Il 29 maggio del 1453 cade Costantinopoli, l’ultimo baluardo di Roma – anche se la caduta finale è a Trebisonda, ultimo avamposto bizantino dotato di un suo Protettorato, non sotto il regno dell’imperatore bizantino, nel 1462. Qui è disponibile il discorso finale che l’imperatore legittimo Costantino XI fece il 28 maggio, la sera, poche ore prima della disfatta.
Dopo più di 2.200 anni, il nome di Roma cadde definitivamente e fu consegnato alla Storia. Nel sangue, ovviamente, come tutti gli eventi salienti di quell’impero.
“Nobilissimi capitani, illustri demarchi e generali, valorosi commilitoni e tutti voi miei onorevoli e fedeli sudditi!
Sapete bene che l’ora è giunta: il nemico della nostra fede vorrebbe opprimerci ancora più crudelmente dalla terra e dal mare con ogni mezzo a sua disposizione, per paralizzarci se potrà, come un serpente in procinto di sputare veleno; ha fretta di divorarci, come un leone selvaggio.
Per questa ragione vi scongiuro di combattere da uomini con cuori coraggiosi, come avete già fatto fino ad oggi, i nemici della nostra fede.
Io affido nelle vostre mani questa illustre e rinomata città, Regina delle Città e vostra patria.Sapete bene, fratelli, che condividiamo quattro ragioni per le quali preferiamo la morte alla sopravvivenza: primo, la nostra fede e devozione; secondo, la nostra patria; terzo, l’imperatore, unto dal Signore; e quarto, i nostri parenti e amici.
Bene, fratelli, se dobbiamo combattere per una di queste ragioni, sarà ancora più degno morire per tutte e quattro.Se Dio concederà la vittoria agli infedeli a causa dei miei peccati, metteremmo a rischio le nostre vite per la santa fede, che Cristo ci ha donato con il suo sangue. Questa è la causa più importante per la quale combattere. Quale profitto c’è nel guadagnare l’intero mondo e nel perdere la propria anima?
In secondo luogo, saremmo privati di una così rinomata patria, insieme alla nostra libertà.
Terzo, perderemmo un impero una volta conosciuto ma oggi umiliato, piccolo ed esausto, e sarebbe governato da tiranno e un uomo empio.
Quarto, saremmo separati dai nostri carissimi figli, mogli, parenti…”.
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