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NeXT Hyper ObscureArchivio per gennaio 8, 2019
Magniverne | FantasyMagazine
Su FantasyMagazine la segnalazione di Magniverne, raccolta di racconti weird di Maurizio Cometto. La quarta:
Magniverne è un paesino sperduto fra le montagne di un Piemonte cupo dove i bambini giocano nei prati accanto a incubi che attendono nelle profondità dei fiumi e si nascondono nel ventre buio delle foreste. Magniverne è un luogo di predestinati, di memorie, di sdoppiamenti. Magniverne e i suoi confini che sono luoghi del passaggio verso l’età adulta, il suo cuore di fiaba fantasiosa e terribile, i suoi esorcismi e le sue avventure. Magniverne è il versante gelido, in ombra della provincia italiana: le case stregate non si contano e i luoghi innominabili sono invasi dai rovi, e ogni pietra nasconde una storia dimenticata. Magniverne è l’immaginario paese protagonista di questa antologia, il fulcro del realismo magico di Maurizio Cometto che ci conduce per mano nei meandri dell’oscurità per svelarcene i segreti.
Lankenauta | Il libro delle cose
Su Lankenauta una recensione di Ettore Fobo a Il libro delle cose, silloge di Fabio Donalisio con nota critica di Andrea Cortellessa. Un estratto dalla recensione:
Fabio Donalisio continua nella sua operazione di scavo, di raschiatura di concetti, mirando a esprimere o, come voleva Roland Barthes, inesprimere, nei suoi versi secchi e taglienti “il minimo importante”, ciò che sfugge al nulla solo per l’illusione di senso che gli diamo. Assenza è la parola chiave per comprendere questa poetica scabra, in cui versi altrui vengono riutilizzati o modificati per generare una letteratura di richiami e di rimandi, che a dispetto del vuoto, che sembra essere la trama profonda del nostro vivere e scrivere, si rivela densa. La rima è usata in maniera moderna, quasi sempre interna al verso, a inventare una partitura metrica del tutto originale.
Alcuni versi più discorsivi, riportati in corsivo, sembrano dare la dimensione filosofica di questa versificazione in cui il poeta stesso viene meno, l’io lirico scompare, e vengono fuori le cose da qui il titolo del libro Il libro delle cose, edito da Nino Aragno editore, nell’aprile del 2018. Nella bella nota critica in quarta di copertina Andrea Cortellessa parla di “dolce stil niente” e ha ragione.
Donalisio svuota di sé, del sé, la parola poetica ed emerge dolcemente il vuoto, vuoto l’io, minima e insignificante particella pronominale, vuoto il noi, per lo stesso identico motivo: “io è ognuno, è il pronome più generico e / impersonale, non serve a designare nessuno”.
Già dai primi versi Donalisio chiarisce a che gioco stiamo giocando “che fai? niente mi do/assente”. Altrove leggiamo “le parole implicano l’assenza di ciò che designano”. La sensazione, gorgiana, è che nulla possa essere detto, ma che il non detto sia il tutto, e che la lingua poetica sia un prolungato disdire la dicibilità del reale, spesso troppo facile, spesso ingannevole, “lingua ombra” alla maniera di Celan, in cui come dei novelli Jabès, qui di seguito citato, “abitiamo solo la nostra perdita”, la nostra scomparsa, in cui la stessa carne non è altro che la “base fisiologica del vano”.
Nosferatu a fumetti | FantasyMagazine
Su FantasyMagazine la segnalazione del riversamento su carta – fumetti – di Nosferatu, la celebre pellicola degli anni ’20, in uscita per NicolaPesceEditore. Notevole…
Dal cinema al fumetto. Il capolavoro dell’espressionismo tedesco del 1922 Nosferatu, diretto da Friedrich Wilhelm Murnau, diventa un fumetto edito da Nicola Pesce Editore. Si tratta di un adattamento a fumetti in senso lato: i disegni e i testi di Paolo D’Onofrio riprendono il film fotogramma per fotogramma, imprimendolo in color seppia su una carta ingiallita ed invecchiata, utilizzando per il lettering dei pannelli lo stesso stile delle pellicole mute.
Biblioteq Mdulair – Primitive Electronics Brain Dance | Neural
[Letto su Neural]
Il progetto Biblioteq Mdulair – sì, scritto proprio in questo modo – prevede un setting composto da circa 15 generatori di funzioni analogiche al servizio degli svizzeri Emma Souharce e Daniel Maszkowicz, concettuali sperimentatori interessati anche alla ricerca di feconde interconnessioni audio-video. Così come la strumentazione analogica è frutto d’una ricerca specifica, ma allo stesso tempo d’attitudine al bricolage post-modernista, pure i monitor – di fogge, tipologie e differenti dimensioni – tutti a tubo catodico, sembrano raccontare di una pratica performativa che ha le sue ascendenze in certe spettacolarità teatrali underground dei primi anni ottanta. Insomma si tratta d’un esperienza elettronica audiovisiva – ci sembra senza utilizzo di software e computer alcuno – nella quale sono riproposte decostruzioni puntiniste, tichettii e sibilanti fluide pulsioni, andamenti al limite della percezione e risonanze ambientali ipnotiche e crescenti. Questa prima uscita discografica del duo è stata registrata live al Cinéma Nova a Bruxelles il 10 dicembre 2017 ed è una coproduzione Copypasta Editions ed Aussenraum Records, etichetta quest’ultima che è avvezza a contaminazioni in bilico tra forme musicali e artistiche di confine. In questa Primitive Electronics Brain Dance per gli autori è possibile distinguere “una serie di coppie di forze”, in successione, “come melodie d’altezze e timbri da un lato” e allo stesso tempo “come una struttura d’assemblaggi verticali delle scansioni armoniche”. L’organizzazione delle sequenze dell’opera sembra evolvere dall’elementare a inviluppi maggiormente lavorati, per poi tornare a scansioni di nuovo alquanto essenziali. Dai primi strumenti di sintesi sonora a oggi è sempre possibile avvertire un qualche silenzio dietro al suono e questo è immediatamente percepibile nel lavoro del duo, che rimanda a un atteggiamento musicale profondamente pacificato ma che testimonia del mondo come una rappresentazione al di là della semplice contemplazione estetica. Generatori di frequenza, filtri, impulsi, oscilloscopi in sintesi additiva, questa è la materia della quale si tratta, con l’apporto di Synkie dal vivo – Max Egger, Michi Egger e Flo Kaufman – e il loro ecosistema analogico di manipolazione video, a rendere ancora più denso l’esercizio di stile e potente l’impatto con il pubblico.