Archivio per marzo 5, 2018
5 marzo 2018 alle 20:56 · Filed under Creatività, Deliri, eBook, Futuro, InnerSpace, Kipple, Letteratura, Oscurità, SF, Sociale and tagged: Avatar, Distopia, Federica Leonardi, Infection, Interrogazioni sul reale, Luce oscura, Premio Kipple, Ridefinizioni alternative, Teoremi incalcolabili
[Letto su KippleBlog]
Kipple Officina Libraria presenta Cenere, romanzo di Federica Leonardi finalista al Premio Kipple 2017. La pubblicazione è edita in formato digitale; la copertina è a cura di Thavon
Phumijan.
In un ambiente che sa di sogno lungo, esteso oltre le porte della percezione, Federica Leonardi introduce nei suoi personaggi un coma leggero, lì dove le sensazioni non sono mai ciò che realmente sembrano, nel trionfo di inganni che trasformano la scena in un teatro dell’assurdo, e le apparenze cambiano continuamente le carte in tavola della trama.
L’autrice ha già vinto il Premio ShortKipple 2016 ed è attiva nel genere Giallo e Horror, ultimamente anche nel Weird; con questo suo romanzo conferma la sua vena ispirata e fuori dal comune che già l’ha fatta apprezzare nell’editoria italiana.
Sinossi
Federica Leonardi ci accompagna in un sogno velato, voci e sussurri sommati a se stessi e a situazioni sfuggenti, come voci oniriche che ridefiniscono continuamente la nostra scena cognitiva. L’apocalisse assume i connotati di un orrore interiore postatomico, lo scenario su cui ci muoviamo ci appare come disastrato, arso da un fuoco infinito in cui ogni nostra pulsione vitale sembra essere una colpa, una discesa tutt’altro che catartica nelle spire di una condanna infinita, inflitta da demiurghi imperfetti e crudeli: potremo mai sentirci al sicuro, dentro il nostro anfratto nel terreno, buio e insidioso? La Leonardi ci suggerisce una via d’uscita, ma non è detto che sia la soluzione giusta.
In questo romanzo finalista al Premio Kipple 2017, l’autrice rivela la sua visione del futuro umano, nella sua angosciosa quotidianità che tanto riflette il nostro stato attuale: stiamo forse già vivendo quel futuro? Siamo davvero sicuri di essere senza alcuna colpa e innocenti nel nostro vivere semplice, dispiegato senza grosse pretese nei nostri giorni anonimi?
Estratto
Ci buttano giù dal letto che non è ancora l’alba.
Sbattiamo le palpebre, cercando di orientarci nel bagliore confuso delle lampade. In fretta, racimoliamo le nostre cose. Nessuno parla. Convulsi, i nostri respiri si intersecano.
Vado a sbattere contro qualcosa di duro e aguzzo, mentre cerco di recuperare il cellulare e il dolore mi restringe come fossi un cuneo. Serro la mandibola e i denti scricchiolano; brancolo nel buio, nelle chiazze gialle delle torce che ci restano; sfioro un braccio caldo e morbido che si ritrae al contatto mentre cado in ginocchio. Nessuno mi aspetta. Nessuno si cura di me. Lacci di scarpa mi sferzano la schiena mentre mi scavalcano. Sputo saliva troppo amara e afferro una maglietta troppo stretta per essere la mia. La indosso.
Le tracce degli altri sono sempre più rade, così come i lampi di torcia. Vorrei gridare loro di fermarsi, di aspettarmi. Ma non posso farlo. Sarebbe inutile. Mi ucciderebbero. Se lo facessi, metterei tutti in pericolo, ora che sappiamo che sono anche qui. Morirei. Morirebbero.
Striscio sul pavimento e raccolgo tutto ciò che trovo; non importa di chi sia. Nulla ci appartiene più, ormai. Non gli oggetti, non la nostra vita. Possiamo solo cercare di sopravvivere; sforzandoci di non cedere, di resistere. Non abbiamo sogni, desideri o speranze. La speranza è morta assieme a un sacco di altre cose. Il suo cadavere verde e traslucido è smembrato e ridotto in poltiglia. La speranza è stata la benda che ci ha impedito di vedere il precipizio verso il quale stavamo camminando, un metro alla volta, mentre il mondo moriva. È la baldracca degli idioti.
Mi rialzo. Un orologio e un libro in mano. Il silenzio è gommapiuma che riempie la stanza. Corro fuori, inseguo l’ultimo balenio di torcia giù per un contorto intreccio di scale, corridoi e pianerottoli. La luce sempre più fioca, il resto del gruppo sempre più lontano. Il cuore pulsa disorientato, gonfiando di sangue e angoscia il cervello. Infilo l’orologio in tasca, stringo il libro contro il petto. Al mio passaggio il pavimento scricchiola e si frantumano gli scarafaggi. La luce si dissolve al voltare di un angolo. Mi accascio contro la parete buia. Il culo a terra.
Respiro.
L’autrice
Federica Leonardi è nata nel mese dei morti, e si approccia giovanissima alla letteratura crepuscolare, passando lunghi pomeriggi in compagnia di E. A. Poe. Da allora continua a leggere e scrivere di follie, corpi brulicanti e indecenti mutazioni.
Ha scritto alcuni racconti pulp, tra i quali il lungo Re di cuori (Delos Digital). Ha esordito per LaPiccolaVolante nel 2015 con il romanzo weird Il signor W. Con la stessa casa editrice ha pubblicato, due anni più tardi, I figli delle Ombre. Suoi racconti sono inclusi in Altrisogni Vol. 3 (dbooks.it), Strane Visioni, (edizioni Hypnos), Divagazioni Aliene (Kipple), Zappa e Spada (Acheron).
Il suo blog è letturepericolose.blogspot.it.
La collana
Avatar è la collana di Kipple Officina Libraria dedicata ai romanzi e grandi capolavori prettamente italiani del Fantastico e della SF, opere contraddistinte dalla cura meticolosa dei testi e dalle ampie visioni autoriali. Il logo della collana sintetizza perfettamente il circolo del tempo, delle conoscenze, degli eventi nascosti; l’iperbole del Fantastico per spiccare il volo nella fantasia più sfrenata e meravigliosa.
Federica Leonardi | Cenere
Copertina di Thavon Phumijan
Kipple Officina Libraria
Collana Avatar — Formato ePub e Mobi — Pag. 105 – € 2.95 — ISBN 978-88-98953-92-9
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5 marzo 2018 alle 17:37 · Filed under Cognizioni, Editoria, Sociale and tagged: Araldica, Michel Pastoureau

Su FantasyMagazine la segnalazione della pubblicazione Figure dell’araldica, saggio scritto da Michel Pastoureau, che tratta i temi correlati all’araldica. Stimolante la sinossi, che ci apre interessanti scenari simbolici.
Nata nel XII secolo sui campi di battaglia, l’araldica doveva servire a identificare i cavalieri, resi irriconoscibili dagli elmi e dalle armature. L’idea che gli stemmi siano monopolio dell’aristocrazia nasce in quei giorni, ma in verità tutti possono portarne uno, nobili o plebei, basta che rispettino le regole del blasone. Un codice funzionale elaborato per essere riconosciuto anche da lontano, fatto di colori vivi, immagini evidenti, segnaletica forte. Un sistema che ancora oggi è alla base della comunicazione e ci aiuta a capire i simboli presenti sulle bandiere delle squadre di calcio e in quelle nazionali, i loghi e i marchi più famosi, i cartelli stradali e molto altro.In questo saggio lo storico dei simboli e dei colori Michel Pastoureau racconta con passione come è nata l’araldica, in che modo si è diffusa, e come è giunta a essere presente nella vita di ognuno di noi, diventando uno dei grandi codici di comunicazione della società contemporanea.
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5 marzo 2018 alle 14:05 · Filed under Accadimenti, Catarsi, Deliri, Empatia, Energia, Experimental, InnerSpace, Inumano, Oscurità, OuterSpace, Quantsgoth, Segnalazioni, Surrealtà and tagged: Infection, Interrogazioni sul reale, Ksenja Laginja, Luce oscura, Nefandum psichico, Nero Gallery, Performance, Produco, Twin Peaks

Sabato 10 marzo, dalle 20.00, parteciperò assieme a Ksenja Laginja al Finissage della Mostra collettiva su Twin Peaks – qui una piccola rece – che si svolge presso la Nero Gallery di Roma, Via Castruccio Castracane. Presenteremo la performance Voices From The Black Lodge; ecco qui sotto i dettagli presi dall’evento Facebook:
In occasione della conclusione della mostra collettiva Twin Peaks Group Show, Nero Gallery ospiterà la performance Voices From The Black Lodge di Ksenja Laginja e Sandro Battisti. Il reading a due voci si svilupperà all’interno di un’installazione che vi immergerà in un sogno a occhi aperti, popolato di alberi spogli e luci infernali.
Ksenja Laginja e Sandro Battisti, sotto forma di entità incarnate del Buio, ci presenteranno un cut-up di Twin Peaks, denso di suggestioni provenienti dalla Black Lodge. Voices from the Black Lodge empatizza due presenze che vibrano nell’oscurità della loggia tra possessioni, rituali e invocazioni. Non esistono confini per l’ombra che stabilisce il contatto con la dimora del limite estremo.
Le letture si alterneranno all’installazione audio di Luca Longobardi ‘Voices of evidence (ibidem)’.
È un omaggio dichiarato e riconosciuto alla citazione, alle idee e pensieri altrui che, citati, diventano parte integrante della propria opera. Nella fattispecie, ogni singolo artista che partecipa alla mostra citerà una registrazione vocale di Dale Cooper: la loro voce diventa quindi il mezzo tangibile di unione tra il proprio pensiero e la sceneggiatura dell’opera di Lynch.
La parola in quanto suono e metadato si unisce all’immaginario sonoro già presentato nell’installazione 2357, colonna sonora della personale di Fabio Timpanaro ‘Jupiter in Saturn’. L’opera diventa così essa stessa citazione e punto di arrivo del percorso espositivo iniziato presso Fondaco per la Festa del Cinema di Roma.
Ci vediamo lì?
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5 marzo 2018 alle 11:39 · Filed under Passato, Storia and tagged: Attività politica, Roma

Su RomaVerso un post che traccia la storia delle attività politiche che si svolgevano nella Roma repubblicano, per un arco prossimo al mezzo millennio. Illuminante e, tutto sommato, assai prossimo allo scenario attuale.
Nell’antica Roma, la propaganda elettorale, petitio (richiesta), iniziava con il giro del candidato sia in città sia nelle zone periferiche. L’ iniziativa aveva lo scopo di sollecitare i cittadini al voto ed era un’attività di successo soprattutto se il candidato si mostrava attivo e presente tra la gente. Uno dei luoghi dove era meglio mostrarsi in pubblico, durante la campagna elettorale, era il Foro. L’atto più importante che il candidato poteva fare era la prensatio, cioè la stretta di mano, con cui salutava i potenziali elettori. Durante gli incontri con i cittadini, il candidato ricordava i meriti passati, faceva promesse e non dimenticava i favori (banchetti, giochi, tutela di interessi privati) che avrebbe fatto una volta raggiunta la carica. Il rispetto nei confronti degli avversari non era contemplato: era, anzi, usuale il ricorso ad accuse spesso infondate per accaparrarsi il consenso.
Alla propaganda a voce, si affiancava quella scritta, con l’uso di annunci dipinti sui muri, i programmata.
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5 marzo 2018 alle 08:33 · Filed under Connettivismo, Segnalazioni and tagged: Federazione della Nazione Oscura Caotica, Infection, Kekistan, Nazismo, Razzismo
[Letto su NazioneOscura‘s blog]
Il Kekistan è un una micronazione degenere di suprematisti bianchi creata da utenti di 4chan. Uno dei primi promotori del Kekistan è lo youtuber Sargon di Akkad, sospettato di razzismo. L’aspetto più eclatante del Kekistan è l’ossessione per gli anime e per Pepe The Frog. Come simbolo ufficiale di odio, il
personaggio è stato così contaminato dai razzisti. Ironia della sorte, il Kekistan prende il nome da un’antica divinità africana (che presumibilmente venerano), chiamata “Kek”.
La Nazione Oscura è pronta a riconoscere tutti i tipi di micronazioni ad eccetto dei fautori di razzismo, suprematismo, nazifascismo e sopraffazione di ogni tipo.
Ecco perché denuncia ufficialmente l’illegalità del Kekistan e la necessità di sciogliere questo movimento, per evitare di dichiaragli guerra.
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