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NeXT Hyper ObscureArchivio per agosto, 2016
THE PINK FLOYD EXHIBITION: “THEIR MORTAL REMAINS” | PINK FLOYD ITALIA
Come ci dice PinkFloydItalia, a maggio prossimo, a Londra, ci sarà la mostra Their mortal remains. Cos’è?
Si svolgerà al London Victoria and Albert Museum la prima grande retrospettiva internazionale dei Pink Floyd. Per celebrare i 50 anni dal primo singolo Arnold Layne, e oltre 200 milioni di dischi venduti in seguito, la mostra sarà un viaggio coinvolgente, multisensoriale e teatrale attraverso il mondo straordinario dei Pink Floyd.
Una storia di suono, design, performance, musica e tanto altro, dalla scena underground negli anni 60 ai giorni nostri, il loro uso innovativo di effetti speciali, sperimentazione sonora, immagini potenti e critica sociale. La mostra segna la prima collaborazione da decenni dei membri rimanenti dei Pink Floyd ed è promosso da Michael Cohl e Iconic Entertainment Studios. La mostra The Pink Floyd Exhibition: Their Mortal Remains si apre il 13 maggio 2017 per 20 settimane.Per acquistare i biglietti clicca qui. Per il sito ufficiale della mostra e tutte le info clicca qui.
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Infinity Room, unquantifiable time and space | Neural
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Nord, Sud, Ovest, Est. Un metro, un piede, un miglio, un pollice, un pixel. Buona parte della nostra serenità spesso deriva da certezze, da sovrastrutture, da unità di misurazione, dal rispetto dei ruoli, dalla conoscenza dello spazio e del tempo. I nostri sensi ci guidano per esplorare il mondo che ci circonda, eppure spesso non basta. Molte volte, infatti, è necessario arrendersi all’idea che non tutto sia misurabile o universalmente conoscibile. La mente umana è così complessa, così profondi i nostri stimoli, da renderci esseri viventi costantemente alla ricerca di nuove esperienze sensoriali. Presso lo Zorlu Performing Art Center di Istanbul è stata recentemente presentata l’installazione Infinity Room dell’artista turco Refik Anadol che, in un progetto più vasto di studi sulle realtà immersive, ha concepito una stanza dove il fruitore possa avere la percezione di essere fisicamente presente in un mondo non fisico. La proiezione di un’animazione cinetica 3D basata su algoritmi crea una serie di pattern di luci che danzano sulle pareti della stanza fino a plasmarle in nuove forme in movimento, eludendo la percezione umana e creando l’illusione di una dimensione diversa da quelle conosciute. Una stanza per compiere un viaggio non solo visivo, ma musicale e sensoriale che voli altrove, trasportando il visitatore in una realtà mutevole, inaffidabile eppure convincente. Un’esperienza per mettere a dura prova la razionalità e la costante ricerca umana di punti di riferimento. Un luogo dove il tempo e lo spazio perdono le proprie caratteristiche analogiche di misurabilità: la stanza dell’infinito.
Il nuovo sito del Kremo
È online il nuovo sito dell’editore di KippleOfficinaLibraria e recente vincitore del Premio Urania, Lukha B. Kremo: Kremo.it.
Nella HomePage c’è la sinossi del Premio Urania, mentre negli altri link sono elencate le pubblicazioni che lo riguardano: imperdibile!
PULPHAGUS®
FANGO DEI CIELIIl corpo celeste a noi più vicino, un planetoide in orbita sublunare conosciuto come Erewhon, è un’entità semiorganica i cui vertiginosi panorami di acidi corrosivi e liquami sfidano la resistenza dell’uomo. Si può uscire alla superficie solo protetti da tute ultra-resistenti, a lavorare per la Pulphagus® o a guardare la Terra e la Luna che sembrano irraggiungibili. È qui che si svolge l’appassionante ricerca di una ragazza scomparsa, Mirea, che il pulphago Shevek deve ritrovare dopo sette anni. La caccia comincia per ordine di Raskal, potente emissario della società che controlla Erewhon. Ma è subito chiaro che ad imporre le crudeli regole del gioco sarà la stella di fango, un mondo semivivo, gigantesco divoratore capace di uccidere anche solo con i suoi rifiuti…
Jorge Queijo / Hiroki Chiba / Yoshio Machida – Luminant | Neural
[Letto su Neural.it]
Siamo alle frontiere estreme del jazz sperimentale e dell’improvvisazione, là dove collidono differenti sapienze musicali e competenze: Jorge Queijo, infatti, è un batterista portoghese, Hiroki Chiba è un bassista giapponese e Yoshio Machida – pure nipponico – è un maestro di steelpan, uno strumento tradizionale a percussioni metalliche che si suona con robuste bacchette per produrre suoni diversi a seconda delle cavità percosse. Quest’ultimo musicista – Yoshio Machida – va anche ricordato per le sue sperimentazioni con i primi sintetizzatori portatili analogici, attitudine che è accantonata in questa produzione, chiusa su un impianto improvvisativo non elettronico, dalle vaghe reminiscenze post-rock e con influssi asian, indian e gamelan. Ad essere maggiormente precisi – ma non è così scontato determinare questo in base ad un semplice ascolto – il suono del basso è processato interattivamente da Hiroki Chiba, mantenendo tuttavia un timbro semi-acustico. La fusione dei differenti apporti è totale, funzionando alla perfezione in tutte le sette tracce presentate, registrate per il catalogo Amorfon – a distanza esatta d’un anno, nel Febbraio del 2014 e del 2015 – al The Foxhole e all’Apollo a Tokyo. Lo steelpan solitamente è uno strumento associato alla musica caraibica ma in questo caso e nell’attitudine sviluppata da Yoshio Machida i suoni sono più rarefatti e bilanciati, proliferanti ed evocativi di scenari naturali. Quello che sorprende è proprio la compostezza delle trame, quietiste ed estetizzanti, seppure il background elettronico è come se sempre aleggiasse, insieme ad un garbato esotismo e alla tecnica free form. Insomma, il jazz incontra la world music, suoni naturali e più sperimentali sequenze, sposando la melanconia del sempre vibrante basso acustico e la melodia dello steelpan: il risultato è quello d’un album rigoroso ma gradevolissimo.
Dominio del sensorio
Si modificano i risvolti del sensorio, lasciandosi appesi oltre i ricordi i momentanei gruppi di discussione empatica.
edited by Regine Rapp and Christian de Lutz – [Macro]biologies & [Micro]biologies. Art and the Biological Sublime in the 21st Century | Neural
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Ciò che è stato collettivamente definito in passato come “bio art” è ora diviso in una serie di diversi rami, che coinvolgono molteplici equilibri tra arte e scienza e diverse discipline collaterali. Resistente a una definizione chiara, questo campo dell’arte sembra essere sempre meno irreggimentato, diversificando i suoi approcci e la costruzione di nuovi ponti tra le discipline. Ciò è particolarmente evidente nelle recenti iniziative, come ad esempio questo esaustivo catalogo della serie [Macro]biologies & [Micro]biologies, che ha avuto luogo presso Art Laboratory Berlino tra il 2013 e il 2015, ospitando quattro mostre e numerosi seminari e workshop. Il laboratorio, come entità viva, è stato il fulcro di tutte queste attività, ma se c’è una direzione specifica che sembra sostenere alla base il progetto è la dimensione “urbana”. Questo si intravede nelle varie sezioni, che a loro volta sono in rapporto con una serie di altre discipline , ad esempio geografia, zoologia, biochimica, botanica e altre. Tale vocazione – tuttavia – è particolarmente evidente nel “Mapping the Urban Grind Mill”, un progetto di Alexandra Regan Toland che analizza il terreno circostante il laboratorio e rende il pubblico consapevole di come esso contribuisca alla sua costituzione attraverso la sporcizia “portata” sotto le scarpe. Questo si collega all’etica preferita da Denisa Kera nel suo testo, praticando quello che lei definisce “l’arte del suolo” e l’istigazione alla creazione di fondamentali “beni comuni bio” attraverso pratiche open source e DIY. L’approccio di Kera sembra particolarmente interessante ma è solo una delle tante traiettorie differenti esplorate nell’ambizioso progetto.