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Archivio per gennaio 10, 2023

Il 12 gennaio presentazione romana del “Diario elettrico” di Paolo Di Orazio | KippleBlog


[Letto su KippleBlog]

Giovedì 12 gennaio, alle ore 19, Paolo Di Orazio presenterà il suo Diario elettrico, romanzo edito nella collana K_noir da Kipple Officina Libraria dove l’autore si misura con le suggestioni della SF, declinate però alla sua maniera oscura.
L’evento si svolgerà presso la libreria MrIbis, in via Luigi Filippo de Magistris 91, Roma. Oltre all’autore, sarà presente in veste di moderatore uno degli editor di Kipple, Sandro Battisti. Ci vediamo lì?

Roma, 1978. Un mondo vicino al nostro eppure ormai lontanissimo, un abisso di consuetudini e tecnologia a dividerci da allora. Gordon Kane è un corrispondente del quotidiano Sun di Londra, la sua vita è stravolta prima dai sogni, poi dalla realtà che sembra scaturita da essi: chi è l’uomo senza volto che lo perseguita in casa, che modifica le sue abitudini e gli impone nuovi modi di vita e di comunicazione? In una delle pagine più belle del weird distopico, Paolo Di Orazio ci illustra la sconvolgente paranoia tecnologica che ci attende se solo non saremo scaltri e attenti a modificare i nostri obiettivi.

Si vis pacem… appunti su guerra o rivoluzione. – Carmilla on line


Su CarmillaOnLine la (lontana) recensione a Guerra o rivoluzione. Perché la pace non è un’alternativa, di Maurizio Lazzarato. Vi lascio a stralci significativi di ideologie (che sì, sono ancora vive):

Evento. Ripetizione. Cronaca. Normalizzazione.
Panico. Ansia. Accettazione. Assuefazione.

Nell’epoca della crisi permanente e dell’ipertrofia dell’infosfera ogni catastrofe è merce deperibile.
Ogni “evento” è destinato alla ripetizione seriale fino allo svuotamento di potenza, anticamera della sua normalizzazione e messa a sistema nella sua conversione in dispositivo di controllo.

Crack finanziario, crisi ambientale, pandemia, guerra.
Al panico diffuso dallo schermo si accoda la reazione scomposta tra chi si stringe attorno al re, colpevole della catastrofe stessa, chi tenta di denunciarne la responsabilità e chi diserta ritirandosi nel proprio guscio.
E passano i giorni senza che mai il baratro che si preannuncia dietro l’angolo arrivi mai a compimento, e la catastrofe finisce per essere metabolizzata ed accettata: attorno ad essa si rinsalda il legame sociale, più stretto, soffocante e fragile che mai.

È forse una cattiva abitudine di cultura e immaginario, quello di pensare l’evento come interruzione definitiva del continuum che porti alla fine di tutto. Apocalittismo hollywoodiano.
La realtà, più cruda, come scritta su un muro, è che la catastrofe è ogni giorno in cui non succede nulla. Il capitale è nato come guerra di rapina e come sopruso. È stato forgiato in un continente cui la modalità storica della relazione tra attori in campo, la loro stessa identità, si è incentrata sulla guerra e sempre solo sulla guerra.

Dai campi recintati che hanno costretto contadini affamati e privati di terre a buttarsi nel tritacarne della fabbrica alle case di correzione per disciplinarli ad un lavoro inumano, fino ai roghi che bruciano corpi di donne per estirpare ogni traccia di cultura ed identità autonoma; il capitalismo si è imposto nella realtà europea come rapina e come brutale sottomissione di corpi ed energie collettive. Si è espanso nel globo con la guerra di corsa, con il mercato schiavile, con lo sterminio di popoli indigeni e le catene ai polsi dei popoli colonizzati.
Fabbrica, carcere, colonia, patriarcato. Le colonne portanti del sistema capitalista non si sono imposte col denaro ma col ferro. Nessun mercante avrebbe ottenuto nulla senza il servizio di un braccio armato.
Il vangelo si è diffuso nei secoli a fil di spada, come la democrazia ieri la si faceva cadere con le bombe a grappolo.

Gracida il rospo. Muore lei. Muore lui: la nuova uscita della seconda serie Strane Visioni Digital | HorrorMagazine


Su HorrorMagazine la segnalazione di una nuova pubblicazione per Hypnos: nella collana “StraneVisioni” curata da Andrea Gibertoni è uscito Gracida il rospo. Muore lei. Muore lui, di Jacopo De Ponti. Ecco la quarta:

Questa è una strana storia, bizzarra a dir poco.
Da una parte abbiamo un sentiero di montagna, un temporale in arrivo e un ragazzo devastato dai rimpianti. Dall’altra un marciapiede in una strada di città, in mezzo al traffico e allo smog, su cui siede una ragazza divorata dai rimorsi e dai sensi di colpa.
Cosa li accomuna? Perché improvvisamente l’uno si ritrova nella mente dell’altra e viceversa? E, soprattutto, come mai potrà andare a finire una storia simile?

La nostra recensione di “Vita (e morte) di un gentiluomo” | HorrorMagazine


Su HorrorMagazine la recensione a un raccolta di saggi che analizzano la vita privata – e soprattutto quella finale – di HP Lovecraft: Vita (e morte) di un gentiluomo. Infanzia, gioventù, e ultimi giorni di Howard Phillips Lovecraft, a cura di Pietro Guarriello.

Nel libro troviamo, pubblicato per la prima volta in Italia, Diario di morte nella rielaborazione di Robert H. Barlow. Il diario originale di Lovecraft, che descrive in maniera cruda i sintomi e gli effetti della malattia che lo stava portando alla morte, è purtroppo andato perduto. Leggendo questo libro che racconta l’infanzia e la morte di Lovecraft, si comprende più profondamente il perché questo autore abbia conservato intatto il suo fascino.
Oltre al citato diario troviamo infatti alcuni scritti fondamentali come quelli a sfondo biografico di Kenneth W. Faig, uno dedicato ai genitori e l’altro alla sua giovinezza, che rappresentano un complemento indispensabile per chi ha letto la monumentale biografia Io sono Providence di S.T. Joshi, pubblicata in tre volumi per i tipi di Providence Press. Joshi stesso ha infatti ammesso di aver attinto dal lavoro capillare di Kenneth W. Faig, il cui unico limite era quello di essere un dilettante e quindi di scrivere in maniera sciatta. Ma, al di là dello stile, le informazioni che ci fornisce sui genitori e sulla vita giovanile di Lovecraft sono di importanza essenziale e smontano alcuni luoghi comuni.
Vorrei sottolineare poi che il saggio Howard Phillips Lovecraft. I primi anni (1890-1914) di Kennetth W. Faig contenuto in questo volume non era stato più ristampato dal 1974, e rappresenta dunque un’autentica rarità. Il ricordo più toccante contenuto in questo volume è, comunque, forse quello del suo amico Harold W. Munro: Lovecraft, il mio amico d’infanzia.
S.T. Joshi analizza invece la sua produzione giovanile mentre L. Sprague de Camp e John T. Dunn offrono un altro spaccato dei suoi primi anni. E ancora lo scritto di R. Alain EvertsMorte di un gentiluomo. Gli ultimi giorni di Howard Phillips Lovecaft, pur stilisticamente non perfetto, risulta essere un altro documento prezioso.
Ho poi trovato commoventi le testimonianze dei lettori di Weird Tales una volta appresa la notizia del suo decesso. Traspare, dai commenti riportati, la comprensione della scomparsa di un genio, di uno scrittore che, pur scrivendo su una rivista pulp come Weird Tales, è da considerare come il degno successore di Edgar Allan Poe.

Atlante dei paesi che non esistono più (Audible 2022)


Un piccolo atlante che copre anche – pur se in modo marginale – il mondo delle micronazioni: sul blog di Lucius Etruscus, Atlante dei paesi che non esistono più, audiolibro di Gideon Defoe letto da Roberto Marinelli. Un estratto:

Se cercate un’accurata ricostruzione storica non è il libro che fa per voi, se invece vi piace l’elencazione ragionata di curiosità incredibili e chicche pittoresche allora lo adorerete. L’autore rivela una curiosa usanza comune a un numero impressionante di Paesi la cui vita è stata molto più breve del tempo che ci vuole a raccontarli, e questa è usanza è quella della bandiera: la sensazione è che gli uomini fondino Paesi solo per il piacere di disegnare bandiere, visto che è il primo gesto compiuto in quelle occasioni, e spesso è l’unico in cui pongano impegno.
Ogni “Mito di Fondazione” deve crollare davanti all’innegabile evidenza per cui le nazioni nascono esclusivamente per il capriccio di qualcuno, per un suo delirio di onnipotenza, per non pagare le tasse o per altri motivi decisamente poco edificanti. Il sogno di unire una comunità per un futuro migliore stranamente non rientra in queste pulsioni fondatrici.
Da Regni durati un battito di ciglia a Paesi quasi secolari la cui scomparsa è stata la felice conclusione di una brutta faccenda, fatta di corruzione e violenza; da Imperi grandi quanto un’aiuola alla voglia recidiva di alcuni folli di aggiungere titoli al proprio nome, e non importa se siano titoli inventati sul momento. Un viaggio delizioso fra le debolezze umane e anzi specificherei “maschili”, visto che non risultano donne così pazze e vanesie da giocare ad inventare Paesi, Stati, Nazioni o altra roba fittizia, solo per il gusto di disegnarne la bandiera e attribuire onorificenze. Certe perversioni, ridicole e pericolose, causa di morte e dolore, sono prettamente maschili.
Una panoramica divertente e raggelante sulla sanguinaria vanità umana di disegnare mappe e pretendere che il territorio vi si adatti, stupendosi poi quando le loro creature amorfe smettono di esistere. Che ci faranno ora con le relative bandiere?

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