Un racconto di Lukha B. Kremo su NeXT-Station, Non avrai la mia mente, in cui l’autore mostra tutte le intensità di quello che lui conosce, di quello che lui sente. È un racconto molto potente, scorrevole, intuitivo, un piccolo capolavoro di cui tutta la scena fantastica italiana aveva bisogno. Questo è l’incipit:
Le silhouette delle montagne si stagliano su un cielo dai riflessi violacei di bizzarri cumulonembi, che si compongono e si fondono come stati d’animo, fugaci come momenti.
Poi i passi di una camminata inquieta, tra le foglie secche di alberi scossi dal vento.
Gaia sente l’aria fresca e piacevole. La luce s’inabissa oltre i costoni. Il vento canta una giga d’addio. Tutto il sipario sprofonda verso un gorgo oltremontano.
Su, nel cielo senza luna, c’è un faro che illumina la coltre buia che avanza.
Il rumore dei passi s’interrompe. L’immagine del panorama si fa più vivida, dipinta. Irreale.
Ora Gaia vede cose che non sono davanti a lei. Il braccino cicciottello, gli occhi di sua madre. Il piccolo crocifisso che penzola dalla catenina al collo. Una mano chiara e vellutata. Il contatto caldo e setoso. Il suono della voce. Tutto ciò che ricorda del mondo amniotico.
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