Su ToscanaLibri è uscita una bella intervista a Giovanni Agnoloni, che ha parlato diffusamente dei connettivisti. Un estratto significativo in cui Giovanni sintetizza assai bene l’essenza del Movimento.
I connettivisti si autodefiniscono nel manifesto “rabdomanti cibernetici”, ma sulle pagine del sito (www.next-station.org), abbandonati i toni lirici, si presentano come «un collettivo di appassionati di generi letterari, attivi in vari ambiti e con varie mansioni (nella scrittura, nella critica, nell’arte)». Quando e perché è nato il Connettivismo e quali generi coinvolge?
«Il Connettivismo nasce nel 2004 dall’interazione in Rete dei suoi tre fondatori, Sandro Battisti, Giovanni De Matteo e Marco Milani. Varie esperienze su diversi blog ed e-zines convergono in un flusso di pensiero che si ispira all’immaginario cyberpunk, goth e di generi viciniori, fino a trovare una sintesi nel manifesto, stilato principalmente da De Matteo e concepito non come decalogo “vincolante”, ma come una serie di suggestioni poetiche che delineano un alone percettivo in cui qualunque artista (non solo in ambito letterario, ma anche musicale, grafico e architettonico) può spontaneamente riconoscersi. Si tratta dunque di un movimento aperto, e sia pur ben cosciente delle proprie caratteristiche, che attingono ora dall’immaginario futurista, ora da quello crepuscolare, ora da quello surrealista, ma sempre con il punto di fondo di coniugare in un’indagine coerente la sensibilità umanistica e quella scientifico-tecnologica.
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