diversa. Athina Karatzogianni cerca di ricostruire questa evoluzione, gli eventi e le principali forze che lo hanno influenzato. L’autrice definisce quattro “onde” di escalation, analizzando gli eventi che hanno cambiato in maniera significativa le condizioni sociali e politiche, con ripercussioni dirette sull’operato degli attivisti, soprattutto nell’arena globale digitale. La prima ondata di attivismo digitale (1994-2001) è definita dai primi esperimenti di Internet a 9/11, che trasforma radicalmente l’atteggiamento di dissenso on-line. La seconda ondata (2001-2007) comprende la guerra in Iraq e la terza ondata (2007-2010) include Obama come nuovo presidente degli Stati Uniti. Il capitolo più lungo, tuttavia, è circa la quarta ondata (2010-2014), che segna un cambiamento paradigmatico discutibile, soprattutto dopo Wikileaks, la primavera araba e Occupy. Tra i suoi argomenti più sensibili vi è quello che fra i governi e le organizzazioni non-governative più maistream e cooptate ci sia probabilmente un’alleanza nel normalizzare le attività politiche in una strategia come al solito di regime. La conseguenza fatale di questo sarebbe che il conflitto si sposterà a un attacco delle infrastrutture d’informazione, dove la “mobilitazione” in rete non avrebbe più prodotto alcun risultato tangibile. Questo scenario cupo ma possibile dà l’idea di potersi realizzare se forme politiche alternative – alfine – non prevarranno.
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