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NeXT Hyper ObscureArchivio per ottobre 20, 2022
Novità in k_noir: Paolo Di Orazio è il nuovo condirettore di collana | KippleBlog
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La redazione di Kipple Officina Libraria sta crescendo! Siamo felici di comunicarvi che alla guida della collana k_noir, insieme ad Andrea Vaccaro, si affianca un autore del calibro di Paolo Di Orazio, che molti di voi conoscono molto bene.
La visione unica del noir di Di Orazio, nel rispetto di quella che Kipple dà al genere, s’integrerà con quella di Vaccaro per esplorare insieme un nuovo mondo.
Tutta la redazione dà il benvenuto a Paolo, mentre il suo nome risuona ancora negli echi distopici del romanzo fresco di stampa Il diario elettrico.
A presto su queste fantastiche coordinate.
Randal Collier-Ford – The Ninth Plague of Exodus
Le invocazioni sono mesmerizzazioni sciamaniche del tutto.
𝗜𝗺𝗽𝗲𝗿𝗼 𝗲 𝙞𝙢𝙥𝙚𝙧𝙞𝙪𝙢. 𝗨𝗻𝗮 𝗻𝗲𝗰𝗲𝘀𝘀𝗮𝗿𝗶𝗮 𝗱𝗶𝘀𝘁𝗶𝗻𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲; ovvero: non lo Stato, ma quello che guida lo Stato
Dalla pagina Facebook di Tribunus estrapolo questo illuminante passo, che rende ancora più chiara lo status politico, amministrativo e sociale dell’Impero Romano:
Siamo talmente abituati a parlare di “impero romano”, da dare per scontato che anche i Romani stessi chiamassero o definissero così il loro Stato. Ciò che emerge dalle fonti però non è proprio questo; infatti, lo Stato romano continuerà a essere chiamato, anche durante il periodo imperiale, 𝘳𝘦𝘴 𝘱𝘶𝘣𝘭𝘪𝘤𝘢 (non stupitevi di trovare questo termine ancora all’epoca di Giustiniano, per dire), reso in greco con 𝘱𝘰𝘭𝘪𝘵𝘦𝘪𝘢.
Noi moderni è certamente meglio che usiamo “impero” (anche se Anthony Kaldellis ha pubblicato qualche anno fa un libro dal provocatorio titolo “The Byzantine Republic”), perché lo Stato romano è comunque retto da un imperatore, in greco basileus. In quel senso è certamente corretto.
Ora: nelle fonti antiche certamente si usa 𝘪𝘮𝘱𝘦𝘳𝘪𝘶𝘮, così come il suo corrispettivo greco, 𝘣𝘢𝘴𝘪𝘭𝘦𝘪𝘢. Tuttavia, questi termini non indicano (salvo rari casi) una forma di governo o un’entità statale. Si tratta piuttosto del potere imperiale stesso, del diritto o l’autorità di dominare. Per questo, diventa chiaramente insensato parlare di divisione in imperi, anche perché non è mai avvenuta. Ma ha totalmente senso parlare di divisione dell’*imperium *tra più persone.
Del resto, nel corso della Storia dello Stato romano, moltissime volte questo è stato spartito, e spesso tra più di due persone. Basti pensare alla Tetrarchia o ai figli di Costantino (e del resto nessuno si sognerebbe di dire che l’impero viene diviso in tre o quattro Stati).
Parlando di imperium e non di impero, si capiscono anche meglio alcuni passi di autori del VI-VIII secolo che parlano della “caduta dell’impero romano d’Occidente”. Fonti latine dopo il 476 come il Comes Marcellino, Giordane e Paolo Diacono parlano chiaramente di come l’imperium dei Romani a Roma termini, muoia o altri verbi simili. Ed è certamente vero che lo Stato romano e la sua struttura in Occidente, nel V secolo, vanno a sparire. Ma dalle loro parole, a me pare evidente come ci si stia riferendo al potere degli imperatori, e non allo Stato romano – anche perché ovviamente tutti parlano di Romani successivamente al 476-480, nelle loro opere (sono testimonianze estremamente interessanti, torneremo a parlarne in futuro). Tra l’altro, va anche notato come le fonti contemporanee agli eventi del 476-480, in particolare i Consularia Italica, descrivano negli esatti termini della faccenda ciò che stava succedendo: i Romani perdono le provincie e il dominio ai barbari (provincias et dominationem amiserunt).
Per questo è decisamente più corretto dire che nel V secolo non termina l’impero romano d’Occidente (entità statale mai esistita), ma cessa l’imperium dei Romani in Occidente. In questo modo, tutto torna nella sua originaria e più corretta prospettiva storica.
Artato
Le evidenze delle pause artate sono embrioni teatrali su cui costruire la propria carriera, un mezzo subdolo per giungere a grandi risultati – se solo accompagnati da grandi sforzi psichici.