Sul blog di Ettore Fobo una recensione alla produzione similporno di Isabella Santacroce, argomento che mi accorgo essere affine a una mia prossima pubblicazione di sesso quantico. Ecco un estratto della valutazione:
“Luminal” di Isabella Santacroce è un esperimento di scrittura lisergica, è uno scavo nel malessere vagamente psicotico di due adolescenti, Dave e Demon, dedite a una forma di prostituzione che non esclude il piacere. Non sono condannate da un destino funesto ma intraprendono quest’attività con la foga di un’innocenza brutale. Se incarnano il ruolo di bambole – feticcio è solo per il loro piacere. Sembra un libro trasgressivo ma lo è ancora di più nella forma che nel contenuto. Si tratta di qualcosa a metà fra il flusso di coscienza, in cui alcune frasi ritornano ossessivamente, e il poema in prosa, non privo di un certo esibizionismo sterile, ma anche di un magnetismo animale che cattura, dove il sesso, giocato come una possessione dolorosa, è immagine di una vita forse alla deriva ma ricca di una strategia di splendore quasi divistico.
Le due diciottenni dedite alla lussuria come fosse un gioco sono, o si sentono, due star del sesso vissuto con nonchalance ma oscuramente. È, infatti, un mondo oscuro in cui la disperazione dilaga negli atteggiamenti dei clienti, nei comportamenti delle giovani prostitute ma non c’è all’opera il sentore di una punizione divina, manca il senso del peccato, per questo l’innocenza è diabolica ma non insana o viziosa. È il potere di una vulnerabilità magica, la scrittura ipnotica di Isabella Santacroce seduce a tratti, a tratti respinge con pose di affettazione eccessiva. Certe scene porno horror lasciano il tempo che trovano anche se contribuiscono ad alimentare questa atmosfera surreale e conturbante.
Gotica, dark, rococò, punk, trash, pop, porno chic; questa è una scrittura che cade nella carne come in un abisso. Perché sembra essere la pulsione di morte a trascinare questi corpi a fondersi. C’è il difetto di un maledettismo manierato e la sensazione che il testo non superi indenne la prova del tempo, parendo un po’ datato, legato a un’idea di trasgressione maledetta troppo rimasticata; fu pubblicato, infatti, per la prima volta nel 1998 da Feltrinelli. Le città raccontate nel testo, Zurigo, Amburgo e Berlino, sono luoghi vuoti, pretesti narrativi deboli, non vengono approfonditi gli scenari che rimangono sfondi simbolici, specie i locali dove le giovani vivono le loro perversioni.
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