HyperHouse
NeXT Hyper ObscureArchivio per ottobre 25, 2020
Giulietta degli spiriti: Fellini fra il matrimonio e il sogno
Su OcchioDelCineasta una recensione a un film che conoscevo solo dal titolo e che i fa sempre più pensare a un mio coinvolgimento da spettatore nelle opere di Federico Fellini. Giulietta degli spiriti è una pellicola che m’intriga, assai…
È il primo lungometraggio a colori – dopo il mediometraggio Le tentazioni di Don Antonio nel film Boccaccio ’70 del 1962 – del cineasta Federico Fellini. Forse il meno apprezzato dalla critica italiana che, reduce dal trionfo estetico di 8 ½, ritrova sì il gusto felliniano per l’assurdo, ma non si lascia lusingare dal fasto e dalle cromie della pellicola. Il regista de I vitelloni e La strada sceglie la via dell’accusa all’alta borghesia romana, incarnata nella mite figura di Giulietta Masina, alle prese con una profonda crisi coniugale e le interferenze con il mondo degli spiriti. Adornano la scena i sontuosi costumi e le barocche scenografie, apparati curati da Piero Gherardi, solamente candidati alle categorie di appartenenza agli Oscar del 1967.
La critica italiana spende tante parole sul film di Federico Fellini successivo all’epocale svolta avvenuta con 8 ½: parole non sempre generose nei confronti del primo lungometraggio a colori del maestro riminese. Perché sì, la poetica del regista in Giulietta degli spiriti c’è tutta e all’ennesima potenza: forse troppa per i gusti dell’attento spettatore. Fellini infarcisce il suo film di fantasmi, ossia, quelli che la protagonista Giulietta vede in quanto dotata, a quanto pare, di un terzo occhio in grado di metterla in contatto con un universo altro e rilevatore della propria condizione umana. In tal senso, il cineasta premio oscar forza la mano su tale connotato, riempiendo la scena in tutti i sensi: la ricca scenografia barocca, i ricchissimi costumi, l’estrosità dei personaggi come Susy o le sorelle di Giulietta; sul piano oltreumano, ci sono invece gli spiriti che compaiono nei momenti di crisi della donna, sino al raggiungimento dell’apice nella scena finale della pellicola. Fellini esagera su tutti i fronti, realizzando un prodotto che Adelio Ferrero definisce come un turgore liberty, una dissipazione floreale, contaminazione viziosa di immagini oniriche, gusto incontrollato della deformazione: il tutto al fine di delineare una ferocissima critica volta alla classe borghese romana, letteralmente controllata dal fasullo buoncostume, dalle superstizioni, dal quieto vivere che, inevitabilmente, esplode nel tripudio di colori e ambienti dal gusto barocco.
Risvolti pratici
Sorprese lasciate decantare in athanor di dimensioni ciclopiche, dove la Storia diviene un avviso, una complessità, una forma di demenza annunciata e utile solo a oligarchi.
Ribollenti
Lavacri di un povero istante reso alchemico, aumentato, estrapolato da abissi cognitivi ribollenti di significanti…
Sul Torrente Subissone | Itinerari nel Lazio dei misteri
Segnalo, dal blog IlLazioDeiMisteri, questo post e questa foto, assai suggestivo e indicativa di cos’era il Lazio arcaico, quello prefondazione di Roma, quello che era Roma prima che venisse urbanizzata o semplicemente antropomorfizzata.
Il Torrente Subissone, lungo il Sentiero del Fiore (a valle di Torre Alfina) crea angoli magici dove par quasi di potersi aspettare la comparsa del “piccolo popolo”… Per saperne di più su Torre Alfina: “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito”.
Dieci, cento mille anni – Joe Perrino (voce), Arnaldo Pontis (suoni), Matteo Casula (chitarre).
La pelle percorsa dai brividi del tempo andato…