Kipple Officina Libraria è lieta di presentare un’opera inusuale eppure moderna, che contiene quello che potremmo definire un inganno, poiché i tre autori presentati sono considerati come se fossero poeti contemporanei, forse sconosciuti ma ascoltati e letti per caso per la loro prima volta: David P. Barnitz, Eric S. Stenbock e Algernon C. Swinburne presentano, perciò, grazie alla riscoperta di Marco Raimondo, Decadere nell’eterno. Trittico decadente.
Poeti lontani nel tempo, scandalosi, maledetti o forse poeti di una contemporaneità non detta in quest’epoca nostra così inautentica? Tre morti abbiamo letto, tre modi di eternare attraverso la morte: in Barnitz era la bellezza dell’amata, in Stenbock l’amore stesso e in Swinburne la brama e il desiderio, la passione erotica. Tre poeti che hanno avuto il maledetto coraggio di raccontare il loro decadente desiderio di eternità, qualunque questa fosse, qualunque cosa volesse significare.
La magistrale introduzione è del curatore di collana Alex Tonelli e la traduzione è di Marco Raimondo; la copertina è Oh, What’s That in the Hollow…?, olio su tela di Edward Robert Hughes.
Dall’introduzione
In questo nuovo VersoGuasto, grazie al prezioso lavoro di riscoperta e traduzione di Marco Raimondo (già autore del volume sesto di questa collana, DNAbyss), abbiamo cercato di compiere un’operazione di archeologia poetica. O meglio, abbiamo voluto scavare fra pile di libri ammassati nello scorrere del tempo e impolverati di quella sostanza biancastra, che il tempo lascia al suo passare sino a estrarre tre antichi tomi, tre volumi probabilmente dimenticati per aprirli nuovamente ai nostri occhi di lettori.
Chiediamo a chi si appresta a queste pagine di condividere il nostro inganno, mio e di Marco Raimondo, e di considerare i tre autori presentati come se fossero poeti contemporanei, forse sconosciuti ma ascoltati e letti per caso, qui presentati per la loro prima volta. Che sia questo VersoGuasto un debutto, il debutto di tre poeti decadenti di fine Ottocento: poeti lontani nel tempo, scandalosi, maledetti o forse poeti di una contemporaneità non detta in quest’epoca nostra così inautentica? Tre poeti che hanno avuto il maledetto coraggio di raccontare il loro decadente desiderio di eternità, qualunque questa fosse, qualunque cosa volesse significare.
La quarta
Abbiamo cercato di compiere un’operazione di archeologia poetica. O meglio, abbiamo voluto scavare fra pile di libri ammassati che il tempo lascia al suo passare sino a estrarre tre antichi tomi, tre volumi probabilmente dimenticati: le poesie di David P. Barnitz, Eric S. Stenbock e Algernon C. Swinburne, tre poeti decadentisti, letti come se fossero poeti contemporanei, forse sconosciuti ma ascoltati e letti per caso, qui presentati per la loro prima volta.
Gli autori
David Park Barnitz nacque nel 1878 a Wheeling, West Virginia e morì nel 1901 per patologia cardiaca congenita. Eric Stanislaus Stenbock (Conte) nacque nel 1860 a Cheltenham, Inghilterra e morì nel 1895 di cirrosi epatica. Algernon Charles Swinburne nacque 1837 a Londra, Inghilterra e morì nel 1909.
Il curatore e traduttore
Marco Raimondo nasce nel 1988 in provincia di Torino. È fortemente affascinato dalle contraddizioni dell’umano; s’interessa di biotecnologia e dei lati oscuri del progresso, di nuove forme di comunicazione, studio e conservazione di antiche tradizioni gnostiche e dualiste.
La collana VersiGuasti
VersiGuasti è la collana di Kipple Officina Libraria diretta da Alex Tonelli interamente dedicata alla poesia e alla letteratura lirica in versione digitale, alla costante ricerca di connessioni e poetiche appartenenti al Connettivismo e non solo.
David P. Barnitz, Eric S. Stenbock e Algernon C. Swinburne, Decadere nell’eterno. Trittico decadente
Introduzione: Alex Tonelli
Copertina: Edward Robert Hughes
Cura e traduzione: Marco Raimondo
Kipple Officina Libraria – Collana Versi Guasti – Pag. 54 – 0.95€
Formato ePub e Mobi – ISBN 978-88-32179-03-3
Bruce Sterling, il 13 marzo, è intervenuto al celebre SXSW, il South by Southwest che, come recita WikiPedia, è un festival musicale, cinematografico, comprensivo di mostre interattive e conferenze, che si tiene ogni anno ad Austin, nel Texas.
Il fluente intervento di Sterling narra l’attuale mondo cyberpunk, e nel farlo elenca le proprie esperienze vissute nel momento d’oro del Movimento rapportandole a questo preciso momento storico, a ciò che è ancora cyberpunk ed è incredibilmente sopravvissuto nello spirito alla sua morte fisica; Bruce è felice di constatare, citando innumerevoli esempi, aneddoti, storie vere e personali, la vitalità ancora virulenta dell’ideologia cyberpunk, in più passaggi del suo intervento ha menzionato esempi della capacità italiana di vivere ancora, con pura attitudine italiana ed europea, il cybperpunk. Sterling, in questo preciso passaggio, cita anche noi connettivisti: la sua empatia coi temi propri del Connettivismo è fantastica, proprio perché molte delle nostre suggestioni derivano anche dal cyberpunk, dalle sue estensioni ideologiche esplose nel terreno della Rete, della tecnologia, delle previsioni di un futuro postumano e teso alla comprensione trascendentale che pure la tecnologia può garantire. Bruce Sterling è, in altre parole, parte integrante dei pensieri connettivisti, della nostra sensibilità; essere usciti un ventennio dopo il Manifesto cyberpunk ha significato per noi gestire un punto di partenza ed evoluzione in parte diversi, ma è altrettanto evidente che le ideologie tecnofile e postumane espresse da Sterling, Gibson e da tutti gli artisti che in quegli anni hanno rivoluzionato il mondo SF e Fantastico in generale, sono state seminali per i connettivisti.
Sono orgoglioso di cospirare con Bruce e con tutti gli altri autori e artisti coinvolti in questi progetti contemporanei, in queste ideologie, nelle empatie che si sviluppano attraverso l’interazione e nelle innovazioni che, alla fine, hanno un solo nome: creatività. Ringrazio pubblicamente Sterling, la sua integrità intellettuale è la migliore garanzia per la strada che abbiamo intrapreso, sentire che siamo allineati ideologicamente, insieme a tutta l’attitudine punk, tecnologica ed espressiva di questi anni, è un forte brivido creativo. Bruce ha compreso rapidamente e perfettamente lo spirito e la storia del Vecchio Continente, dell’Italia, di chi vive in questi luoghi e s’interroga sul futuro con il bagaglio, però, di un passato potente e ingombrante; lui continua a rimanere perciò uno dei fari principali di questi tempi, al netto dei connettivisti: è questa la vera splendida notizia.
Su SherlockMagazine l’intervista agli autori di Delitti al museo, Giallo Mondadori di questo mese, con al suo interno racconti di autori del calibro di Stefano Di Marino. Incollo qui sotto la parte di Stefano:
Torna Bas Salieri, il ricercatore dell’occulto nato nel 2014 dal romanzo Il Palazzo dalle cinque porte: con tre romanzi e due racconti, quanto ti sei affezionato a questo tuo nuovo personaggio?
Moltissimo, perché era un esperimento, la voglia di creare un personaggio che fosse l’antitesi di Chance Renard, il Professionista. Uno che non doveva sparare neanche un colpo, un raffinato, un seduttore. E poi ne è uscita una serie di successo.
In quale mistero troveremo, stavolta, Bas Salieri?
In questa avventura siamo sempre in Italia, a Napoli, chiaramente in un ambiente che richiama il meglio dell’Italian Giallo con una sfumatura più moderna e un pizzico di perversione. E, nel 2020, ci aspetta il romanzo lungo L’amante di pietra dove veramente ne vedrete di incredibili.
Intanto in edicola “Segretissimo Special” presenta una tua storica antologia: Professional Gun. Come la presenteresti a chi non ha avuto il piacere di conoscerla all’epoca?
Un volume da collezione. Presenta non solo tutta la varietà di temi che si trovano nel Professionista ma anche di più. Sono tre romanzi brevi e tre racconti. In particolare ne Il luparoho avuto modo di scrivere un vero noir tropicale, con una sfida tra due killer che un po’ mi ricorda molti polar francesi che ho amato moltissimo. Poi c’è l’inedito, Vulkan, che è un omaggio allo Sniper di Sergio Altieri che qui è associato al Professionista in una battaglia nelle Filippine.
Ma sei attivo anche in altri campi…
Sì, lo confesso. Ho una grandissima passione per il cinema e le arti marziali per cui mi sono lanciato in una nuova versione della mia guida al cinema di arti marziali, che riprende un po’ Dragons Foreverda tempo esaurito. La Guida al cinema di arti marziali arriva sino ai giorni nostri e alle ultime tendenze. ed è illustratissima. una chicca per appassionati, targata Odoya.
Su HorrorMagazine la segnalazione del secondo numero di Zothique, rivista horror curata da Pietro Guarriello per la Dagon Press. Molto interessante il contenuto, che va al di là dell’horror stesso:
Inizia con un saggio teorico sulla narrativa dell’orrore questo secondo numero di Zothique, ma il pezzo forte è un ampio ed esclusivo Dossier che fa il punto sullo scrittore Ambrose Bierce, di cui vengono presentati anche cinque racconti weird inediti in Italia, oltre a guide bibliografiche e saggi sulla sua figura e sulla sua narrativa. Si passa poi a Thomas Owen, uno dei padri del fantastico Belga, e dopo un saggio introduttivo seguono quattro sue storie tra il surreale e il fantastico, anch’esse in prima traduzione italiana.
Ma anche la narrativa nostrana è ben rappresentata, con un racconto di Francesco Brandoli che si rifà al mito della mater tenebrarum ed è un omaggio a Suspiria. Si passa quindi a Robert E. Howard, con la prima parte di un lungo saggio dedicato alla sua poetica. E per la serie Le donne del weird, che chiude il numero, questa volta il focus è sulla scrittrice Gertrude Atherton, presente anche con il classico racconto The Striding Place.
Mi associo alla tristezza espressa da Luigi Milani per la morte di Mario Marenco, che chi ha la mia età non può non ricordare per i suoi funambolismi fanciulleschi e per la sua verve unica, espressa accanto a veri maestri dell’ironia, della sagacia, del dissacrante, ovvero la banda di Alto Gradimento, la trasmissione radiofonica dei primi ’70 di Renzo Arbore e Gianni Boncompagni, che è poi sbarcata in televisione e ha caratterizzato l’alternative colto e divertente, genere ormai dimenticato e, dai più, completamente sconosciuto. Un abbraccio a Mario e a tutta la banda, un abbraccio all’intelligenza che sembra essere sfumata da lungo tempo ormai.
Il terzo estratto dalla mia silloge poetica Il sentiero dello sciamano. L’opera è edita da KippleOfficinaLibraria in ebook e cartaceo. I testi che compongono questa raccolta diventano un caleidoscopio che non va compreso, non va scomposto perché ogni frammento ha in sé un universale che rimanda ad altro e viceversa, continuamente.
Schegge di ossidiana – Fiabe dall’Impero Connettivo è un progetto di musicalizzazione dell’Impero Connettivo, uno Stato a metà strada tra il weird e la SF che, come l’Impero Romano, si espande sullo spazio, ma anche sul tempo. A capo dell’ecumene di postumani c’è un imperatore nephilim, la moneta corrente è l’informazione. L’album presente su BandCamp […] […]
Un’altra poesia della silloge poetica Il sentiero dello sciamano, libro che ho dedicato al mondo mistico vicino alle entità disincarnate, che non è mediato da alcun ordine gerarchico politico. L’opera è edita da KippleOfficinaLibraria in ebook e cartaceo e, come spiegato nell’introduzione… …i testi che compongono questa raccolta diventano un caleidoscopio ch […]
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"Scrivete quel che volete scrivere, questo è ciò che conta; e se conti per secoli o per ore, nessuno può dirlo." Faccio mio l'insegnamento di Virginia Woolf rifugiandomi in una "stanza", un posto intimo dove dar libero sfogo - attraverso la scrittura - alle mie suggestioni culturali, riflessioni e libere associazioni.
“Siamo l’esperimento di controllo, il pianeta cui nessuno si è interessato, il luogo dove nessuno è mai intervenuto. Un mondo di calibratura decaduto. (…) La Terra è un argomento di lezione per gli apprendisti dei.” Carl Sagan
“Quando siamo calmi e pieni di saggezza, ci accorgiamo che solo le cose nobili e grandi hanno un’esistenza assoluta e duratura, mentre le piccole paure e i piccoli pensieri sono solo l’ombra della realtà.” (H. D. Thoreau)