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Archivio per agosto 18, 2020

DAVID GILMOUR: SPECIALE “LOOPS” 2006 | PINK FLOYD ITALIA


Su PinkFloydItalia una miscellanea assai interessante di alcuni excperts sonori e video presi principalmente dal lavoro On an island di David Gilmour, del 2006, ma anche dal cofanetto dei Floyd The early years. Vi lascio ad alcune note esplicative e a un paio di esempi sonori, ma voglio aggiungere che ogni volta che ammiro la creatività dei membri Floyd sono sempre più convinto che loro siano il massimo esempio di arte musicale del ‘900 – e contemporanea.

Da quando è uscito l’ultimo singolo di David Gilmour, “Yes, I Have Ghosts”, l’aspettativa di ascoltare nuova musica è salita esponenzialmente: al momento non sembra esserci alcun segnale di qualche nuovo progetto, nei recenti ‘live streaming’ David ha parlato di essere al lavoro su un libro dedicato ai testi delle canzoni di Syd Barrett, ma nulla di più. Così mi sono messo alla ricerca di qualche pezzo rimasto fuori dai suoi album solisti e seppur non abbia trovato niente degno di nota, mi sono ricordato che nel 2006, all’uscita di “On An Island”, sul sito ufficiale di David, occasionalmente, apparivano dei piccoli “loop” audio di pochi secondi. Erano dei bellissimi pezzi strumentali messi insieme dagli ingeneri del suono Damon Iddins e Devin Workman, che avevano creato 65 pezzi musicali derivanti dalle session di “On An Island” voluti da David stesso.

Tineidae – Epilogue


Sonar di basso profilo scansionano l’abisso siderale…

Ivo Torello: Il maledetto paese che puzzava di pesce – Ver Sacrum


Su VerSacrum la recensione a Il maledetto paese che puzzava di pesce, ultima uscita per Ivo Torello nelle Edizioni Hypnos. Il romanzo è il terzo della saga Gli strani casi di Ulysse Bonamy, tutti gustosamente weird, tutti in qualche modo figliocci di Lovecraft ma anche pregni di altro. Ecco uno stralcio della rece:

Con “La casa delle conchiglie” Torello ha creato un suo linguaggio originale in cui si mischiano romanzo erotico, storia, magia e weird. La serie dedicata a Ulysse Bonamy è figlia del successo di quel romanzo: credo che aver deciso di adottare un personaggio seriale sia stata un’idea vincente. Il contesto storico è quello degli Anni Ruggenti della Parigi degli anni ‘30 e Ulysse Bonamy ricorda da vicino il Fu Manchu di Sax Rohmer e certe figure di detective dell’occulto come il John Silence di Algernon Blackwood e il Carnacki di William Hope Hodgson e magari l’Harry Dickson di Jean Ray. Questa volta Bonamy si troverà a dover andare in uno sperduto paesino del sud della Francia con il compito (anche se assomiglia più a un ricatto commissionatogli dallo scultore di mostri Ian Anton Morleu) di trovare la fantomatica Coda del Leviatano, una leggendaria reliquia. Devono seguire le tracce del suo amico Claude Mercier che è tragicamente annegato mentre stava conducendo delle ricerche in loco. Per far questo si reca con la nipote di Morleu Georgeta che lo condurrà a bordo della sua vettura denominata Hecate. Siamo negli anni ‘30 per cui ancora non esiste il turismo odierno nei confronti della Costa Azzurra (eccetto per gli inglesi che vengono a svernare). Il paesino si chiama Bouche-sur-Mer e, apparentemente, nessuno sa dove si trova. Una volta arrivati i 2 sono avvolti da una mefitica puzza di pesce. In giro non c’è nessuno e giunti alla locanda vengono serviti da un donnone elefantiaco, da suo marito e dal figlio ritardato. Sembra che siano finiti in un luogo dove gli incroci fra consanguinei abbiano prodotto effetti nefasti. Bouche-sur-Mere è a tutti gli effetti un paese disabitato dove i pescatori escono la mattina presto per tornare dopo il tramonto. La geometria del luogo è sghemba, la chiesa è disabitata e popolata solo da gatti randagi e i pochi personaggi che si vedono sono sfuggenti. Indubbiamente Bouche-sur-Mere assomiglia molto a una Innsmouth spostata nel sud della Francia. La chiave per risolvere l’enigma sarà il diario (vecchio espediente da romanzo gotico) di Claude Mercier rivenuto nella sua stanza da Ulysse Bonamy che li porterà a visitare un’ulteriore chiesa consacrata ad un antico culto. Lo spirito di Lovecraft in ogni caso aleggia sulla storia e il cerchio si chiude quando Georgeta regala a Ulysse una copia di Weird Tales dove si parla di Dagon e di uno scrittore americano.

Charlemagne Palestine, John Körmeling – Ffroggssichorddd | Neural


[Letto su Neural]

Charlemagne Palestine, un compositore che al primo impatto ci riporta alla tradizione più vibrante e sperimentale della musica moderna statunitense – quella, per intenderci, di autori come John Cage, Philip Glass, Terry Riley e La Monte Young – non ha mancato in anni più recenti di ampliare il proprio ventaglio d’esperienze, ad esempio nella storica collaborazione con i Pan Sonic, Mort aux vaches, o con il violinista Tony Conrad, oppure ancora con Michael Gira, polistrumentista e leader degli Swans. Adesso, per questo album edito da Staalplaat Holland, non si tratta propriamente di un’altra collaborazione fra musicisti, ma di una richiesta precisa che a Palestine è venuta dall’architetto ultra-radicale, artista visivo e inventore, John Körmeling, questa volta nei panni di progettista di nuovi strumenti e concettuale filosofo musicale attratto dall’idea di composizioni che letteralmente risuonino come rapporti matematici. Ffroggssichorddd che è il titolo dell’album e anche il nome dell’insolito e nuovo strumento, accordato in una maniera certo inusuale, risulta una combinazione perfetta per Palestine, che è un pioniere delle improvvisazioni di lunga durata su clavicembalo, armonium e altri strumenti a tastiera meno conosciuti. La musica attinge quindi al linguaggio universale della matematica e Körmeling ha ideato un sistema musicale che mette da parte l’accordatura occidentale a noi nota e si basa invece su radici quadrate, aree e volumi. Questo doppio LP documenta le esibizioni sul frogsichord, realizzate a Bruxelles, Rotterdam e in Cappadocia, Turchia, testimoniando di una musica ben articolata e altrettanto dettagliata, oltre che a suo modo esotica, per la quale non escludiamo nemmeno momenti improvvisativi dovuti all’estro di Palestine. Sono dodici le tracce nel complesso presentate, con le rispettive b-side dei due vinili che presentano tracce estese, “Vibratio For Pythagorean Frogsichord (Rotterdam)” e “Vibratio For Pythagorean Frogsichord (Turkey)” rispettivamente di più di 25 minuti la prima e di quasi 36 l’altra. Anche l’artwork, nella consueta accuratezza di casa Staalplaat, è da menzionare, con un’illustrazione di Jeroen Erosie e un’adorabile confezione verdina che rimanda anche al colore dello strumento costruito da Martin Bezemer, che ha quindi fedelmente assecondato anche la vena pop e anticonvenzionale del suo progettista.

Current 93 – Where The Long Shadows Fall (Beforetheinmostlight)


Nenie intense lasciate andare sulla battigia, di notte, mentre la meta si avvicina psichica e surreale.

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