Su Tribunus un articolo storico che riguarda i campi militari romani in inverno: come si svolgeva la vita, lì, in quel periodo? Quali caratteristiche aveva l’accampamento – stabile? Ecco un estratto:
L’immagine “classica”, a volte stereotipata, dell’esercito romano – si intende qui il periodo tra la fine della Repubblica e i primi due secoli di impero – ce lo dipinge, durante campagne militari, sempre impegnato costruire un accampamento fortificato non permanente ogni volta che doveva accamparsi. Cosa succedeva però, durante i mesi invernali, quando gli eserciti erano fermi? E come vivevano i soldati di guarnigione agli estremi limiti dell’impero, in Britannia, in Germania, o sui monti dell’Atlante in nord Africa (dove il clima, specie in inverno, non è certo mite)?
I castra hiberna, al contrario degli accampamenti durante le campagne militari (castra aestivi), erano acquartieramenti fissi, solitamente più grandi dei loro corrispettivi estivi mobili. Dal loro essere statici anche il loro nome alternativo di castra stativa. Invece delle tende (tabernacula), erano edificate costruzioni fisse, in legno o muratura (hibernacula).
Tali accampamenti non erano costruiti solo per la permanenza delle truppe in un determinato luogo durante l’inverno, ma anche se tale presenza si fosse dovuta protrarre, in generale, per diversi mesi. Divenendo spesso permanenti, gli hiberna divennero in diversi casi la base di molti insediamenti. Spesso, un abitato “civile” sorgeva subito fuori il castrum: qui dimoravano e operavano mercanti, artigiani e le famiglie dei soldati. Da questa combinazione di accampamento e abitato esterno, si costituiva spesso una nuova città.Nonostante le differenze di costruzione, la vita nei campi invernali era tutto sommato quasi identica a quella dei campi estivi, compresi gli addestramenti (non giornalieri) e l’acquartieramento delle truppe. I soldati, pur non utilizzando le tende, usavano casematte atte a contenere una decina di uomini, esattamente il contubernium che trovava alloggio nelle tende militari.
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