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NeXT Hyper ObscureArchivio per ottobre 27, 2019
Il sigillo occulto di Remoria | Holonomikon
Giovanni De Matteo fa un’operazione di emersione, una sorta di negromanzia in stile urban fantasy; ed è così che rinasce il mito occulto del GRA, il Grande Raccordo Anulare di Roma, a metà strada tra mito della Fondazione e un’ulteriore rivisitazione dello stesso, da quadrato a circolare, da borgo di pastori a metropoli che richiama ogni forma dell’occulto e suoi collegati. Bello, da leggere tutto d’un fiato, anche nella sua incarnazione più vasta su QuaderniDaltriTempi.
Remoria. La città invertita è l’ultimo libro di Valerio Mattioli, la persona a cui devo l’idea e la spinta per questo articolo sulla fantascienza del nuovo secolo che ancora oggi continua a essere tra i più letti, menzionati e considerati tra le mille e passa cose che ho scritto. Remoria è un oggetto narrativo non identificato, per dirla alla Wu Ming, che mescola cronaca, memoir, filosofia, sociologia, esoterismo e psicogeografia, in un distillato di etnografia urbana stupefacente in tutti i sensi. La lettura è ipnotica, tiene incollati alla pagina, come se un rito di negromanzia risucchiasse il lettore nel centro di gravità permanente rappresentato dal Grande Raccordo Anulare.
Questi sono alcuni passaggi, per darvi un’idea del tono, dello stile e, se non fossi stato chiaro a sufficienza, del tema.
Il GRA è un immane ouroboros d’asfalto lungo sessantanove chilometri complessivi a quattro corsie per senso di marcia. È una delle autostrade più trafficate d’Europa, eppure le sue origini restano avvolte nella bruma dell’enigma e del simbolico, dell’occulto e dell’arcano. A dirla tutta, sono origini che appaiono semplicemente inspiegabili. [pag. 15]
La natura totemica del GRA lo ha trasformato quasi istantaneamente in un attrattore di leggende, culti e aneddoti strani: storie di motociclisti senza testa che scorrazzano tra le uscite Aurelia e Boccea, di cadaveri seppelliti nei piloni dello svincolo Tiburtina, di coccodrilli che attraversano impunemente la strada… Il particolare che più colpisce l’immaginazione, è però il nome dell’ingegnere capo dell’Anas a cui si deve il progetto originario: Eugenio Gra. Il fatto che il suo cognome coincida con l’acronimo ufficiale dell’opera suggerisce da solo che siamo in presenza di un sigillo, forse addirittura di una firma magica. Tutto, nel GRA, odora assieme di incenso e di zolfo, di messaggi criptati e allegorie per iniziati. «La sua unica cosa certa», dirà Renato Nicolini, «è l’assolutezza del cerchio». [pag. 17]
Per Nicolini, il GRA rappresentava un oggetto di immenso fascino, oltre che un gigantesco punto interrogativo tracciato sui terreni argillosi dell’ormai ex agro romano. Più che un’opera di ingegneria infrastrutturale, l’anello progettato dall’Anas era per lui «un’espressione del tardo surrealismo» che rimandava alle «macchine celibi» di Marcel Duchamp: un dispositivo «definitivamente incompiuto» dai meccanismi bizzarri e senza finalità apparente, una sorta di giocattolo privo di scopo e, appunto, inutile.
Rafforzato
Ti sei lasciato andare sulle onde di dolci nenie, mentre i codici semantici della tua fantasia navigavano su mari impervi e flutti dannosi. Da cui sei uscito non solo indenne, ma rafforzato.
Colori olografici
Non sai come rendere il tuo ricordo perenne, pitturandolo dei colori surreali dell’olografia; e allora, studi le interazioni col Nulla senziente, ricavandone panoplie di universi meravigliosi e terrificanti d’inumano.
Abissi innominabili
Potrei dimostrare infinità sterili di abissi sensoriali innominabili, ma non saprei come renderti lo sconcerto inumano che ti prenderebbe alla gola, lasciandoti vie d’uscita che non sapresti trovare.
PINK FLOYD: “ONE SLIP” IN ANTEPRIMA DAL NUOVO REMIX 2019 | PINK FLOYD ITALIA
Su PinkFloydItalia la segnalazione del remix di One slip, uno dei brani che componevano il disco di ritorno dei Floyd nell’87, senza Roger Waters. Il tutto fa parte del cofanetto The later years, dedicato alle ultime produzioni della band. Vi lascio così, col brano in sottofondo, con le novità tecniche del remix…
Chiamarlo “remix” è riduttivo perché l’album, oltre ad esser stato mixato per la prima volta in Dolby Surround 5.1, vede la rivisitazione di alcune parti di batteria da parte di Nick Mason e nuove parti di tastiera di Richard Wright, presumubilemte prese dal tour live, oltre la produzione aggiuntiva di David Gilmour e Andy Jackson. In questo specifico brano le parti di batteria originali erano state registrate da Jim Keltner (come anche su “Yet Another Movie” e “On the Turning Away”), ora sono state ri-registrate da Nick Mason, per le tastiere di Rick invece dovremo aspettare il booklet del box set per leggere se effettivamente sono prese dal tour live.