HyperHouse
NeXT Hyper ObscureArchivio per febbraio 5, 2020
La vertigine dell’abisso
La tragica liricità dell’oscuro prende le mie difese, afferrandomi negli abissi in cui mi ero cacciato e donandomi la profondità di un oblio mai sperimentato prima.
Le sculture sonore di Shaam Larein | PostHuman
Su PostHuman un bell’articolo di Mario Gazzola sulle evoluzioni del nuovo rock. In particolare, mi preme segnalare i passi che Mario dedica a Shaam Larein, artista che ho già segnalato qui – sempre grazie a Mario.
Esce invece in questi giorni per l’etichetta Icons Creating Evil Art un’altra sorprendente, oscura gemma, intitolata Sculpture, il debut album di una giovane cantante svedese di origini mediorientali, Shaam Larein.
Anticipato dai primi due avvolgenti singoli Aurora e Traveler, Sculpture è un maelström in cui sprofondiamo in sonorità che ricordano il dark anni ’80 di Siouxsie & the Banshees ma anche qualche atmosfera liturgica dei mistici Dead Can Dance, la prima PJ Harvey e la sua recente epigona turbinosa Chelsea Wolfe.Ma, a differenza dell’intenso uso di droni in cui fluttuano i fantasmi di voce della Wolfe (almeno prima di Birth of Violence), nella miscela sonora di Shaam Larein emerge più distinta una componente folk-psichedelica – saranno le radici mediorientali – per così dire un ponte tra gli storici Coven e Jex Thoth, che rendono le sue composizioni più intensamente rituali di molto doom cui viene sbrigativamente associata.
Contribuisce al mood l’impiego di altre due voci femminili nella band, che fanno da controcanto alla linea principale della solista: quasi un coro tragico greco che interagisce coll’eroe protagonista in scena (nel passato della cantante, oltre al jazz, c’è anche il teatro in cui ha accompagnato il padre, che emerge anche dalla performance del video di Aurora), più rilevante nell’economia complessiva del suono delle chitarre graffianti che predominano appunto nel goth metal.
È una scultura sonora raffinata, al di là della sua drammaticità e anche della sua brevità: poco più di 35 minuti che però bastano per iscrivere con autorevolezza un nuovo nome dal profondo Nord nell’ideale trilogia del disagio al femminile contemporaneo.
La sorpresa
La sorpresa giunge su ali empatiche anch’esse inaspettate, un doppio formato psichico di dubbia essenza, di dubbia efficacia risolutiva.
San Alvaro | FantasyMagazine
Su FantasyMagazine la segnalazione di San Alvaro, romanzo di Alessandro Vicenzi, edito da DelosDigital, dall’interessante sinossi:
Per decenni la vecchia missione di San Alvaro è stata il covo di padre Godard, un leggendario bandito che ne ha fatto il rifugio per tutti i criminali disposti ad accettare la sua autorità.
Ma ora, vecchio e malato, Godard è disposto a qualsiasi cosa per sfuggire alla morte, anche a stringere un patto con l’entità che, dalle viscere della Terra, gli offre la promessa concreta di vita eterna.
Per fermarlo, banditi, sciamani riluttanti, pistoleri tornati dalla morte, militari e misteriosi inviati del governo statunitense saranno costretti a unire le proprie forze in una sfida disperata contro l’orrore e la follia.
Visionario e adrenalinico, San Alvaro è un weird western che rivisita in chiave moderna le dime novel che offrivano ai lettori l’immagine di un West epico e immaginario.