HyperHouse
NeXT Hyper ObscureArchivio per marzo 12, 2018
Quindici anni fa
Nel pomeriggio di quindici anni fa aprivo il mio primo blog e scrivevo il primo post. Allora, il mio spazio si chiamava Cybergoth, il Connettivismo era in qualche modo già vivo ma non aveva per nulla i contorni e la consapevolezza non solo di adesso, ma nemmeno di quello che sarebbe stato già un paio di anni dopo. Su Cybergoth ero aiutato da un manipolo di amici che ritenevo giuste per l’esperimento, credo fossero altri quattro, tre dei quali continuano tuttora a vivere intensamente il Movimento (Umberto Bertani, Marco Milani e Francesco Cortonesi); De Matteo sarebbe arrivato nella line-up soltanto un mese dopo, e a quel punto l’onda caotica avrebbe cominciato a tracimare inarrestabile perché aveva raggiunto la massa critica, la creatività di tutti noi finalmente avrebbe presto raggiunto la completezza.
Nel pomeriggio di quindici anni fa è stato un po’ come cominciare, anche se l’inizio era partito un bel po’ prima; quindici anni fa non ero davvero cosciente di quello che sarebbe potuto accadere, avevo soltanto voglia di esprimere le mie idee, le mie sensazioni e visioni, incrementare la personale capacità di scrittura.
Grazie a tutti voi per tutti questi fantastici anni, che significa anche che il tempo è passato molto più in fretta di quanto lo abbiamo percepito. Ma quella è un’altra storia, perché il tempo non esiste (non qui, almeno).
Lankenauta – Essere Transitivo
Su Lankenauta una recensione di Ettore Fobo alla silloge di Emanuela Ceddia, Essere Transitivo. Si parla di versi incisivi, un’onda di piacere interiore e di complessa essenza acuta.
Ceddia racconta metamorfosi: “Sono io./ E ho pinne di pesce/ Ho branchie e sangue d’abisso”, fino a diventare mare, fino a ritornare a essere “cava creatura amniotica/iniziale”; cerca di sfuggire al troppo, di svuotarsi, utilizzando con felice parsimonia le allitterazioni, qualche rima, spesso interna al verso e neologismi, che sono perlopiù parole fuse insieme, “Varcobaleno”, per esempio. Ci sono anche sonetti molto belli.
Ugasanie – The Pole of Absolute Coldness
Nella nenia del freddo assoluto, i suoni raccontano abissi.
Nebula – Fantascienza contemporanea cinese | FantasyMagazine
Su FantasyMagazine la recensione a Nebula – Fantascienza contemporanea cinese, antologia di racconti SF cinesi curata ed edita da Francesco Verso e dalla sua Future Fiction. Un estratto:
Si tratta di racconti selezionati dal curatore Francesco Verso, editore e autore di romanzi di fantascienza vincitori di diversi premi, tra la produzione cinese del ventunesimo secolo (il più “vecchio” è del 2004), allo scopo di dare una piccola panoramica delle tematiche affrontate nel paese che più di ogni altri in questi anni ha avuto una crescita economica e culturale significativa.
Oltre alla qualità dei racconti, che approfondirò più avanti, la raccolta si distingue per l’originale proposta del testo in cinese (non a fronte, impossibile, ci ha spiegato l’editore) che forse per la maggior parte del pubblico ha un interesse relativo, ma punta a raggiungere i cinesi in Italia. La collaborazione con l’Istituto Confucio ha consentito inoltre di tradurre direttamente dal cinese alcuni racconti.
Il volume è introdotto dalla prefazione di Wu Yan dell’Università Normale di Pechino, che in breve sintetizza non solo il rapporto dell’Italia con la letteratura cinese, ma anche quello della Cina con la letteratura italiana. La prefazione è seguita dalle note biografiche sugli autori del racconto.
In coda una postfazione di Tachihara Tōya, scrittrice e docente di lingua e cultura cinese presso l’Università Hokusei Gakuen di Sapporo che, oltre a esaminare i racconti, sintetizza le principali correnti e tematiche dell’attuale fantascienza scritta in Cina e come stia arrivando in Occidente, grazie anche alle traduzioni in inglese di Ken Liu.
In Cina c’è al momento un forte interesse del governo nel finanziare la fantascienza come strumento di divulgazione scientifica. La Tōya spiega che in Cina sono diffuse due correnti di narrazione scientifica: la prima è detta kepu, volta a spiegare con semplicità la scienza a giovani e masse; la seconda, chiamata kehuan, è affine al concetto di fantascienza narrativa.