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Archivio per gennaio 24, 2023

Astronavi nell’infinito, fra incubi e sogni – Carmilla on line


Su CarmillaOnLine un articolo di Paolo Lago che recensisce Astronavi. Le storie dei vascelli spaziali nella narrativa e nel cinema di fantascienza, di Michele Tetro e Roberto Azzara, saggio uscito per i tipi di Odoya. Un estratto:

In una scena del dramma Vita di Galileo (1938-39) di Bertolt Brecht, lo scienziato pisano, parlando con Andrea Sarti, figlio della sua governante, così afferma: “Io ho in mente che tutto sia incominciato dalle navi. Sempre, a memoria d’uomo, le navi avevano strisciato lungo le coste: a un tratto se ne allontanarono e si slanciarono fuori, attraverso il mare. Sul nostro vecchio continente allora si sparse una voce: esistono nuovi continenti. E da quando le nostre navi vi approdano, i continenti ridendo dicono: il grande e temuto mare non è che un po’ d’acqua”. Probabilmente, la letteratura e il cinema di fantascienza hanno dischiuso un immaginario simile: hanno permesso che gli aerei o qualsiasi tipo di ‘macchine volanti’ non ‘strisciassero’ più attaccati al pianeta, ma si slanciassero al di fuori della sua atmosfera, nello spazio più profondo. In definitiva, cos’altro sono le astronavi se non aerei che si innalzano nel cielo, oltre ogni confine o, per l’appunto, navi che si distaccano dal mare per dirigersi verso gli ‘astri’? Luciano di Samosata (II sec. d.C.), nella “Storia vera”, immagina infatti che sia proprio una nave, sollevata in aria da un tifone, a compiere un viaggio sulla Luna, dove l’equipaggio (di cui faceva parte lo stesso autore) avrebbe incontrato la stirpe dei Seleniti. D’altra parte, celebri astronavi come la corazzata Yamato, che incontriamo originariamente nella serie d’animazione giapponese “Star Blazers” (1974-1981), o l’Arcadia di Capitan Harlock, appartenente al manga “Capitan Harlock” (1977-1979) di Leiji Matsumoto, non sembrano vere e proprie navi che hanno preso il volo? La prima ha l’aspetto e il nome di una corazzata della Marina Militare giapponese della Seconda Guerra Mondiale, mentre la seconda, connotata come una nave pirata, ha il cassero di poppa di un vascello settecentesco.

Michele Tetro e Roberto Azzara, nel loro bel libro, ci offrono una convincente cronistoria illustrata “dei vascelli spaziali nella narrativa e nel cinema di fantascienza”, dalle prime testimonianze letterarie e cinematografiche fino ai giorni nostri. Le astronavi e le basi spaziali di alcuni fra i più noti film di fantascienza, alle quali è dedicata la seconda parte del saggio, sono descritte e raccontate come se fossero reali per cui, spesso, in modo straniante, ci troviamo di fronte a delle vere e proprie ‘schede tecniche’; leggendole, per qualche attimo, il nostro senso di realtà vacilla e si interseca con l’immaginario fino a chiederci: “ma allora sono esistite ed esistono davvero!”. La prima parte del libro è dedicata a un’altra cronistoria, stavolta su “una, cento, mille navi stellari”, fin da quando “le silenziose distese cosmiche si affollarono di mezzi artificiali di ogni sorta, riducendo alla portata umana gli abissi dell’Universo insondabile, là dove, invece, nella realtà, l’umanità stava ancora muovendo i primi, timidi passi al di fuori dell’atmosfera terrestre, a bordo di minuscole e claustrofobiche capsule Mercury o Vostock, unicamente abilitate al volo orbitale”. La terza parte prende curiosamente in esame “l’astronave che s’indossa”, cioè la tuta spaziale, elemento presente in pressoché tutti i film che narrano viaggi nel cosmo: l’immaginario cinematografico ha creato infatti tute spaziali di diverse forme e fogge, dalle più fantasiose alle più realistiche. Infine, a chiudere il libro, incontriamo un’intervista al grafico modenese Roberto Baldassarri, autore di straordinari disegni tecnici relativi ai mezzi spaziali e alla base “Alpha” della serie tv inglese Spazio 1999 (Space: 1999, 1974-1977).

Gli autori sottolineano come nel tempo sia cambiata l’estetica dell’astronave: dall’aspetto sigariforme del razzo (che incontriamo fin dal Voyage dans la lune, 1902, di Georges Méliès) a quello sferico del disco volante, per assumere le forme più svariate che rappresentano una specie di ibrido fra queste due originarie (come, per esempio, la Enterprise di Star Trek). Le rappresentazioni iconografiche delle astronavi sono poi il frutto dell’immaginario di autentici artisti: Chesley Bonestell, che inizia la sua carriera di pittore dello spazio nel 1944; Chris Foss, nato nel 1946, “che portò la space art a livelli di qualità assoluti” (peccato che le immagini del libro siano in bianco e nero: sarebbe stato bello vedere quei “cromatismi accesi” delle navi spaziali di Foss, come recita una didascalia); gli italiani Franco Storchi, Michelangelo Miani, Franco Brambilla e Luca Oleastri, autori di “grandiose” e “magnifiche” navi spaziali.

Pleiadees


Come ascoltare la produzione di un SydBarrett maturo e versatile al pari di un JazzClub etereo_prog: Pleiadees, ricordatevi di loro.

Raving and drooling /pink floyd. live at wembley 1974


Da SlowForward questa bellissima chicca floydiana, più tardi nota come Sheep ma, nel ’74, suonata live come Raving and drooling. Vi lascio alla meraviglia (ascoltate il basso all’inizio…).

Storie d’amore e di morte | FantasyMagazine


Su FantasyMagazine la segnalazione di Storie d’amore e di morte, raccolta di racconti di Robert Aickman, edita da Hypnos. La quarta:

I racconti di Storie d’amore e di morte rappresentano al meglio quegli strange tales, marchio di fabbrica dell’autore inglese, legati in questo caso, come suggerito dal titolo, dal tema del rapporto uomo-donna, terreno fertile per alcune delle sue storie più enigmatiche e inquietanti, come Matrimonio, con il protagonista coinvolto da una strana coppia di ragazze, Helen ed Ellen, o Legno,con i misteri della sua casa. Pubblicata per la prima volta nel 1977, la raccolta Storie d’amore e di morte è ora finalmente disponibile anche per il pubblico italiano.

Impero Connettivo: A sort of homecoming | Fantascienza.com


Su Fantascienza.com la segnalazione dell’uscita di una mia nuova puntata per l’Impero Connettivo: A sort of homecoming, racconto edito nella collana L’orlo dell’Impero per i tipi di DelosDigital. La copertina, come sempre, è di Ksenja Laginja.

In un indeterminato momento dell’Impero Connettivo, in antitesi a qualsiasi incoerenza temporale, il plenipotenziario postumano Sillax si reca sul pianeta Turiya e atterra nello sconfinato deserto di Sommaria. Lo scopo del viaggio è medico, ma la successione degli eventi diviene caotica e il processo medico cui si sottoporrà il postumano sarà istoriato di volti e azioni propri del caos quantico; la lady che tempesta le sue visioni renderà migliore il suo ringiovanimento quantico?

L’ebook è acquistabile a 1,99€ sul DelosStore e sugli altri store online.

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"Scrivete quel che volete scrivere, questo è ciò che conta; e se conti per secoli o per ore, nessuno può dirlo." Faccio mio l'insegnamento di Virginia Woolf rifugiandomi in una "stanza", un posto intimo dove dar libero sfogo - attraverso la scrittura - alle mie suggestioni culturali, riflessioni e libere associazioni.

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