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Archivio per gennaio 13, 2023

Politica e videogiochi – Carmilla on line


Su CarmillaOnLine la recensione di Gioacchino Toni a Reset. Politica e videogiochi, di Matteo Bittanti, uscito per i tipi di Mimesis.
Di cosa si parla in questo saggio? Si tratteggia del rapporto che intercorre tra immaginario videoludico e immaginario politico dei giocatori, delle ideologie del divertimento elettronico e dei loro effetti socio-culturali constatando come, soprattutto tra i più giovani, non solo l’ambito dei videogame e quello reale tendano a sovrapporsi, ma anche come l’impegno politico e il disimpegno videoludico siano sempre più convergenti. Come?

Guardandosi dal suggerire «l’esistenza di una relazione causale tra la fruizione di videogiochi e i comportamenti sociopatici nel mondo reale», scrive Bittanti, è «importante ricordare che il videogioco non è che un elemento di un complesso ecosistema formato da spazi di consumo, discussione e condivisione che spesso presentano un’elevata tossicità: misoginia, razzismo, omofobia e violenza verbale» (pp. 30-31). Dunque, qualsiasi discussione sui videogiochi non può prescindere dal contesto in cui si vanno ad inserire e da cui sono pensati, prodotti e fruiti.
Se Alex Hochuli, George Hoare e Philip Cunliffe (La fine della fine della storia, Tlon, 2022) sostengono che all’apatia che aveva contraddistinto i decenni precedenti si è ultimamente sostituito un sentimento di rabbia strutturatosi di pari passo alla crescente delegittimazione delle istituzioni tradizionali su cui hanno prosperato diverse forme di populismo, Martin Gurri (The Revolt of The Public and the Crisis of Authority in the New Millennium, Stripe Press, 2014) sostiene invece che, con riferimento a un’attualità che ritiene palesarsi come capolinea della democrazia liberale, complice anche la trasformazione mediale digitale, si debba piuttosto parlare di nichilismo.
Lungi dall’essere per forza un emarginato, il soggetto nichilista tratteggiato da Gurri è piuttosto un individuo disilluso e cinico, non di rado inserito socialmente, che non trova felicità nella sua quotidianità, nella way of life imperante, pur non mettendola realmente in discussione, e nel sistema politico che la governa. Un individuo che tende a trovare la propria dimensione all’interno di una comunità strutturatasi, spesso nell’universo online,  su una specifica questione che diventa frequentemente l’unica questione esistenziale. Insomma, nota Bittanti, il nichilista descritto da Gurri ricorda molto da vicino la figura del gamer tanto che diversi giovani gamer statunitensi potrebbero aver guardato all’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021 come a un’occasione spettacolare per estendere il gioco fuori dagli schermi.
«Detto altrimenti, una generazione cresciuta di fronte allo schermo combattendo contro terroristi arabi e draghi sputafuoco, zombie e vampiri nonché social justice warrior sui social media ha temporaneamente lasciato la cameretta illuminata al LED per assediare il Congresso, vandalizzando i simboli della democrazia» (p. 18). Per quanto sbiaditi, si tratta pur sempre di simboli da colpire con il medesimo odio promosso da tanti videogiochi mainstream che celebrano principi, valori e immaginari indubbiamente di destra.

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Il tuo storyboard interiore


Rivoli di un cadenzato strano si risolvono nei tuoi ideali movimenti scenici interiori

Astronomy dominos at Pompeii: i Pink Floyd e David Gilmour alle falde del Vesuvio – Articoli – SENTIREASCOLTARE


Un’enciclopedia su PinkFloyd @ Pompeii, è tutto ciò l’articolo che vi segnalo e che tratteggia così tanti dettagli legati alla pellicola, ai Floyd, al mondo vorticoso e sognante di quegli anni, di quel mezzo secolo fa che sembrano secoli, un altro universo, qualcosa d’irripetibile. Uno stralcio:

Perfezionisti come loro costume, i Floyd volevano usufruire della migliore tecnologia, e dunque fecero trasferire a Pompei – tre giorni di viaggio in camion da Londra – tutto l’apparato usato nelle esibizioni live. In più un registratore a 16 piste secondo Maben (un osannato magazine straniero nella italica edizione afferma essere state 24, mentre Wikipedia parla di 8 tracce e ha ragione: lo conferma David Gilmour nelle battute iniziali di David Gilmour Live At Pompeii) ritenuto sufficiente per cogliere al meglio, data la eccellente resa acustica dell’anfiteatro, la qualità del suono sprigionato dalla band. Perché l’idea era di trarne non solo un documentario ma anche il disco.

In un paese governato dalla burocrazia, in un tempo determinato da istituzioni ingolfate laddove non incagliate del tutto, ottenere il permesso per insediare una band di capelloni all’interno di un gioiello storico ma fragile come l’anfiteatro pompeiano sarebbe stato compito improbo, se non addirittura chimerico. Il veloce dipanarsi della matassa fu merito di una fortuita combinazione tra sorte favorevole e il caposaldo del catalogo “usi e costumi di un paese, l’Italia”: le amicizie. Aggirandosi per studiare la location, Maben si imbatté in un professore dell’Università di Napoli, tale Carputi ringraziato sui titoli di coda, che non solo si rivelò fan dei Pink Floyd, ma anche la persona giusta per ottenere i permessi necessari presso la Soprintendenza dei Beni Culturali di Napoli. Per girare furono concessi sei giorni; non prima però di avere pagato il biglietto di entrata per chiunque avesse oltrepassato i cancelli: siete i Pink Floyd e vabbè un occhio si chiude; ma ccà nisciuno è fesso, “mo’ cacciare la grana, please”.

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Error path


Un embolo si muove lungo le linee psichiche abissali dei tuoi sogni, sembra un incedere regolare ma sotto la pellicola dell’apparenza si agita l’esito impreciso degli errori.

Edizioni Ensemble presenta “Edgar Allan Poe. L’ultimo incubo” | HorrorMagazine


Su HorrorMagazine la segnalazione di Edgar Allan Poe. L’ultimo incubo, di Aldo Luigi Mancusi, testo romanzato e fulminante e visionario che getta nuova luce sulla morte del grande autore statunitense. La quarta:

7 ottobre 1849. A poche ore dalla morte, Edgar Allan Poe si risveglia durante la sua autopsia, sotto gli occhi allucinati del dottor Steven Harris, l’anatomopatologo che sta indagando sulle cause del decesso. Il grande scrittore americano sembra essere diventato suo malgrado il protagonista di uno dei racconti gotici usciti, in vita, dalla sua penna, tra deliri, fobie e ricerca di verità pericolose. Lì fuori, nella nebbia di Baltimora, il dottor Harris dovrà cercare di far luce sulle ombre che avvolgono la morte di Poe e il suo inquietante risveglio, mentre l’alba tarda misteriosamente ad arrivare…

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