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NeXT Hyper ObscureArchivio per gennaio 29, 2021
“La letteratura Weird: narrare l’impensabile”. Intervista a Francesco Corigliano – A X I S m u n d i
Su AxisMundi intervista a Francesco Corigliano e al suo mondo weird, alla sua saggistica e al suo immaginario autoriale. Un estratto:
Ciao Francesco, nel primo capitolo scrivi che «definire cosa sia la weird fiction, a partire da ciò che è comunemente indicato come tale, è possibile individuando delle costanti ed escludendo progressivamente ciò che non è certamente weird». Puoi riassumerci in breve queste costanti e i generi affini al weird che non vi rientrano?
Inizio col dire che il saggio, dovendo affrontare una materia di difficile definizione, è strutturato in modo tale da cercare un equilibrio tra inclusione ed esclusione. Ho cercato di delimitare abbastanza il campo della ricerca, e al contempo di delineare uno strumento classificatorio che permettesse di riconoscere il weird con il grado di approssimazione più accettabile. Fin da subito mi sono approcciato al weird non come a un genere, ma come a un modo letterario, rifiutando quindi una categoria troppo rigida e cercando di delineare i tratti di un oggetto fluido, di un atteggiamento narrativo, di un’interfaccia organizzativa. Appoggiandomi alle teorie di Ceserani, per definire il modo weird ho individuato dei “paletti” stilistici e tematici: la tematica dell’inconoscibilità del soprannaturale; la narrativa tendente al verosimile; l’utilizzo di procedimenti narrativi di allusione e di omissione. La mescolanza di queste costanti permette di riconoscere il weird, ma ovviamente ciò non significa che esse non possano essere trovate singolarmente in altri contesti letterari. Per esempio, il weird in parte coincide con ciò che normalmente è definito modo fantastico, nel quale si trovano – oltre al soprannaturale – i procedimenti narrativi allusivi e di omissione. Inoltre, è inevitabile che questo modo letterario si infiltri, come l’acqua di un ruscello sotterraneo, tra le pietre di altre categorie letterarie, e che quindi si possa rintracciare all’interno di opere di genere definito (per esempio nella fantascienza o nel giallo) o che si alterni all’uso di altri modi letterari.
Omicidio a regola d’arte | ThrillerMagazine
Su ThrillerMagazine la segnalazione del romanzo giallo Omicidio a regola d’arte, di Letizia Triches; è una storia che implica raccordi con l’inumano in un’ottica che non è né completamente umana, né completamente distaccata da essa. La quarta e l’incipit, che vale da solo l’intero acquisto:
Nulla accomuna Chantal Chiusano, commissario appassionata e tenace, e Sara Steno, se non il fatto di avere sposato due pittori, entrambi morti a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro: Giovanni Aiello, artista di grande talento ma di scarsa fortuna, e il famoso Michele Mosti, ucciso insieme alla sua giovane amante secondo un rituale raccapricciante, di brutalità inaudita. I loro corpi sono stati ritrovati nudi, con il cranio fracassato da un oggetto pesante e con un sacchetto sul volto, sfigurato da ustioni. Il commissario Chantal Chiusano è chiamata a occuparsi dell’omicidio di Mosti, e le sue indagini iniziano proprio dalla vedova. Sara Steno è una psichiatra e si dimostra subito collaborativa, fornendo informazioni sul lavoro del marito. Più Chantal indaga sulla vita segreta del famoso pittore e più si rende conto che ci sono altri crimini, rimasti a lungo senza colpevole, che potrebbero essere finalmente risolti. Critici potenti, fragili antiquari, mercanti senza scrupoli, filosofi e giovani di belle speranze si aggirano sullo sfondo di una Napoli inquieta, dove nulla è come appare.
Doveva essermi successo qualcosa di grave, ma non avrei mai immaginato quanto. Uno muore quando il cuore cessa di battere e il respiro se ne va. È quel che pensavo, come tutti del resto. Invece, ci siamo sempre sbagliati. La morte vera arriva parecchio tempo dopo che sono cessate le funzioni vitali, anche se non sono ancora in condizione di dire quando. L’unica differenza che in questo momento riesco a percepire tra me e i vivi è che, da vivi, si teme di morire, da morti, no. Poiché, se sull’evidenza della mia morte non ci sono dubbi, io non nutro alcun timore su quello che mi accadrà in seguito, fosse pure la mia completa estinzione nel nulla. Il problema vero è un altro. Sono morto e non so chi sono. Non riesco a ricordare chi ero da vivo, quale era il mio nome e per quale motivo sono passato a miglior vita. Le rare volte in cui mi aveva sfiorato il pensiero della morte, avevo concluso che sarebbe finito tutto lì. È evidente che non è così. Sono un’anima.
Lankenauta | L’isola delle tenebre
Su Lankenauta la recensione a L’isola delle tenebre. Storie siciliane dell’orrore, antologia sulle storie siciliane dell’orrore curata da Luca Raimondi e Giuseppe Maresca. È un’opera che s’inserisce sincronicamente nel mio flusso emotivo attuale, dove suggestioni assai scure, per non dire occulte, s’innestano nei progetti che prendono progressivamente forma di fronte alle mie sensibilità letterarie e non solo.
È un progetto che, come spiegano i curatori, non nasce dal nulla ma attinge a una tradizione letteraria illustre (“Eppure sin dall’antichità la Sicilia ha esercitato su scrittori e poeti un fascino oscuro. Le profondità degli abissi del Mediterraneo che la circonda o le ombre agli angoli dei suoi assolati cortili spesso hanno celato orrori così indicibili da far impazzire anche il razionalista più militante.“), che prende avvio dai mostri evocati nell’Odissea di Omero e giunge fino a noi, al Verga delle Storie del Castello di Trezza e de La festa dei morti, storia gotica ambientata nel quartiere marinaro di Catania, al Pirandello di Male di Luna, breve novella il cui tema è la licantropia, presente tra le Novelle per un anno, al Capuana di Ofelia e al Brancati de L’isola, e che qui viene richiamata con tutti i suoi elementi tipici.
Non mancano infatti nei racconti proposti nebbie che confondono e che nascondono cerimonie particolari (Riflessi sulla nebbia di Roberto Azzara), boschi custodi di segreti millenari, castelli o rocche dalle origini antiche e avvolte nel mistero, ruderi incustoditi e portali cosmici (C’era una casa con un tavolo dentro di Piergiorgio Di Cara), rocce che si animano improvvisamente (Il castello di Ester di Roberto Mistretta), e ovviamente demoni e riti esoterici, l’eterna lotta tra il bene e il male (Fimmini di focu di Giusy Sciacca), nonché esseri che dimorano negli abissi da tempi immemorabili (Nostra Signora degli annegati di Giuseppe Maresca), come pure interni di antichi palazzi signorili palermitani le cui stanze nascondono verità inconfessabili, tradite da tintinnii notturni e passi furtivi (Il caro estinto di Eleonora Lombardo), e botteghe polverose di anziani antiquari in cui gli oggetti più comuni rivelano a volte poteri inaspettati (Il negromante di Giovanni Marchese).
Non meno inquietanti appaiono le storie riconducibili a una narrativa meno legata alla tradizione gotica e nordica in senso stretto e più vicina invece al mondo contemporaneo, fatta di statali pericolose in cui è facile finire il balia di un carnefice (Statale 115 di Stefano Amato), di sottopassaggi oscuri, di edifici e monumenti dall’origine ambigua e malefica (Il guardiano di Luca Raimondi) e che possono ammaliare e rivelarsi fatali (Ipogeo di Luciano Modica), e nella quale spesso prendono vita fenomeni ed eventi irrazionali che sconvolgono la tranquilla vita di provincia (L’escluso di Salvo Zappulla) ma che inducono al tempo stesso a tante riflessioni sulla realtà siciliana odierna (Mala carne di Angelo Orlando Meloni).
È un orrido che, in alcuni casi, trae ispirazione dalla storia e dalle leggende locali, che già in passato furono all’origine di novelle e ballate popolari (valga per tutti la Ballata della baronessa di Carini, giunta a noi grazie alle ricerche di Salomone Marino e Giuseppe Pitrè, in cui si narra di una nobildonna uccisa dal padre per una questione d’onore che torna come spettro a infestare i luoghi in cui ha vissuto, fino a reincarnarsi in una sua discendente), e che testimonia come sia ancora oggi inquieto e controverso il rapporto degli uomini, e dei siciliani, con il mondo religioso e con il soprannaturale.
Anticipazioni mondadoriane di febbraio 2021 | Gli Archivi di Uruk
LuciusEtruscus in un suo post menziona tre uscite Urania di Febbraio che, sinceramente, non so quale scegliere per prima, trattandosi di romanzi che fanno della senzienza e del mind uploading la cifra stilistica. Vi lascio alle sue osservazioni.
Urania n. 1687: The Corporation Wars – Dissidenza di Ken MacLeod
Sono morte in missione più volte di quante possano ricordare. Ora devono lottare per vivere per se stesse. Le macchine senzienti lavorano, combattono e muoiono nell’esplorazione interstellare e nei conflitti scatenati dai loro proprietari, le società minerarie della Terra. Ma, inviati a centinaia di anni luce di distanza, gli ordini arrivano in ritardo e spesso sono difficili da attuare. Le macchine devono perciò prendere decisioni per poi cercare di farle aderire il più possibile alle indicazioni che arrivano. Ma la ritrovata autonomia fa sorgere in loro nuove domande. E i robot vogliono risposte. Mentre le aziende preferirebbero vederli morti.
Urania Collezione n. 217: Metropolitan di Walter Jon Williams
Un mondo senza nome, in un lontano passato.
L’universo racchiuso in una città. In una città perfetta, fondata su un’oscura energia, il plasma. Ma Aiah ha imparato che il plasma è più di una fonte di energia.
Agendo sulla mente dell’uomo, ha il potere di guarire e uccidere. E quando, per caso, ne trova un enorme quantitativo al di fuori del controllo dell’Agenzia, si rivolge a Constantine, un misterioso ribelle. Perché insieme potrebbero usare il plasma per cambiare il mondo.
Urania Jumbo n. 16 (60): Ancillary Sword di Ann Leckie
Breq è un soldato che un tempo è stato una nave da guerra. In passato arma di conquista in grado di controllare migliaia di menti, ora ha un solo corpo e serve l’imperatore. Al comando di una nuova nave e di un equipaggio problematico, a Breq viene ordinato di raggiungere la stazione di Athoek per proteggere la famiglia di un luogotenente che una volta conosceva. Una volta, perché lo ha ucciso a sangue freddo…