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NeXT Hyper ObscureArchivio per ottobre 15, 2022
IL FILO A PIOMBO DELLE SCIENZE | THE COMPLETE ENOCHIAN DICTIONARY
Dal blog di Marco Moretti una recensione fulminante: il dizionario Enochiano. Cos’è? A cosa serve?
Sinossi: Nel 1581, il dottor John Dee, un consigliere alla corte della regina Elisabetta I, iniziò una serie di esperimenti volti a esplorare la capacità di contattare il mondo degli spiriti. Con Edward Kelley che fungeva da medium in questi esperimenti, Dee è stato in grado di registrare queste comunicazioni mentre venivano trasmesse in Enochiano, il linguaggio degli angeli. Donald Laycock ha analizzato a fondo il lavoro di Dee e Kelley. In questo volume racconta la storia dei loro esperimenti. Il resto del lavoro consiste in una guida alla pronuncia delle ventuno lettere, significative per districare sia il significato che la derivazione dei messaggi tramandati da Dee e Kelley, e un dizionario di base Enochiano-Inglese/Inglese-Enochiano. Il risultato è un’affascinante storia di mistero linguistico e magico, parte integrante di qualsiasi studio sulla tradizione enochiana. La lucida prefazione di Stephen Skinner definisce il tono e il contesto storico per i lettori di oggi.
Quello che segue è un breve estratto dalla rece di Moretti:
Non mi risulta che quest’opera meritoria e interessantissima sia mai stata tradotta in lingua italiana. Potrei anche decidere di occuparmene di persona, informandomi sulle questioni legali relative alle traduzioni e ai diritti d’autore. Nella sua prefazione, Skinner ci fa una lunga cronistoria, che fa dal Conte Dracula a Elizabeth Bathory, da Rabbi Loew col suo Golem plasmato nel Ghetto di Praga ai Rosacroce. Si accenna anche al Nuovo Mondo e alla riforma del Calendario Giuliano. Vengono citati esempi di un supposto “Enochiano primitivo”, in contrasto a quello pienamente compiuto. Dee è considerato uno studioso che perpetuò la tradizione di Ermete Trismegisto e che tentò di cristianizzare la Cabala. Poco di tutto ciò è a mio avviso degno di essere considerato un gioiello. Sono molto più interessato agli aspetti meramente linguistici, come fonologia, vocabolario, grammatica e semantica, piuttosto che a quelli cabalistici. Trovo oziosi i giochetti criptici e numerici, che non hanno molta attinenza con l’oggetto della mia passione.
La natura della lingua Enochiana: Cos’è ora della fine l’Enochiano? La domanda di Laycock e dei suoi collaboratori è anche la mia. La si può riassumere in questo estratto del paragrafo “Angelic language or mortal folly?”:
“Le lingue vanno e vengono. Qualcosa come settemila lingue naturali sono attestate, in una forma o in un’altra, fin dall’inizio della storia registrata; almeno un migliaio di altre lingue sono state inventate dagli esseri umani, per scopi che vanno dalla magia alla comunicazione extraterrestre. Ma nessuna lingua ha una storia più strana di quella della lingua Enochiana documentata in questo dizionario. Forse la cosa più strana di tutte è che noi ancora non sappiamo se è una lingua naturale o se è una lingua inventata – oppure se è, forse, la lingua degli Angeli, come i suoi originatori credettero. In questa introduzione, i dati sono presentati perché il lettore prenda una decisione.”
Nel corso di anni di studio, mi sono convinto che l’Enochiano sia una lingua naturale, anche se con ogni probabilità non appartenente a questo piano di realtà, al pari delle lingue che hanno generato i nomi riportati negli scritti degli antichi Gnostici e le iscrizioni nella misteriosa lingua Sethiana, su cui ho avuto occasione di pubblicare un sintetico trattatello.
Quello che a noi può apparire stravagante, abnorme e artificioso, altrove deve essere quotidiano e del tutto naturale. Anzi, deve essere il modo più ovvio e lineare con cui gli intelletti vedono l’Universo. Già avanzavo simili argomentazioni in un mio contributo di qualche anno fa, intitolato Perché la lingua Enochiana è nostratica?
√ Dalila Ascoli – IL DIVINO ALCHIMISTA – la recensione di Rockol.it
Di David Bowie si è parlato – e molto si parlerà nel futuro – soprattutto dal punto di vista musicale, ma c’è pure chi ha analizzato la sua opera dal punto vista intellettuale, esoterico per la precisione; parliamo di Dalila Ascoli, che ha scritto Il divino alchimista, analisi puntuale e ben argomentato delle idee molto particolari di Bowie, che possiamo riassumere in minima parte con il contributo dell’articolo di rockol preso in esame:
Il libro tiene fede alla promessa del titolo: David Bowie è presentato come un moderno profeta e mago, tra Cristo (“un Cristo gnostico che raggiunge un alto livello di illuminazione per diffondere un messaggio criptico all’umanità”), Cagliostro e Tesla, del quale diede del resto un’eccellente interpretazione.
Tra le sue tante inclinazioni, la spiritualità e l’immagine vengono privilegiate rispetto a musica e letteratura. È un punto di vista legittimo, che magari non si confà a chi si chiede come e perché Bowie abbia composto “Life on Mars?” o “This Is Not America”, ma dà moltissime utili chiavi a chi vuole addentrarsi nelle zone più enigmatiche dell’artista che nacque Jones e morì Bowie. Le parole “riff” o “blues” sono pressoché assenti dal libro, mentre le parole “archetipi” e “mitologemi” saltano fuori di continuo. Come molti dei saggi citati ne “Il Divino Alchimista”, il discorso è sempre su un livello molto elevato. Questo perché, tanto per fare un esempio, “Bowie condivide con i termini éidõlon, icona e star, la loro fondamentale natura di artifex. Con l’elogio dell’artificio e la creazione dei suoi innumerevoli alter ego, Bowie in qualità di artifex risveglia la potenza seduttrice e carismatica dei suoi personaggi”.Libera dagli schemi tipici dei biografi musicali, Dalila Ascoli non perde tempo a confrontare hit e flop, e men che meno a discutere di chitarristi, in un universo in cui i preraffaeliti sono più rilevanti dei produttori discografici (…ammetterete che un universo così si presenta bene). Di “Young Americans” e di “Heroes” e “Let’s Dance” quasi non si parla, perché l’invito è a considerare soprattutto certi alter ego e certi dischi. Soprattutto “Station To Station”, “1. Outside” e “Blackstar”, album davanti ai cui testi enigmatici molti di noi abbozzano come davanti a un’equazione astrusa sulla lavagna – eppure sono parte fondamentale del percorso di Bowie. Perché il piacere di ascoltare le hit di Bowie, da “Rebel Rebel” a “Fame” a “China Girl”, ha a che fare anche col sapere che, altrove, l’affabile intrattenitore da talk show poteva anche essere oscuro come James Joyce. Così, il libro vuole presentare “La carriera di Bowie come allegoria spirituale profondamente simbolica, una moderna storia d’iniziazione, un processo interiore-alchemico che deve avvenire dentro di noi in modo da essere degni di ricevere l’illuminazione. (…) Nel salutare il mondo corporeo, Bowie ha voluto realizzare un portale magico per altre dimensioni”.
Saigon Blue Rain – The Mort (Official Video)
Scene oscure di un club alternative; la notte ne è l’eterna regina.