Su OggiScienza un lungo articolo che celebrai venti anni di Matrix. Un estratto:
Bologna, cinema Odeon di via Mascarella. Appena terminata la proiezione, ci accalchiamo sotto il portico: tutti abbiamo una faccia un po’ sbigottita, stralunata. Ci guardiamo l’un l’altro, non trovando le parole adatte, ma avendo in testa mille domande, mille gridolini di eccitazione. Perché è il maggio del 1999 e abbiamo appena visto qualcosa sullo schermo che non pensavamo si potesse vedere.
Abbiamo assistito a un momento storico della rappresentazione fantascientifica che segnerà – lo sentiamo, lo sentiamo subito – un prima e un dopo. Ci ha colpito il mix esplosivo di filosofia, religioni orientali, paranoia e pessimismo cyberpunk, e ci vorranno mesi per digerire tutto, catalogare i riferimenti così copiosi e così precisi. Ma prima di mille discussioni tra amici, in cui continuavamo a citarci a vicenda le battute di Neo, Morpheus, Trinity e tutti gli altri personaggi, siamo colpiti dalle scene di combattimento, da quegli slow motion che mostravano mosse da arti marziali impossibili per un comune mortale, fosse anche stato un incrocio tra Bruce Lee e Jean-Claude Van Damme.
Oggi, a vent’anni da quel momento storico, dopo che i fratelli Wachowski sono diventati le sorelle Wachowski e hanno raccontato altre storie per immagini (non ultima, quella della coraggiosa serie Sense8), di film che si rifanno a quella rappresentazione del mondo ne abbiamo visti fino alla nausea, al punto che alcune delle innovazioni visive di The Matrix sono diventate comuni anche fuori dalla fiction.
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