HyperHouse
NeXT Hyper ObscureArchivio per marzo 3, 2020
Microrealtà non strutturate
Le parole intricate sono sepolte da pochi micron di sabbia, s’intersecano invisibilmente ai fili delle complicazioni cognitive dando vita, lo scopri solo alla fine, a sottodimensioni non previste, non conosciute.
L’oblio dell’eggregore
Sulle rive di un fiume carsico ti ritrovi a pensare ai tuoi passati, a cosa di loro non è più riemerso in te, agli altri per cui tu sei soltanto un’ombra fantasmatica, un rivolo di ricordi occasionali.
Periferia capitale
Erutta un mondo sommerso di abissi caotici, e sembra soltanto un’evidenza di squallore…
Il Terrore e l’Estasi: “La collina dei sogni” di Arthur Machen – A X I S m u n d i
Su AxisMundi un fluente articolo che celebra l’opera di Arthur Machen nel giorno del suo compleanno – oggi. Un estratto:
Nelle pagine del romanzo (La collina dei sogni) si possono dunque intravedere le difficoltà e privazioni che segnarono quegli anni di vita di Machen, dalla realizzazione del divario insormontabile esistente tra vita reale e vita ideale — un leitmotiv nell’opera macheniana — alle insidie insite nella stesura del libro: infatti, benché «ebbro di sentimenti e fantasie arcane, desidera[sse] con ardore tradurre ogni emozione in parole scritte», Lucian/Machen si rende conto che «[i]l grande mistero del linguaggio, la magia della parola, continuavano a sfuggirgli: le stelle brillano soltanto nell’oscurità della notte e il loro splendore si dilegua alla luce del giorno».
Il narratore percepisce «l’esistenza di cose nascoste e spaventose, fuori e dentro di lui», al punto che «il paesaggio del cuore si rifletteva nel mondo circostante e viceversa»: «le selvagge colline a cupola e i boschi che si profilavano minacciosi nel buio gli sembravano simboli di qualche tremendo segreto nascosto nelle fibre più recondite di quell’estraneo ch’era diventato ai suoi stessi occhi». Come nella migliore tradizione folk-horror britannica, il territorio si trasmuta in un «paesaggio che frantuma in modo netto l’ego del protagonista […] attraverso il contatto con l’Antico così come con il surreale e il sovrannaturale».
È evidente, qui come in tutto il romanzo, l’influenza esercitata su Machen dal decadentismo francese, da Huysmans a Baudelaire, secondo cui la Natura è da vedersi come un «tempio vivente», una «foresta di simboli» che solo il poeta, grazie alla sua sensibilità e veggenza, può decifrare; tema, questo, peraltro caro anche al contemporaneo William Butler Yeats.
È solo uno dei tanti passaggi citati nell’articolo, tutti meritevoli di attenzione perché tutti tendenti a un mondo surreale, a una descrizione di realtà inesistenti sotto cui si agitano innumerevoli cosmi di energia, di oscurità, di surrealtà non descrivibili attentamente e scientificamente se non col metro delle proprie percezioni e sensibilità. Un capolavoro di uomo, Machen, e di verità.