Su Lankenauta un po’ di Storia della Chiesa Cattolica e dei Cristiani in genere che non fa mai male; parliamo della riforma luterana e dei motivi, delle beghe sottese a tutto il sommovimento che cinquecento anni fa ha sconvolto il l’Europa. I dogmi, le mosse politiche, le sottigliezze teologiche, nulla hanno a che vedere con il misticismo e il trasporto verso il soprannaturale; e allora, di cosa parliamo con le religioni?
Quando, il 31 ottobre 1517, Lutero affisse le 95 tesi alla porta della chiesa del castello di Wittenberg, la sua intenzione era soprattutto quella di aprire un dibattito teologico, una discussione con la Chiesa di Roma, specialmente riguardo allo scandalo delle indulgenze, che erano diventate un commercio e davano l’impressione che la salvezza si potesse barattare col denaro. La situazione poi degenerò e sfociò nel 1521, come si sa, con la bolla Exurge Domine e la scomunica.
Come spesso succede gli esseri umani non furono in grado di seguire vie di riconciliazione più consone allo spirito cristiano, ma preferirono rifiutare ogni compromesso e radicalizzare le loro posizioni. Il Concilio di Trento giunse troppo tardi, quando ormai la preoccupazione di avere ragione aveva prevalso e la Chiesa risultava ormai divisa. Non si trattava solo delle indulgenze, Lutero si preoccupa molto della “giustificazione per fede”, argomento oggetto di dispute e dibattiti, ma che ha comunque tenuto sempre vivo e fecondo il dialogo tra luterani e cattolici.
In questo snello volume, Sesboüé riassume rapidamente le varie vicende della Riforma e si sofferma soprattutto sul dialogo che si è sviluppato nel corso del Novecento e che ha trovato espressione in vari documenti comuni, che hanno fatto riavvicinare sempre più le due Chiese.
“È incontestabile che la giustificazione per la fede fu un elemento fondante della crisi della Riforma del XVI secolo. Lo scandalo delle indulgenze denunciato da Lutero aveva un fondamento dottrinale: quel vero e proprio traffico introduceva nella Chiesa una pratica della «giustificazione per le opere», perché si potevano ottenere con il denaro i doni spirituali che appartengono all’ordine della salvezza. Quello scandalo deve essere riconosciuto dai cattolici non solo nella realtà, ma anche in tutta la sua gravità, nei confronti dell’insegnamento evangelico e paolino sulla fede. Ma per una felice incongruenza, la Chiesa cattolica non ha mai tradotto in dottrina quella deplorevole pratica”.
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