HyperHouse
NeXT Hyper ObscureArchivio per luglio 25, 2021
Aubrey Powell Storm Thorgerson le copertine degli album dei Pink Floyd – Rockol
Su RockOl una bella intervista ad Aubrey Powell, socio dello studio Hypgnosis che tanto ruolo ha avuto nella capacità comunicativa multimediale dei Floyd. Un estratto:
Sono vicino alla band, sono ancora il loro direttore artistico, parlo con loro regolarmente. Naturalmente ho provato a riparare la loro amicizia. Roger Waters e David Gilmour sono due musicisti incredibilmente talentuosi e intelligenti. Non c’è nulla come sperimentare musica insieme in una stanza. Ma c’è rancore, ci sono tensioni umane e disaccordi politici difficili da superare.
Per chiudere l’intervista Mathias Begalke chiede a Powell quale dei suoi molti lavori sia stato per lui il più emozionante o il più interessante:
Facile: le immagini per la copertina di “Animals” alla Battersea Power Station di Londra, quando il maiale gonfiabile è volato in cielo dirigendosi verso l’Aeroporto di Heathrow. Ero fermo accanto a questa enorme centrale elettrica a carbone e guardai il maiale. Mai nella mia vita ho avuto così paura. Già ci vedevo responsabili di una terribile catastrofe aerea. Lo ricordo molto bene. Non c’erano telefoni cellulari. Corsi alla cabina telefonica più vicina e chiamai la polizia. ‘C’è un maiale gigantesco che vola verso gli aerei’, urlai al telefono. I piloti lo avevano già segnalato. Il traffico aereo era stato fermato. Due aerei militari vennero a cercare il maiale perché non era visibile sui radar. Nel frattempo ero stato arrestato perché, come hanno detto, ero il responsabile dell’UFO. Dopo, tutti hanno creduto che fosse una trovata pubblicitaria. Ma non lo era. Alle nove di sera, tornai nel mio studio fotografico in Denmark Street, il telefono squillò. Era un contadino del Sud dell’Inghilterra che disse: ‘State cercando un grosso maiale rosa?’ – ‘Sì’ – ‘È sdraiato sul mio campo, sta terrorizzando le mie mucche.
A Wedding Anniversary – Giving ground [Official Video]
Una cover di un brano che non conoscevo, scritto da Andrew Eldritch nel momento in cui dissolse i Sisters of Mercy formando, per prendere i diritti del nome voluto dagli ex compagni, i Sisterhood. Tutto sommato, meglio questa cover che l’originale.
Alle porte silenziose
L’agonia era cominciata qualche settore psichico prima, non ricordava di essere precipitato in quello stadio di catalessi però, ora, sapeva di essere nella fase terminale del tutto, e ciò che prima contava adesso era soltanto una massa di supposizioni vaghe e sfarinate, un rilievo che non sapevo di altro che inutilità.
Franck Vigroux – Ballades Sur Lac Gelé | Neural
[Letto su Neural]
Mika Tapio Vainio, sia nei Pan Sonic che sotto il suo moniker Ø, è stato uno dei musicisti e sperimentatori che maggiormente ha influenzato la nuova estetica elettronica degli anni novanta, innestando elementi glitch e fomentando una techno minimale ma aggressiva, infusa da frequenze distorte e atmosfere melodiche. L’opera di Vainio – che ricordiamo è venuto a mancare nell’Aprile del 2017 – è significativa anche in relazione alla storia della Raster-Noton, etichetta che oramai da tempo ha scelto di separare i suoi percorsi, tornando alle origini di due entità separate. Franck Vigroux e Mika Vainio hanno suonato insieme al Berghain e hanno anche collaborato in un live a La Muse en Circuit e per “Luxure”, forse l’ultima registrazione dal vivo prima della dolorosa scomparsa di Mika Vainio. “Drive”, la prima traccia di Ballades Sur Lac Gelé, risale proprio all’ultimo periodo di collaborazioni fra i due, seppure l’impostazione ci pare più dinamica e altalenante ritmicamente, caratterizzata anche da ambientazioni un po’ space-vintage. Insomma è a Mika Vanio che questa traccia e l’intero album sono dedicati ma Vigroux non abdica al suo personale tocco, fatto di trasalimenti sintetici e modulazioni assai variate, di citazioni futuribili e incombenti flussi distopici. La successiva, “Cygnus X-1”, è più elegiaca ma può esibire altrettanta energia e trattamenti sci-fi, mentre in “Ritournelle” è il Vigroux più onirico e sperimentale ad articolare minimali modulazioni elettroniche in un riff altamente emotivo. Insomma, non è sempre un tutto pieno a prevalere e l’alternanza di momenti e interazioni fra le diverse parti è sempre distribuita con maestria e notevole attitudine narrativa, contando su una studiata successione di sequenze melodiche e ritmiche. Si chiude con “Atotal” mettendo mano al repertorio più crudo e dissonante del quale Vigroux è capace, riportandoci ancora qui, in particolare, alle sue aspre e iper-vivide collaborazioni con Vainio. Franck Vigroux sviluppa bene la suggestione insita nel titolo di una passeggiata su un lago ghiacciato ed è a suo agio nel dar vita ad ambientazioni mantenute vivide da una tensione costante, così come nell’innestare passaggi elegiaci e risonanze dinamiche che immaginiamo durante un live ancora più funzionali e reattive.