Archivio per giugno 20, 2017
20 giugno 2017 alle 21:12 · Filed under Creatività, Deliri, Editoria, Fantastico, Letteratura, Oscurità and tagged: Horror, Infection, Luce oscura, Paolo Di Orazio, Splatter Magazine
Su HorrorMagazine la segnalazione che Splatter, la mitica rivista italiana dei primi ’90 capitanata da Paolo Di Orazio, torna in edicola dal 20 luglio con una selezione delle migliori cose uscite all’epoca. Imperdibile per gli appassionati e non solo!

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20 giugno 2017 alle 19:12 · Filed under Creatività, Experimental, Tersicore and tagged: Cultura musicale underground, Michele Spanghero, Ridefinizioni alternative, Sciamanesimo
[Letto su Neural]
La medicina e la musica hanno una storia passata in comune, risalente alle tradizioni sciamaniche che vivono all’interno di pratiche contemporanee e che mirano a guarire attraverso il suono. Michele Spanghero sfrutta in maniera trasversale questa credenza con Ad lib. Una scultura sonora inquietante dove l’apparecchiatura medica viene utilizzata per far suonare le canne di un organo. Il titolo dell’opera è preso dalla terminologia musicale e significa ”a discrezione”, questo rende libero il musicista di ripetere alla fine di un componimento un numero di battute a piacere all’interno di una partitura musicale. Il suono prodotto dalla scultura è un ronzio continuo intervallato dal suono ritmico regolare della macchina per la ventilazione assistita, una composizione fredda che consente un’unica variazione quando si preme l’interruttore di spegnimento. Al di là dell’aspetto estetico e minimalista l’opera interroga sui tentativi di prolungare la vita artificialmente sostituendo gli organi del corpo con le macchine. Il riferimento al requiem musicale sembra indicare che tenere i pazienti in una fredda condizione di attesa ha il fine ultimo di alleviare il dolore a chi continuerà a vivere.
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20 giugno 2017 alle 17:12 · Filed under Editoria, Letteratura, Mood, Passato and tagged: Janet Stichin, Nephilim, Ridefinizioni alternative, Teoremi incalcolabili, Zecharia Sitchin

Su FantasyMagazine la segnalazione del lavoro Le cronache degli Annunaki, realizzato da Janet Stichin, nipote di Zecharia Sitchin, noto antropologo che ha fatto delle sue teorie di Fantarcheologia lo scopo di una vita. Ecco la sinossi dell’opera:
Quasi tutti gli studiosi e gli archeologi considerano la Bibbia e gli antichi scritti – sumeri, babilonesi, egizi, greci – come allegorie, miti o leggende, quasi ignorando il fatto che gli stessi elementi compaiono nei testi di civiltà molto lontane tra loro.
Famoso per la sua rara abilità nel leggere e interpretare le antiche tavole sumere, Zecharia Sitchin, alla luce di decenni di studi e di meticolose ricerche sul campo, ha dimostrato che i testi dei nostri antenati sono in realtà attraversati da un filo comune, e sono legati da una narrazione coerente delle vere origini dell’umanità e della civiltà. E ha dunque ribaltato la prospettiva: se non si trattasse di favole ma di resoconti di fatti storici realmente accaduti? L’evento principale, sostenuto da numerose testimonianze, è che in tempi antichissimi la Terra è stata visitata e abitata da extraterrestri, gli Anunnaki. Una civiltà avanzatissima che ha lasciato le abilità necessarie per costruire per esempio i grandi monumenti che ancora oggi ammiriamo, come le Piramidi, senza aver mai capito esattamente come siano stati realizzati.
Ricco di materiali inediti, questo libro è un prezioso e indispensabile strumento sia per gli appassionati delle teorie di Sitchin che per i neofiti, che traccia un compendio dei suoi studi, fornendo approfondimenti e inedite chiavi di lettura. E un modo di interpretare la storia libero da vincoli e pregiudizi.
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20 giugno 2017 alle 15:12 · Filed under Cognizioni, Cybergoth, Futuro, Letteratura, News, Postumanismo, Sociale, Sperimentazioni, Tecnologia and tagged: Benjamin Bratton, Interrogazioni sul reale, Ridefinizioni alternative, Teoremi incalcolabili
[Letto su Neural]
Nel libro The Stack, On Software and Sovereignty, Benjamin Bratton (professore di arti visive e direttore del Centro di Design e Geopolitica dell’Università della California di San Diego) elabora un programma stimolante e originale per rappresentare una vivace immagine del nostro mondo contemporaneo. Nel serio tentativo di rispondere a domande sollevate dalla realizzazione di infrastrutture computazionali di una portata tale che poche decine di anni fa non si poteva neppure immaginare, l’autore s’interroga sulle correlate dimensioni fisiche e digitali della nostra realtà. The Stack descrive in dettaglio i diversi moduli di una megastruttura accidentale che costituisce il nucleo della realtà in livelli materiali e virtuali; questo è importante perché la megastruttura citata prima è riplasmabile dalla geopolitica alla governabilità, dalla sovranità alla linguistica. La pubblicazione prende il suo nome dall’architettura hardware flessibile disposta come un cumulo su un’asse verticale, la pila. Queste unità parallele che operano simultaneamente vengono proposte come una potente metafora per sviluppare un progetto intricato del presente. Come la pila è descritta formata da sei livelli così il libro dedica un capitolo per delineare nel dettaglio ciascuno di esso. Bratton si focalizza partendo dalle più grandi formazioni, la Terra, e la Nuvola, ai concetti geografici più famigliari, la Città e l’Indirizzo, per concentrarsi alla fine su quelli che hanno bisogno di una maggiore analisi per essere descritti accuratamente, L’Interfaccia e l’Utente. Le questioni ontologiche e i problemi etici provenienti dalla teoria contemporanea in diversi campi sono accuratamente fusi insieme nel tentativo di trovare una spiegazione sul perché cambia quello che governano i governi e sul perché muta quello che gli scrittori scrivono. Ci sono quattro fronti su come il testo operi a un livello concettuale. Il libro può essere considerato come un Manifesto della Filosofia Politica perché studia in maniera approfondita la riconfigurazione socio-politica della nostra vita contemporanea. Potrebbe essere considerato come un libro sugli Studi dei Software per quanto esso si sforzi di capire le implicazioni del calcolo su scala planetaria. Può essere anche letto come un libro sulla Teoria dell’Architettura per quanto esso cominci chiedendo quale sia l’architettura per questo nuovo mondo; e la cosa più affascinante del libro riguarda il Design, in quanto il libro rinnova il ruolo del lettore, l’utente del libro in poche parole, illustrando le specifiche tecniche e invitando l’utente a proporre delle soluzioni possibili in tali scenari di progettazione. La complessa scrittura di Bratton, talvolta oscura, altre volte chiara, è generalmente creativa e provocante. È uno sforzo enorme di uno studioso che accetta la sfida di mettere ordine a vari discorsi intellettuali che articolano idee complesse e propongono i propri concetti. Il mio consiglio per il lettore: visto che molti di questi concetti nel libro possono essere nuovi, o perché sono neologismi o perché sono rivisitati nel loro significato tradizionale, iniziare la lettura dal capitolo del Glossario può essere una guida molto utile per navigare nel libro.
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20 giugno 2017 alle 13:18 · Filed under Creatività, Letture and tagged: Beatles, Mitologia, Paranoia, Paul McCartney, Pop, Postmoderno, Ridefinizioni alternative, Sergio Lacavalla, Teoremi incalcolabili
Su VerdeRivista un bel racconto di Sergio Lacavalla, che esplora le paranoie mitopoietiche legate spesso alla morte di artisti o stelle del pop mondiale; in questo particolare scorcio, si specula gustosamente sulla nota presunta morte di Paul McCartney, che sarebbe avvenuta nel ’69. Da leggere tutto d’un fiato…
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