HyperHouse
NeXT Hyper ObscureArchivio per agosto 17, 2018
Ruptured World – The Shimmering After Blasts of Psionic Traces
Gli eventi si susseguono in aspettative caotiche di Nulla senziente.
Bioentropia
Intersezioni bioentropiche per le aspettative di esistenza che deturpano lo spettro umano.
Abissi matematici
La desinenza delle matrici cibernetiche si attiva quando il paradigma si modifica intersecandosi alle coordinate non euclidee degli abissi matematici.
L’occhio del gatto | SherlockMagazine
Su SherlockMagazine la segnalazione del romanzo L’occhio del gatto, dello scrittore R. Austin Freeman pubblicato questo mese da Giallo Mondadori. Particolare questo libro, sicuramente razionale ma con elementi irrazionali che verranno svelati, che donano comunque un fascino particolare alla storia.
Tutto ha inizio una sera. L’avvocato Robert Anstey è diretto a casa quando, in una zona isolata, soccorre una ragazza accoltellata da un ignoto aggressore. L’uomo stava fuggendo dalla scena di un delitto, la cui vittima è un noto collezionista di reliquie storiche. Dal suo museo privato sono stati trafugati alcuni gioielli, tra i quali un pendente con un occhio di gatto che si dice essere legato a una vecchia superstizione. Sconcertato dall’alone di mistero che ammanta la vicenda, così anomala rispetto a ordinari fatti criminali, Anstey auspica l’intervento dell’amico e collega John Thorndyke, massima autorità in campo medico-legale e grande penalista. Non sarà facile, per un campione del razionalismo come lui, condurre un’indagine che sembra sconfinare sempre più nei territori dell’occulto e del soprannaturale. Ma lo sosterrà la certezza che ogni puzzle, per quanto ostico, deve avere una soluzione logica.
La Prefazione
Per una di quelle coincidenze che sono inammissibili nella produzione romanzesca, anche se capitano di frequente nella vita reale, un episodio nella storia qui narrata ha trovato una replica quasi esatta in un caso vero apparso nei quotidiani.
Il caso vero concerneva un’allarmante disavventura capitata a un distinto ufficiale di polizia di alto rango. L’incidente fittizio si verifica nel decimo capitolo di questo libro, e la lettura di quel capitolo darà inevitabilmente l’impressione che io mi sia appropriato del caso vero e l’abbia incorporato nella mia storia; un procedimento che il lettore potrebbe considerare di pessimo gusto, e con ragione.
Mi sembra perciò opportuno spiegare che il capitolo 10 è stato scritto qualche mese prima che si verificasse la tragedia reale. In effetti, per quella data, il libro era stato quasi ultimato e risultava praticamente impossibile eliminare l’incidente a cui si è fatto riferimento, e che era parte integrante della trama.
La coincidenza è di sicuro spiacevole, ma si sarebbero anche potute verificare conseguenze persino peggiori. Perché se non avessi dovuto mettere da parte questo libro per completare un altro lavoro, L’Occhio di Gatto sarebbe uscito in stampa proprio nel momento in cui quel crimine veniva realmente commesso; e a quel punto sarebbe stato difficile per chiunque – persino per l’autore – credere che il crimine fittizio non avesse fornito lo spunto per quello vero.
R.A.F.
Gravesend, 19 giugno 1923
Omicidi nella Domus | ThrillerMagazine
Su ThrillerMagazine la segnalazione di Omicidi nella Domus, thriller storico ambientato nel mondo romano antico scritto da Walter Astori. Interessanti le pennellate del contesto antico, un estratto con relativo incipit in lettura:
61 a.C., Roma. Consolato di Pisone e Corvino. Il giovane questore Flavio Callido, per ritemprarsi dalle fatiche della vita romana, si concede qualche giorno di riposo presso la villa suburbana di suo padre Spurio, figura di spicco della politica durante la dittatura di Silla.
Al suo arrivo nella domus, Callido trova un’atmosfera ben diversa dalla tranquillità agreste che si era augurato. Nella notte è morta Cecilia, seconda moglie di Lucio Calpurnio Bestia, uno degli ospiti illustri di Spurio insieme all’ex console Murena e a Fausta Cornelia, figlia del dittatore Silla. Tutti gli ospiti sono concordi che si sia trattato di una morte per cause naturali, tranne Marciana, madre adottiva di Cecilia e cugina di Catone l’Uticense. Nel corso della notte, infatti, Cecilia era scampata a un attentato e aveva lanciato accuse precise nei confronti di Licinia, sorella di Murena, rea di volersi sbarazzare di lei per poter sposare il nobile Bestia. I due illustri patrizi, infatti, sono legati da forti interessi reciproci; in un momento in cui la congiura di Catilina ha lasciato un vuoto di potere, Pompeo, Crasso e Cesare, che si stanno facendo largo nella vita politica dell’urbe, devono essere fermati. E Cecilia costituiva un ostacolo.
Spetterà a Flavio Callido far luce sulla tragica fine della donna e anche sulla morte di una schiava e la sparizione di uno schiavo, di cui nessuno pare interessarsi. Ma scoprire la verità potrebbe essere più pericoloso di quanto lo stesso questore immagini.
L’incipit
La villa sorgeva alle pendici del monte Albanus. Era una costruzione a due piani, visibile già da lontano per il tetto in tegole rosse che spiccava tra il verde della vegetazione e l’azzurro del cielo. Mancavo da oltre un anno e sul lato orientale stava sorgendo un’ala completamente nuova che aveva preso il posto di un boschetto. L’intera struttura era così imponente che incuteva quasi soggezione.
Molti nobili compravano e mantenevano ville suburbane solo per intrattenere e ospitare gli amici. Mio padre Spurio non faceva eccezione anche se, a parole, raccontava di aver deciso di ritirarsi in campagna per invecchiare serenamente, lontano dai complotti e dagli intrighi della politica romana che l’avevano visto protagonista per oltre un decennio all’ombra del dittatore Silla. Un proposito destinato a fallire: aveva ancora troppi affari in corso a Roma per lasciarla definitivamente.
Quella mattina ero partito presto dalla mia casa sul Palatino e iniziavo a essere stanco. Dopo quattro ore a cavallo pregustavo l’ozio e i piaceri che mi aspettavano ma, sin da quando lo schiavo guardiaporta ci lasciò entrare, capii che i miei propositi erano destinati a fallire.
Mi rivolse un sorriso così tirato che per un attimo ebbi l’impressione che non mi avesse riconosciuto. Ripetei due volte il mio nome. La seconda precisai anche che ero il figlio di Spurio, il suo padrone, ma l’espressione con la quale mi fissava si addolcì appena. Mi bastò un’occhiata all’atrio per rendermi conto che qualcosa di molto grave era accaduto e sulla casa aleggiava un alone di tristezza. Alle spalle dell’impluviunì era stato allestito un letto funebre e una donna vi giaceva distesa.