Un paziente di Lacan, il celebre psichiatra, soffriva di una strana malattia: la “sindrome da automatismo mentale”. È la dimostrazione finale, estrema, del linguaggio che è un virus, come sosteneva Burroughs. Su L’Indiscreto.
Quel che è certo, poiché rifiuta il carattere allucinatorio delle sue parole imposte, è che la cosa ha «aspetto di parola nella misura in cui è costruita come un discorso, come io parlo a lei. Io non restituisco la logica delle visioni, sono parole che sento nel mio cervello». E poi: «Non è qualcosa di pensato, arriva con il contatto, arriva tutto d’un colpo, ci sono delle frasi parassite che vengono a innestarsi». Ecco il carattere di parassita, di cancro della parola. Ecco l’aggressività sempre mortale e inaccettabile. Ecco il suo ritorno nel transfert: l’allucinazione.
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