Le origini della nostra cultura occidentale sono cruente, le origini della cultura umana sono tutte infarcite di tradizioni barbare, una civiltà che doveva ancora formarsi. Mara Carlesi indaga, su questo post, i primordi della tradizione romana, mettendo in evidenza alcuni punti che ai giorni nostri fanno inorridire, ma che in un passato arcaico erano ritenuti la normalità: parliamo di stupri per assicurare una genia semidivina.
“Nei miti greci gli dèi, per unirsi alle donne mortali, di regola si prendevano almeno il disturbo di rendersi visibili, assumendo qualche forma, umana o animale che fosse. Probabilmente lo faceva anche (o solo) per divertirsi […]. Le divinità romane, invece […] apparivano sotto forma di fallo. […] A Roma, insomma, le storie tra immortali e mortali non sono storie d’amore, sono semplici rapporti sessuali, di tipo assolutamente predatorio.”.
[Gli amori degli altri – Eva Cantarella]Nel mito greco e romano lo stupro ed il rapimento erano costanti piuttosto comuni e frequenti. Il secondo serviva a facilitare il primo, dove la violenza sessuale era, per gli assalitori, un mezzo non solo di piacere, per il capriccio di essersi invaghiti della vittima, bensì un tramite attraverso il quale garantire una stirpe di origine, per metà, divina.
Lo stupro, perché di questo solo si trattava, veniva elevato ad un’unione divina tra una mortale ed un dio, così che la violenza venisse trattata come un fatto sacro.
Centro di queste violenze, nel mito, il dio, colui che seduce, ma che appare senza colpa, e senza remora alcuna sparisce dopo aver soddisfatto i suoi più bassi istinti.
Ma la donna? La fanciulla violata, privata della sua verginità, che fine fa? E la sua voce?
Il post continua citando altre fonti antiche, il quadro che ne emerge è coerente con quello che oggi ci appare come crudeltà e che in altri tempi era considerata la norma. È questo un argomento di riflessione, che ci spinge sempre più a un afflato di uguaglianza e rispetto, che deve diventare un segno dei tempi che cambiano.
Ti ringrazio per aver apprezzato, e citato, il mio piccolo saggio.
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