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NeXT Hyper ObscureArchivio per aprile 2, 2019
Daniele Cascone – Fotografie: una mostra personale a Siracusa | Daniele Cascone
Nuova Personale fotografica per Daniele Cascone, il vernissage sabato 6 aprile, alle 19.00, a Siracusa. Ecco i dettagli dal suo sito; i miei migliori auguri a Daniele…
SIRACUSA. Sabato 6 aprile prossimo, alle ore 19:00 presso la galleria di Fototeca Siracusana, s’inaugurerà la personale fotografica di Daniele Cascone, artista siciliano. Daniele Cascone inizia il suo percorso artistico nel 2001. Sperimenta parecchio, mescolando le tecniche digitali con gli strumenti più tradizionali. Si interessa di fotografia, di stop-motion e di video. La sua attività lo porta a fondare diversi progetti sulle arti visive, tra cui il web magazine «Brain Twisting». Contemporaneamente, inizia a esporre sia in Italia, sia all’estero e i suoi lavori sono presenti in numerose gallerie e pubblicazioni di settore.
La mostra, semplicemente intitolata “Fotografie”, è un portfolio d’artista, la perfetta esecuzione di un genere fotografico di culto che trae le sue origini dalla più bella storia della fotografia, nel suo percorso verso l’autonomia di genere, verso la conquista del meritato posto nel grande Pantheon delle Arti.
Con queste premesse non può che trattarsi di una mostra accattivante per i contenuti. Una dozzina o poco più di “inquadrature”, surreali, metafisiche, simboliste, (ma che importa catalogare quando riescono a catturare lo spettatore?) in cui Cascone usa la forza persuasiva del medium fotografico con estrema maestria. Egli crea l’enigma, manipola con impegno la banale realtà costringendola a deviare verso la metafisicità dei corpi e degli oggetti, la prospettiva e la luce, assegnandone nuovi valori. Inconscio regista di un racconto di cui lo spettatore vedrà solo la scena finale: summa fotografica di un pensiero ordinatamente ricomposto (metafisico) sul palcoscenico del suo studio fotografico, enclave di sogni (surreale) in un mondo di sole banali certezze.
Giuseppe Cicozzetti, presentatore della mostra e dell’artista, infatti, ne parla in questi termini: — (Omissis) Il suo racconto non sta nei limiti della convenzione né intende rimanerci, e alla raffigurazione della realtà preferisce la strada insidiosa e misteriosa dell’onirico, dell’allusione, del simbolico, in una sola parola del surreale. La sfida è forte, specialmente dalle sue parti. Lì, al netto di numerose eccezioni, la narrazione della realtà si è così incistata sulla fotografia che appare sgomitare per divenire “linguaggio unico” e il cui rischio di omologazione visiva si estende dalla street photography alla paesaggistica fino a rendere irriconoscibile il lavoro dell’uno o dell’altro. —
Cascone è insomma un autore diverso, fuori dal coro, sensibile alle problematiche esistenziali dell’uomo che in un clima di politica mondiale incerta e fuorviante costituisce forse l’angoscia maggiore, insieme a quella per l’ambiente. Il suo messaggio è un urlo contro l’effimero, l’ansia comune a tutti gli artisti di dover cambiare qualcosa perché loro, per primi, da sempre, ne percepiscono l’inderogabile necessità.
La mostra rimarrà aperta fino al 26 aprile, l’ingresso è libero.
Inaugurazione: SABATO 6 APRILE 2019 – h. 19.00
A cura di Salvatore Zito
Presentazione e testo critico a cura di Giuseppe Cicozzetti
Dal 6 al 26 aprile 2019
Orario: 17:30-20:00 – Domenica e Lunedì chiusoFOTOTECA SIRACUSANA
Largo Empedocle 9, Siracusa
Tel. 347 4218241 / 0931 1850076
fototecasr@gmail.com
www.fototecasiracusana.com
Staalplaat SoundSystem – Installations | Neural
[Letto su Neural]
Preziosa uscita che documenta storiche installazioni di Staalplaat SoundSystem, collettivo di artisti sonori che vede in prima fila Carlo Crovato, Radboud Mens, Jens Alexander Ewald e Geert-Jan Hobijn. Sono quattro per ognuno dei due lati del vinile i progetti qui selezionati, complessivamente un’installazione del 2004, “Floating Islands”, una del 2008, “Station To Station”, tre del 2013, la serie delle Compositions (een, twee e drie) e infine tre del 2014, nell’ordine “Plan C”, “Composition deux” e “Composition trois”. C’è da perdersi con questi attivisti del suono, che riciclano oggetti quotidiani conferendo loro una nuova vita, capaci di singolari creazioni che molto spesso hanno la durata solo del tempo di una mostra, continuatori ideali di quelli che erano gli happenings degli anni sessanta, solo in una chiave più specifica e meglio strutturata sotto l’ombrello di un sub-genere artistico-musicale. L’edizione in questione è limitata a 300 copie, ma testimonia di una visione poetica e sperimentale che non è ascrivibile solo a una ristretta fascia di addetti ai lavori. Un simile approccio non convenzionale è oramai debordato dalle nicchie dell’audio art sconfinando in territori molto più mainstream. Le pratiche combinatorie sollecitate da simili autori, oramai, sono in ogni dove e permeano immaginari prima lontanissimi da certi gusti e sensibilità. Questo è molto più importante di tanto altro e testimonia di come il multidisciplinare, l’effimero e l’immateriale abbiano scalzato altre forme culturali. Non è cosa da poco, perché anche in questi territori bisogna avere una bussola funzionante, attrezzata nel decifrare la qualità delle poetiche in gioco, superando la soglia di un’analisi meramente funzionale e asfittica. In “Station To Station” – ad esempio – vengono amplificati in tempo reale i rumori dei treni circolanti, dei molti segnali sonori che si possono incrociare in simili concentrazioni di transiti, ma ci si lascia al tempo stesso ammaliare da un parcheggio di biciclette, dalle sonorità sollecitate utilizzando i differenti tipi di piccoli campanelli. Ogni spazio metropolitano racchiude una sua poetica e lo sanno bene coloro che sono vissuti a Roma negli anni della postavanguardia, quando una piazza, una spiaggia, un parcheggio sotterraneo potevano diventare luogo di pratiche artistiche, così come – ritornando agli anni della prima performing art – era noto agli avventori del Cabaret Voltaire a Zurigo o ai seminali frequentatori degli spazi off di certe gallerie newyorkesi anni sessanta, insidiatesi in depositi prima industriali o comunque destinati ad altre attività.
RIDE 19 #02 by Duplex Ride @ Casa Musica – 06.04.2019 | Duplex Ride
Sabato 6 aprile a Genova, presso la Casa della Musica, Una parte dei DuplexRide (GerardoFornero e ClaudioFerrari) proporranno il loro concept Ponte Siberia. Ecco i dettagli:
Senti questo rombo che dura un istante?
È il tentativo di battere il record del suono
sulla pista salata del silenzio.
Una notte di ascolto a tutta velocità!In tempi di “ponti da costruire”, Claudio ed io vogliamo costruirne uno ideale tra artisti nostrani e un laboratorio russo che ultimamente sta proponendo synth particolari e dedicati alla musica elettronica più astratta e descrittiva. Strumenti che obbligano sempre l’utilizzo attraverso un contatto fisico su parti metalliche o a bocca tramite fiato, tanto che definiscono i loro prodotti “organismic synth”.
Abbiamo informato la SOMA Laboratories del nostro evento, e si sono detti ben felici di riproporre il video con le riprese del nostro live tramite i loro canali in Russia. Live che sarà accompagnato da immagini della Siberia, processate ed elaborate.
Un’altra idea tra le già numerose che va ad arricchire il nostro curriculum. Questo progetto unico verrà eseguito in anteprima alla Casa della Musica di Genova e poi replicato a Milano, Torino, Roma
Invertito il flusso del tempo in un computer quantistico | Fantascienza.com
Su Fantascienza.com un articolo che spiega nel dettaglio cosa significa l’esser riusciti a invertire il corso del tempo, almeno nell’ambito della computazione quantistica. Vi incollo l’articolo dell’ottimo Sosio:
Una freccia, dritta e puntata solo in una direzione. Così è il tempo, come è vissuto nella nostra esperienza quotidiana e come è descritto dalla seconda legge della termodinamica, secondo la quale dall’ordine si può andare verso il disordine, ma non viceversa. Insomma, potete facilmente rompere un uovo o scrivere su un foglio di carta, ma ricomporre l’uovo o far tornare l’inchiostro nel pennino vi richiederà decisamente più impegno.
Qualcosa del genere accade ai qubit, che per i calcolatori quantistici sono l’equivalente (abbastanza alla lontana in realtà) dei bit dei computer normali. I qubit partono da uno stato che possiamo definire “zero”, e da quel momento “perdono ordine” e la loro condizione diventa sempre più complessa.
L’esperimento, condotto da G. B. Lesovik, M. V. Suslov, I. A. Sadovskyy, A. V. Lebedev e V. M. Vinokur, i primi tre dell’Istituto di Fisica e tecnologia di Mosca e gli altri tre dell’Argonne Nationale Laboratory dell’Illinois, USA, è riuscito in sostanza a far tornare indietro nel tempo alcuni qubit.
Tramite un programma scritto appositamente due qubit sono stati riportati dallo stato complesso allo stato “zero”, quindi in pratica andando indietro nel tempo. L’esperimento è riuscito l’85% dei tentativi; con tre qubit, il numero di successi è sceso al 50%.
Lo scopo, o quantomeno uno dei possibili utilizzi di questa tecnica non è tanto quella di tornare indietro nel tempo per uccidere Sarah Connor, per il momento, quanto piuttosto poter lavorare sulla programmazione dei computer quantistici, le cui elaborazioni normalmente non possono essere interrotte per verificare la correttezza della procedura, perché la sola interruzione e osservazione dello stato del programma ne cambierebbe i risultati.
Se pensate di aver capito poco di questo articolo, comunque, non preoccupatevi: quando c’è in ballo la parola “quantistico” in generale capire qualcosa è quasi difficile quanto far rientrare l’inchiostro nel pennino.