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NeXT Hyper ObscureArchivio per marzo, 2017
Bibbia d’Asfalto numero 8 esce per Kipple Officina Libraria | KippleBlog
[Letto su KippleBlog]
Kipple Officina Libraria è lieta di presentarvi l’ottavo numero di Bibbia d’Asfalto – Poesia Urbana e Autostradale, la rivista aperiodica di poesia e narrativa che da oggi potrete leggere e acquistare su www.kipple.it e nelle principali librerie online. Fin dal suo esordio, prima come blog e successivamente come rivista, è sempre stata terra di sperimentazioni su strade alternative, abrasiva come l’asfalto e votata alla ricerca di nuove connessioni e collaborazioni. BdA rinasce come una fenice, qui, ora – dopo una lunga pausa di riflessione sulla scia del dibattito sulle riviste letterarie – come atto di volontà da parte della redazione e come luogo in cui custodire cose preziose per domani. La via è aperta, l’asfalto è bollente e le pagine sono incandescenti.
> La copertina è di Ksenja Laginja
Dall’editoriale
Il dibattito sulle riviste letterarie dura da oltre un secolo ma recentemente pare giunto ad una conclusione condivisa: tale forma editoriale di fatto non ha ragione d’esistere. Non rende, non ha lettori, è espressione di una cultura sorpassata. Le riviste sono troppe, inutili, sostituite da blog e social network, non valgono la fatica, i mal di pancia, gli amici persi.
Inutile ricordare ai sacerdoti che ne officiano le esequie che è lì, sulle riviste, che da un paio di centinaia d’anni si fa quella cosa che tutti chiamiamo letteratura. Ricordar loro Edgar Allan Poe (le riviste sono “l’artiglieria leggera dell’intelletto”) e il Philadelphia Saturday Courier, Dumas, Dostoevskij, Buzzati, Calvino, Jack London, Bulgakov e tutti gli altri venuti alla luce in quel vivaio che sono state le pagine delle riviste letterarie. La sentenza non cambia: la rivista non paga e non vende, tutt’al più può essere uno strumento di pubblicità, distribuito gratuitamente in libreria per invogliare i lettori all’acquisto di prodotti diversi, una specie di volantino con le offerte della settimana come al discount. Oppure qualcosa che deve sciogliersi e farsi sostituire dal blog letterario di turno, che ne sarebbe la versione due punto zero.
Si sarebbe tentati di credere a questi signori, tale è la convinzione con cui sostengono il loro punto di vista. Poi ci si guarda attorno e si scopre che le riviste letterarie solo in Italia sono oltre un centinaio e che il numero aumenta di molto se si includono quelle esclusivamente online. Che i blog e le riviste non sono la stessa cosa, minimamente, e che tantissimi si ostinano ancora a gettare il loro tempo, la propria reputazione e i propri sforzi nella fondazione e nel mantenimento di riviste letterarie.
Certo, è vero che il numero non è di per sé la dimostrazione del valore e dell’utilità del contributo che le riviste forniscono alla cultura letteraria, ma è altrettanto vero che quando un fenomeno si afferma e resiste nonostante non sia vincente dal punto di vista commerciale qualche domanda diventa obbligatoria.
Non sarà ad esempio, ci si potrebbe chiedere, che la rivista possa ancora rappresentare il palcoscenico di una letteratura viva, la serra, la coltivazione di talenti che non vi compaiono per la loro probabilità di vendere ma solo per il loro valore intrinseco e per quello testimoniale delle tendenze attuali? Che la rivista stia al mondo della letteratura come i garage e i locali underground stanno alla musica leggera, unici luoghi in cui si può respirare un’aria non infettata dal denaro delle major, ambienti tra i pochi in cui esiste la possibilità di incontrare qualche novità, qualche talento che non sia artificiale, pompato dalla luce artefatta dei talent? Che le polemiche, i conflitti, le discussioni che accompagnano la loro nascita e la loro gestazione non siano di fatto la cosa più “moderna” che esista e assomiglino molto a quello che solitamente si chiama humus culturale, ricchezza, vivacità? Che quando è fatta bene, quando cioè non è solo vetrina e antologia fine a sé stessa ma segue un’idea, un criterio, possa diventare un’incubatrice, una sala parto “esemplare”?
Sono domande forse non nuove a cui nel tempo sono state date molte risposte ma che divengono particolarmente attuali per noi oggi, nel momento in cui presentiamo ai lettori l’ottavo numero di “Bibbia d’Asfalto”.
Non è un mistero che la rivista si sia presa una pausa, che sia stata messa in discussione, che sia stata in pericolo di vita e che oggi qui rinasca.
Se questo è avvenuto è stato grazie ad una riflessione profonda e ad un atto di volontà.
La riflessione ci ha costretto a ripeterci lo scopo e il senso del nostro impegno in questa impresa: l’amore per il bello e la speranza caparbia e perfino ostinata che ci spinge a cercarlo ovunque, anche e soprattutto dove non ci si aspetterebbe di trovarlo, nelle crepe dell’asfalto. Roba che non si fa certo spaventare dalle scarse speranze di fama e di guadagni.
L’atto di volontà è consistito nel non lasciarci abbattere dal venir meno di alcuni punti fermi che erano con noi sin dall’inizio della nostra storia, vecchi amici, collaboratori. Raccogliere le forze e andare avanti egualmente ha reso tutta la redazione più coesa e ci ha rassicurato sulla forza delle nostre motivazioni.
Ne è venuta fuori una rivista. Che volere di più? Non un mero luogo di deposito di testi vari, ma uno spazio in cui echeggiano anime, che si situa nel tempo ma non lo corteggia, che non si lascia sedurre dal bisogno di piacere al secolo. Non un rotocalco, una fanzine, un giornaletto usa e getta ma una vera rivista letteraria. Un luogo in cui si custodiscono cose preziose per domani.
Il nostro sincero grazie all’editore Kipple il cui coraggio ha reso possibile tutto questo e un augurio di buona lettura da tutta la redazione.
La quarta
Il dibattito sulle riviste letterarie dura da oltre un secolo ma recentemente pare giunto ad una conclusione condivisa: tale forma editoriale di fatto non ha ragione d’esistere. Non rende, non ha lettori, è espressione di una cultura sorpassata. Le riviste sono troppe, inutili, sostituite da blog e social network, non valgono la fatica, i mal di pancia, gli amici persi.
Non è un mistero che la rivista si sia presa una pausa, che sia stata messa in discussione, che sia stata in pericolo di vita e che oggi qui rinasca.
Se questo è avvenuto è stato grazie ad una riflessione profonda e ad un atto di volontà.
Ne è venuta fuori una rivista. Che volere di più? Non un mero luogo di deposito di testi vari, ma uno spazio in cui echeggiano anime, che si situa nel tempo ma non lo corteggia, che non si lascia sedurre dal bisogno di piacere al secolo. Non un rotocalco, una fanzine, un giornaletto usa e getta ma una vera rivista letteraria. Un luogo in cui si custodiscono cose preziose per domani.
AA.VV., Bibbia d’Asfalto n.8
Copertina: di Ksenja Laginja
Kipple Officina Libraria – Pag. 79 – 0.95€
Formato ePub e Mobi
Link
- su Kipple Officina Libraria: https://goo.gl/FeksDj
- su Amazon: https://goo.gl/vVquXw
Ricardo Donoso – Quintesence | Neural
[Letto su Neural]
Visualizzare un flusso reattivo d’elementi in Quintesence sembra significare per Ricardo Donoso lo sviluppo di processi psichici e simboli che rappresentano iterazioni subconsce e che danno vita in maniera ambigua a uno storytelling su come la stessa memoria possa essere disorientata e confusa. L’idea è stata sviluppata in una complessa istallazione realizzata in una residenza alla Société des arts technologiques [SAT] a Montreal, nel 2015, insieme all’artista multimedia Florence To: in una cupola i due sperimentatori hanno inglobato 157 altoparlanti e un sistema audio surround molto sofisticato. Alla base dell’esperienza vi è la consapevolezza che sensazioni fisiche possano essere indotte attraverso suoni e percezioni visive, senza confini che ingabbino le emozioni, creando uno spazio adeguato dove il pubblico sia indotto a sviluppare un forte coinvolgimento. La cupola era di 18 metri di diametro e andava da 11,5 a 13 m di altezza, formando uno schermo di proiezione sferica di 360 gradi: lo spazio della performance poteva ospitare fino a 350 ospiti. Il sistema audio era composto da 157 altoparlanti in gruppi di quattro intorno al perimetro della cupola, dando un suono surround di 39,4 canali. Donoso ha scelto d’implementare all’uopo una colonna sonora che incorporasse in sé sia tecniche della composizione classica contemporanea sia tipiche conoscenze della cultura sound system (meno riconoscibili queste ultime a un ascolto solo su CD ma che comunque sono parte costituente dell’intero progetto). L’album vanta una produzione completamente digitale ma l’autore s’interroga sul mondo naturale e sulla relazione degli esseri umani con questo, non stupisce quindi che egli abbracci suggestioni molto ancestrali, quasi mitologiche. “È davvero contemporaneo chi non coincide perfettamente col suo tempo né si adegua alle sue pretese ed è perciò, in questo senso, inattuale”. Facendo nostra questa citazione del filosofo Giorgio Agamben riflettiamo sulla natura “inattuale” (o “senza tempo”) di molti passaggi in questo progetto, dove – decisamente – decifrare questi elementi può diventare un ulteriore stimolo nel rimodulare i nostri sensi, aspettando quella nuova società che ancora non ci è dato conoscere.
INTERVISTA SU “HANGOVER RADIO” | Giovanni Agnoloni – Writing and Travelling
Oggi alle 22.00, come segnala Giovanni “Kosmos” Agnoloni, ci sarà un’intervista in diretta per la trasmissione radiofonica “La Torre del Bloghimista”, su Hangover Radio. Si parlerà de L’ultimo angolo di mondo finito, dei precedenti romanzi della serie della fine di internet, delle sue ricerche tolkieniane e del lavoro di traduttore (qui il podcast).
Ogni fattore finto
Istantanee di un piano angosciante di recalcitrante fantasia, le idee si ragguagliano oltre le barriere intere del suono. Ricordi le fattezze esterne dell’estetica?
Sangue e Impero, due romanzi per il premio Urania 2014 | Fantascienza.com
Su Fantascienza.com un bell’articolo di Carmine Treanni (grazie infinite) che tratteggia assai bene trama e suggestioni del mio romanzo, covincitore del penultimo Premio Urania, L’impero restaurato. Ecco ciò che mi riguarda:
Il volume si apre con il romanzo di Battisti, la cui storia parte da quella con la S maiuscola dell’Impero Bizantino per approdare a quella di un ipotetico impero postumano.
L’imperatore bizantino Giustiniano I tenta di riaccendere i fasti dell’Impero Romano, ritenendo di essere l’erede diretto dei Cesari che hanno governato Roma. L’Impero di Bisanzio, grazie anche alle campagne militari del suo generale Belisario, sta riconquistando alcuni dei territori che appartenevano all’impero romano, come parte dell’Africa. Ma Giustiniano I deve anche scontrarsi con l’autorità del Papà a Roma che non ritiene l’imperatore degno di governare su un dominio che ha nella religione cristiana una delle sue fondamenta. Giustiniano I è anche un osservato speciale dal futuro, dove l’imperatore alieno Totka_II ed il suo plenipotenziario Sillax tentano di modificare il continuum spazio-temporale ed espandere L’Impero Connettivo, costituito da postumani. Totka_II, in particolare, intreccia una relazione sessuale a “distanza” con Teodora, moglie di Giustiniano e imperatrice di Bisanzio, sottomettendola anche dal punto di vista mentale.
Sillax e Totka_II, attraverso un tool dimensionale, possono osservare e influenzare il continuum spazio-temporale, interagendo anche con coloro che vivono nel passato. Totka_II appartiene ad una razza di alieni che ha sempre agito sulla vita e la storia dell’umanità, fin dal più remoto passato e adesso l’imperatore vuole espandere il suo potere anche dal punto di vista dimensionale, su tutte le varie realtà. C’è un rischio, però, che le varie dimensioni possano collassare. È per questo che l’imperatore Totka_II e Sillax inviano un loro emissario per interpellare un aruspice, ossia un sacerdote che attraverso le interiora di un animale è in grado di prevedere il futuro. Nella previsione sugli obiettivi di espansione dell’Impero Connettivo il responso è ambiguo. L’imperatore può dare seguito alle sue mire espansionistiche, ma non è chiaro se avrà successo.
Totka_II intuisce che c’è una nuova forza in campo, un altro impero che cerca di conquistare a sua volta l’impero connettivo in una guerra psichica che si combatte nel continuum spazio-temporale.
Nel momento in cui Totka_II decide di dare il via alla conquista di altre dimensioni del suo impero, i suoi soldati e i postumani cadono vittima di uno strano virus che si rivela essere la peste. L’impero connettivo sembra subire le stesse sorti dell’impero di Bisanzio. Il progetto di conquista, alla fine, riesce e l’impero connettivo si espande grazie anche al sacrificio di Teodora che si immola per permettere a Totka_II di rientrare in possesso delle conoscenze che la sua razza ha donato nel corso della storia all’umanità, consentendo a quest’ultima di evolversi.
Romanzo originale che gioca su più piani temporali, in cui Battisti crea un intrigo che va dalla storia reale dell’impero di Bisanzio a quella parallela e inventata dell’impero Connettivo del futuro. Interessante il parallelo che l’autore fa tra il tentativo di Giustiniano, imperatore di Bisanzio, di ripristinare il territorio che una volta era dell’Impero Romano, riconquistando i territori che erano nelle mani dei barbari, e l’espansione del territorio che l’imperatore Totka_II, a capo dell’Impero Connettivo, verso altre dimensioni spazio-temporali, di cui l’Impero di Bisanzio ne rappresenta una.
Il romanzo è ben scritto, con una prosa ricercata, che però non appesantiscono la lettura.
Il villaggio nero – Stefan Grabinski – Recensione di caesar666
Su Debaser una bella recensione a Il villaggio nero, di Stefan Grabinski, uscito un po’ fa per la Hypnos Edizioni. Imperdibile…
Il villaggio nero si avvale dell’introduzione, della traduzione e di una nota bio-bibliografica di Andrea Bonazzi, uno dei massimi esperti di narrativa fantastica in Italia e della presentazione di China Miéville. Le parole di Miéville sono particolarmente illuminanti ed efficaci nel mostrare l’attualità e l’originalità di Grabinski quando scrive che “ci troviamo di fronte a uno scrittore per il quale l’orrore soprannaturale si manifesta proprio nella modernità – nell’elettricità, nelle caserme dei pompieri, nei treni: il perturbante quale cattiva coscienza dell’oggi”. Il fantastico di Stefan Grabinski attinge a un universo parallelo folle e imperscrutabile da cui fuoriescono misteriosi orrori appartenenti ad altre dimensioni. Non ci troviamo però di fronte a un pantheon di divinità “lovecraftiane” ma ad oscure forze che si annidano nella quotidianità. In questo senso uno dei racconti più esemplificativi è “L’area” dove il protagonista, uno scrittore misantropo che si ritira a vivere in solitudine ai margini della società, scopre come le sue fantasie si siano concretizzate in creature reali e assetate di sangue – sorta di vampiri dell’inconscio -che finiranno col perseguitarlo. Un altro piccolo gioiello della raccolta è poi “La stanza grigia”, un racconto incubo in cui il protagonista affitta una camera in cui è rimasta la presenza maligna del precedente inquilino. Si tratta di una storia da manuale, dove i piani dell’universo onirico e della quotidianità si intersecano in maniera perfetta: il protagonista rivive in sogno tutti i gesti compiuti dal suo triste predecessore evitandone infine il gesto estremo del suicidio. Una storia che assomiglia molto a “L’inquilino del terzo piano”, noto film del 1976 del polacco Roman Polanski tratto dall’omonimo romanzo di Roland Topor (francese di origini polacche). La tematica onirica ritorna in un’altra storia magistrale ovvero “Il villaggio nero” in cui un uomo “vede” in sogno un bizzarro villaggio dai colori neri popolato da curiosi e inquietanti personaggi: anche in questo caso il mondo del sogno si materializzerà nella realtà tangibile. Altri racconti hanno invece come sfondo la ferrovia e i treni, visti come simbolo della modernità e “veicoli” di nuovi terrori e angosce per l’uomo, come si può leggere in “Il demone del movimento” e “L’engramma di Szatera”. Curiosa e malignamente evocativa è anche la “Storia del becchino”, vicenda ambientata in Toscana nella cittadina immaginaria di Foscara dove il protagonista è il becchino Giovanni Tossati, scultore di monumenti funebri.
Current 93 – Larkspur and Lazarus
Le distanze di una commozione surreale, inarrivabile, inumana.