Archivio per ottobre 27, 2022
27 ottobre 2022 alle 23:02 · Filed under Cognizioni, Creatività, Experimental, Futuro, InnerSpace, Letteratura, OuterSpace, Passato, SF and tagged: CarmillaOnLine, Diego Gabutti, Guido Morselli, Harry Turtledove, Michel Houellebecq, Philip José Farmer, Philip Roth, Ridefinizioni alternative, Robert A. Heinlein, Sandro Moiso, Ucronia, William Burroughs
Su CarmillaOnLine Sandro Moiso ci guida attraverso le ucronie recensendo Ucrònomicon. Ovunque e quandunque nel multiverso, a cura di Diego Gabutti; di cosa parliamo, quindi?
Sono poco meno di 380 le ucronie esplorate e rivelate dal testo di Diego Gabutti, recentemente dato alle stampe dalla WriteUp Books. Un numero sufficiente per destare l’attenzione di chiunque sia appassionato o si interessi di letteratura fantastica o fantascientifica, anche se non tutte quelle contenute e riassunte nel volume provengono dalla penna di autori rinviabili alla paraletteratura o letteratura di genere.
Oltre ad autori come Harry Turtledove (un vero specialista del genere ucronico), Philip Josè Farmer, Michael Moorcock o Robert Heinlein, solo per citarne alcuni, possiamo trovare infatti Luciano Bianciardi (con le sue cronache garibaldine frammischiate a quelle delle proteste di piazza degli anni Sessanta), William Burroughs, Guido Morselli, Michel Houellebeq, Philip Roth, Winston Churchill (sì, proprio quello) e molti altri ancora che hanno scelto di parlare del proprio tempo magari immaginandone un altro, dalla storia pregressa o futura decisamente diversa e “impensabile” secondo gli standard di ciò che è stato acquisito come verità immutabile..
In cosa consiste in fin dei conti l’ucronia se non nell’immaginare tempi e modi di una Storia che non è mai stata, ma che avrebbe potuto essere. L’ucronia può infatti essere definita come una presentazione di eventi coerente, ma ipotetica, simulata sulla base di dati non realistici. Una “non storia”, come la battezzò Charles Rouvenier nel 1857, per metterla in rima con la parola coniata da Tommaso Moro nel 1516; utopia o “non luogo”. Un non luogo temporale che potrebbe aver sostituito, in altre dimensioni o in uno o più universi paralleli, la nostra realtà e le interpretazioni a posteriori che di questa sono state date.
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27 ottobre 2022 alle 18:02 · Filed under Cognizioni, Passato, Sociale, Storia and tagged: Aloys Winterling, Corte, Impero Romano
Su StudiaHumanitatis una lunga ricerca che verte sulla corte imperiale dell’Alto Impero Romano, una fabbrica di figure, ruoli, personaggi e politiche clientelari che spesso hanno prefigurato il mondo in cui attualmente viviamo. Un estratto:
In uno studio recente sull’aula Caesaris, che può essere considerato il più accurato e completo sull’argomento, Aloys Winterling (1999) cerca di seguire il processo d’istituzionalizzazione della corte nei primi due secoli dell’Impero. Egli individua, in particolare, alcuni elementi di rottura rispetto alla tradizione della domus gentilizia, da cui ha origine l’apparato della casa imperiale. Specialmente con Claudio e con Domiziano, il progressivo ampliamento delle strutture edilizie imperiali del Palatium, e il connesso adeguamento culturale, nel segno dello sfarzo e dell’esclusivismo, disperdono ogni possibile legame con quell’eredità. Il Palatium, il Palatino, finisce per diventare per antonomasia «il palazzo».
Gli aspetti del cerimoniale risalgono al costume clientelare repubblicano della salutatio (l’omaggio del saluto mattutino che i clientes devono al loro patronus), ma adesso è l’aristocrazia nel suo insieme a entrare, con questo rito, nell’amicitia del principe. Anche i conviti rinviano a un costume repubblicano, ma con Claudio il numero dei convitati arriva a 600! La stessa organizzazione amministrativa, partendo dall’apparato domestico della familia, che ha un decisivo incremento sempre con Claudio, rompe ogni legame con la tradizione della casa aristocratica, a causa della sua ampiezza e dell’inserimento progressivo dei cavalieri al posto dei liberti. In questo modo, la corte si stabilizzerebbe, fra le tradizionali sfere repubblicane della domus e della res publica, come una nuova istituzione sui generis.
L’interpretazione delle nuove gerarchie sociali è la parte più laboriosa e forse più problematica della ricostruzione di Winterling, che basa su di essa l’individuazione del processo d’istituzionalizzazione della corte. Agli inizi del principato nasce una nuova gerarchia sociale, misurata secondo la vicinanza al principe, comprendente anche individui di umile origine. Questa gerarchia si affianca a quella di rango – aristocratica e tradizionale – misurata essenzialmente sulla famiglia e sulla carriera magistratuale. In particolare, Winterling vede agli inizi del principato tre categorie di «cortigiani»: 1) la cerchia più ristretta, cioè i familiares; 2) una più larga cerchia di amici; 3) l’insieme dell’aristocrazia, la cui amicizia ha un carattere istituzionale perché s’impernia sul principe come tale, non su legami personali con lui, e si manifesta con il rito della salutatio. Le prime due categorie di legami sono di tradizione repubblicana; la terza è invece specifica del principato.
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27 ottobre 2022 alle 15:07 · Filed under Cybergoth, Empatia, Energia, InnerSpace, Oscurità, OuterSpace, Reading and tagged: Bosco, Estensione psichica, Infection, Luce oscura, Psichiatrico, Ridefinizioni alternative
Raccolgo ogni perversione come se fossero doni del sottobosco, e navigo nelle distese psichiatriche della moltitudine che mugghia.
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27 ottobre 2022 alle 13:07 · Filed under Cognizioni, Matematica, Mood, Segnalazioni and tagged: Emanuele Manco, More human, Piergiorgio Odifreddi, Ridefinizioni alternative
Su Fantascienza.com la segnalazione di Pillole matematiche. I numeri tra umanesimo e scienza, a cura di Piergiorgio Odifreddi, un viaggio tra le interazioni tra Matematica e Umanesimo. La quarta:
Il titolo vorrebbe suggerire che “una pillola matematica al giorno leva il medico di torno”. La malattia da curare è l’analfabetismo matematico di cui soffre il mondo intero, in generale, e il nostro paese, in particolare. Risulta da anni che i ragazzi hanno un grande deficit nelle competenze di italiano e di matematica, e le due cose non sono separate: “leggere, scrivere e far di conto” era l’obiettivo minimale posto dalla legge di istituzione della scuola pubblica obbligatoria promulgata nel 1859 dal Regno Sabaudo.
Le “pillole matematiche” intendono mostrare, non solo ai giovani ma anche agli adulti, come la matematica sia presente, a volte sommessamente e altre prepotentemente, in tutta la cultura, umanistica e scientifica: nelle discipline dove non stupisce, dalla fisica all’economia, ma anche in quelle in cui meno la si aspetta, dalla letteratura alla storia dell’arte.
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