[Letto su Neural]
Architettura e audio sono naturalmente correlati, in quanto entrambi rappresentano una struttura quasi esclusivamente statica e visibile che cambia la forma e l’effetto di un elemento quasi esclusivamente dinamico e invisibile. Al di là della pura acustica, l’utilizzo sonoro dell’architettura è una pratica antica che può essere fatta risalire – ad esempio negli auditorium greci – fino a 2500 anni fa. Tuttavia, c’è un altro punto di vista in questo rapporto che non è stato in gran parte indagato e che implica la formulazione dell’architettura come uno spazio intimo. Questo libro è la documentazione di un altro progetto di Brandon LaBelle, centrato intorno a questo argomento. L’artista ha realizzato una serie di tre registrazioni audio nel suo appartamento a Berlino, che poi ha inviato ad architetti, designer e artisti, dislocati in più parti nel mondo, chiedendo a ciascuno di loro un modello fisico dell’appartamento e utilizzando allo scopo come fonte di informazioni unicamente le registrazioni effettuate. Il concetto del suono di LaBelle – come una “comunità emergente” – parla alla inevitabile pervasività fisica dei suoni stessi, passando attraverso gli organi e istituendo una passiva, temporanea e indotta prossimità. L’atto d’istigare specifiche spazializzazioni sonore permette la creazione collettiva di ciò che l’autore definisce come “immaginario acustico”. La documentazione di questi immaginari acustici indotti e che includono anche le loro installazioni, ha quindi un valore sociale e tecnico notevole e il libro – inoltre – comprende anche un’intervista a LaBelle e un saggio del critico e teorico Robin Wilson.
Lascia un commento