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NeXT Hyper ObscureArchivio per ottobre 23, 2018
Iperuranio, se la fantascienza incrocia la filosofia | Fantascienza.com
Su Fantascienza.com la segnalazione di un’antologia molto interessante, Iperuranio, curata da Andrea Tortoreto. Nomi eccellenti coinvolti nel progetto, come Antonino Fazio, Giovanni De Matteo, Gianfranco De Turris, Alain Voudì e altri ancora.
La fantascienza è abituata a guardare il mondo da prospettive insolite. Chi la scrive cerca nuovi orizzonti, scorci differenti, panorami straordinari. Un po’ come fa la filosofia, che per indagare il reale ha bisogno di un approccio critico, di porre domande inconsuete e alle volte disturbanti.
È forse per questa radice comune che la fantascienza viene spesso definita narrativa speculativa, testimoniando una naturale predisposizione a sondare gli interrogativi che riguardano l’uomo e il suo rapporto con la realtà. Non si tratta solo di comprendere come il futuro e gli sviluppi della tecnologia potranno modificare la natura stessa dell’essere umano. Come dimostrano i racconti presentati in questo volume, la fantascienza spinge la mente fino ai confini del sapere, invitando il lettore a mettere in dubbio il senso della propria percezione, i confini tra sogno e realtà, la natura inanimata delle macchine o addirittura il fatto che la creazione appartenga solo a Dio.
Dodici racconti in cui la storia della fantascienza dialoga con voci emergenti. Dodici storie che mostrano una nuova vena aurifera della SF italiana, quanto mai viva e pulsante. Dodici gemme in cui gli abissi della conoscenza umana sono scandagliati nel profondo. Oltre ogni immaginazione.
Livello intermedio
Mi lascio andare in un complesso interiore di pure fantasie, lì dove il suolo non è più indicatore del livello intermedio.
Sei cose che sappiamo del Trieste Science+Fiction 2018 | FantasyMagazine
Su FantasyMagazine un lungo post per descrivere l’edizione di quest’anno del meraviglioso Trieste Science+Fiction Festival. Chi non è mai andato, vada; chi c’è già stato, cerca di tornarci.
La diciottesima edizione del Trieste Science+Fiction Festival – organizzato e promosso dal Centro ricerche e sperimentazioni cinematografiche e audiovisive La Cappella Underground – si terrà dal 30 ottobre al 4 novembre 2018.
Giunto alla sua 18° edizione, il Trieste Science+Fiction Festival propone anche quest’anno anteprime mondiali, internazionali e nazionali, con tre concorsi internazionali: il Premio Asteroide, competizione internazionale per il miglior film di fantascienza di registi emergenti a livello mondiale, e i due premi Méliès d’argent della European Fantastic Film Festivals Federation per il miglior lungometraggio e cortometraggio di genere fantastico europeo. La sezione Spazio Italia ospiterà il meglio della produzione nazionale. Immancabili, infine, gli Incontri di Futurologia dedicati alla scienza e alla letteratura, in collaborazione con le principali istituzioni scientifiche, e la consegna del premio alla carriera Urania d’argento a un maestro del fantastico.
Plaster – Transition | Neural
[Letto su Neural]
Nuovo studio album – che è edito da Kvitnu – per Plaster, moniker dietro il quale adesso vi è solo Gianclaudio Hashem Moniri (precedentemente in duo con Giuseppe Carlini). Transition rispetto al passato esibisce un approccio maggiormente minimale e concreto, utilizzando nelle composizioni soprattutto strumentazione analogica e hardware, al bivio fra un’ispirata suite dalle venature industriali e ambientali evoluzioni, con sequenze cupe e dai tratti inquietanti, che riverberano di terre inabitate e paesaggi un po’ lunari. Quello che sembra evidente è che la transizione suggerita dal titolo riguardi adesso proprio una vocazione più sperimentale, seppure un certo impianto tecnoide ancora faccia capolino nel corso delle otto tracce, splendidamente addobbate dell’artwork di Zavoloka, una delle menti pulsanti e anche designer che guida le sorti dell’etichetta viennese. Gli immaginari che sono evocati sembrano avere a che fare con i classici modelli della fantascienza distopica, mescolando un po’ di post-human e visioni apocalittiche, trasportando l’ascoltatore attraverso scansioni ipnotiche ma tuttavia parecchio ritmate, minacciose e sintetiche. Non mancano i momenti di quiete, ad esempio in “Unregistered Product”, nel quale un loop elegiaco viene modulato con grande perizia e insistenza, dando lustro a meditabonde connessioni, che nella successiva “Imaginary Friend” si fanno quasi retrowave o più noisey – se preferite – facendo pendere la bilancia sul versante di una fruizione decisamente cruda, vibrante e diretta. Sono spurie melodie create con sintetizzatori analogici quelle di quest’album che rimangono impresse nelle nostre sinapsi, “The Last Goodbye” o “Casual Encounter”, potenti tracce che nella loro dimensione evocativa immaginiamo anche molto spendibili in versione live, per un pubblico che necessita di un ritorno alle origini, quando tutto era meno patinato e l’essere aspri e urticanti non era un’opzione. Non sappiano se Moniri sia interessato a questo. Fatto sta che un talento di questo tipo ci piacerebbe messo alla prova anche in situazioni meno confortevoli. Sarebbe in sintonia con le sue stesse ossessioni, che confortevoli non lo sono affatto e trovano ispirazione nei meandri più oscuri e contorti fra i generi, sempre modulando in maniera tesa e iper-vivida, coriacea e insondabile.