Su CarmillaOnLine la segnalazione di Favole del reincanto. Molteplicità, immaginario, rivoluzione, saggio di Stefania Consigliere che è antropologa e docente presso il Dipartimento della Formazione dell’Università di Genova. Consigliere condensa nelle brevi analisi sottostante il filo conduttore che porta dal Capitalismo alla religione passando per il fascismo, i tre cardini che incatenano da lungo tempo ormai l’umanità in un percorso dove non è facile riconoscere l’origine né l’arrivo, un cane che si mangia continuamente la coda e contemporaneamente pure noi. Vi lascio all’articolo.
Il testo giunge nel momento più adatto per riaprire una riflessione globale sulla conoscenza e le sue conseguenze ideologiche e politiche. In tutti i campi del sapere, dell’immaginario e dell’agire. Collettivo e individuale. Ecco un significativo assaggio delle sue pagine iniziali. Perfette, oserei dire, nel definire l’ambito cognitivo e discorsivo in cui si è voluta muovere l’autrice.
La via del disincanto # 1. E poco più che una constatazione: l’impresa moderna, con la sua narrazione di progresso e felicità per il maggior numero di individui, è fallita. Il mondo intorno a noi e un disastro. Dopo quattro secoli di capitalismo, nei paesi occidentali (o ex-colonialisti) è scomparso il terriccio della vita comune. Sotto il giogo della governance neoliberista, la sussunzione è totale: che si tratti di chiacchiere, di salario, di sentimenti o di decisioni collettive, tutto avviene entro una gabbia di regole al contempo vincolanti, incomprensibili e mutevoli, in un deserto affettivo privo di senso esistenziale e con il solo imperativo della crescita economica. L’esperienza triviale della chiamata a un call centre compendia questo sentimento del presente che si estende fino all’intimità, dove disabilità emotiva, stereotipia linguistica e ossessione per il godimento illustrano la miseria dei tempi. […] Per vivere come viviamo, siamo tenuti a separare continuamente ciò che sappiamo da ciò che ci muove, ciò che sentiamo da ciò che facciamo, in un regime psicopatologico di dissociazione e impotenza. Non sorprende, allora, la diffusione epidemica del disagio mentale: più di meta dei nostri concittadini fa o ha fatto uso di psicofarmaci regolarmente prescritti; quasi tutti, per arrivare in fondo alle giornate, impieghiamo una varietà di sostanze legali e illegali; mentre i più giovani, l’asettica ≪fascia pediatrica≫ delle statistiche, danno di matto come non mai. Tanto basta per intuire tempi difficili. Eppure manca ancora qualcosa, l’enzima capace di precipitare i problemi in incubi: è la paralisi dell’immaginazione, l’incapacità di guardare oltre le mura della prigione che ci sta soffocando. Quest’alienazione trasforma il disastro in apocalisse, il venir meno del mondo a cui siamo abituati nella scomparsa di ogni mondo possibile. […] La via di fuga da un tempo stregato è qualsiasi cosa non sia il disastro incombente. La paralisi si scioglie a contatto con l’altrimenti. Non un altrimenti astratto, fumoso o esotico, ma quello assai prossimo di un mondo che continua a esistere fuori dal fascio abbacinante dei fari: l’erba, il terrapieno, la tana, il sentiero, gli alberi, l’ombra del bosco, gli animali sul prato. La foresta e ancora viva. Quello che cerchiamo e già qui: frammentario, imperfetto, ruvido come le cose reali. Si tratta solo di avvertirne l’esistenza. Cosa ci impedisce il contatto?
Soppesando le quantità estetiche del tuo universo raccogli soltanto una bassa entropia pari alla noia, dimensionamenti che sembrano palliativi a una fuga verso la comprensione surreale.
È il conforto il territorio su cui preferisci muoverti. Conforto interiore, conforto empatico, conforto per tutti coloro che ne hanno bisogno, te compreso. Non riesci a concepire altro, ma hai bisogno anche della trascendenza per comprendere che non fai abbastanza.
La modernità affascinante e oscura, punk, di Faust’O. Immarcescibile e bellissima. Via Stefano Bertoli.
“Quando cade la notte e i vostri sogni si fanno pesanti ricchi, poveri politicanti siete figli della merda noi scaviamo dentro il buio vomitiamo sangue sulle vostre verità!“
Il terzo estratto dalla mia silloge poetica Il sentiero dello sciamano. L’opera è edita da KippleOfficinaLibraria in ebook e cartaceo. I testi che compongono questa raccolta diventano un caleidoscopio che non va compreso, non va scomposto perché ogni frammento ha in sé un universale che rimanda ad altro e viceversa, continuamente.
Schegge di ossidiana – Fiabe dall’Impero Connettivo è un progetto di musicalizzazione dell’Impero Connettivo, uno Stato a metà strada tra il weird e la SF che, come l’Impero Romano, si espande sullo spazio, ma anche sul tempo. A capo dell’ecumene di postumani c’è un imperatore nephilim, la moneta corrente è l’informazione. L’album presente su BandCamp […] […]
Un’altra poesia della silloge poetica Il sentiero dello sciamano, libro che ho dedicato al mondo mistico vicino alle entità disincarnate, che non è mediato da alcun ordine gerarchico politico. L’opera è edita da KippleOfficinaLibraria in ebook e cartaceo e, come spiegato nell’introduzione… …i testi che compongono questa raccolta diventano un caleidoscopio ch […]
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"Scrivete quel che volete scrivere, questo è ciò che conta; e se conti per secoli o per ore, nessuno può dirlo." Faccio mio l'insegnamento di Virginia Woolf rifugiandomi in una "stanza", un posto intimo dove dar libero sfogo - attraverso la scrittura - alle mie suggestioni culturali, riflessioni e libere associazioni.
“Siamo l’esperimento di controllo, il pianeta cui nessuno si è interessato, il luogo dove nessuno è mai intervenuto. Un mondo di calibratura decaduto. (…) La Terra è un argomento di lezione per gli apprendisti dei.” Carl Sagan
“Quando siamo calmi e pieni di saggezza, ci accorgiamo che solo le cose nobili e grandi hanno un’esistenza assoluta e duratura, mentre le piccole paure e i piccoli pensieri sono solo l’ombra della realtà.” (H. D. Thoreau)