HyperHouse
NeXT Hyper ObscureArchivio per marzo 28, 2023
Quale frontiera?
Simbologie attese oltre le frontiere antropiche, mostrati istanti di creatività surreale.
La recensione di “La giostra del maleficio” di Jean Ray | HorrorMagazine
Su HorrorMagazine la recensione di Cesare Buttaboni a La giostra del maleficio di Jean Ray, raccolta di racconti edita da Agenzia Alcatraz; ecco un passo della valutazione di Cesare:
Ci troviamo qui di fronte a racconti minori dell’autore, ma certo non mancano spunti notevoli che fanno emergere il talento tipico dello scrittore di razza.
In La giostra del maleficio troviamo atmosfere che uniscono fantastico, insolito e bizzarro con immagini forti. Non manca nemmeno un tocco di umore nero, tanto che si sarebbe tentati di definire le storie di questa antologia – citando Poe – i racconti del grottesco e dell’arabesco di Jean Ray.Si è spesso parlato dello scrittore fiammingo come il Lovecraft europeo ma, anche se ci sono possibili collegamenti, Danilo Arona in un vecchio articolo apparso su Carmilla afferma che probabilmente il belga si sarebbe trovato più a suo agio in compagnia di un Montague Rhodes James. Inoltre Ray, a differenza del Solitario di Providence, si è molto interessato all’uomo e alle meschinità della sua natura.
In generale le storie qui presenti sono molto brevi e rappresentato a sprazzi il talento di Jean Ray, tuttavia il libro merita indubbiamente di essere letto e piacerà ai suoi estimatori.
I Martiri: la decima uscita Strane Visioni Digital | HorrorMagazine
Su HorrorMagazine la segnalazione di “I martiri”, racconto in ebook di Lucio Besana uscito per i tipi di Hypnos, collana “Strane Visioni” curata da Andrea Gibertoni; la quarta:
Un giovane poliziotto ansioso di mettersi in mostra viene assegnato al pattugliamento di un anonimo quartiere residenziale: uno di quei luoghi di pace fatto di tranquille villette a schiera parco giochi e giardini ben curati in cui si è istintivamente portati a pensare che non accadrà mai nulla.
La sofferenza e il dolore invece stanno solamente nascoste, sottopelle, e si presenteranno all’improvviso e con un impeto tale da stravolgere per sempre le convinzioni del ragazzo.Una storia che, dietro un apparente velo di tranquillità e sonnolenza, cela un autentico inferno dominato dai sensi di colpa, da rimorsi e ricordi che sbranano l’anima.
L’epopea della musica dark italiana in 10 dischi (Pt. 2) | Rolling Stone Italia
Seconda incursione nell’articolo di Fabio Zuffanti apparso su RollingStone: un copioso e bell’articolo sulle realtà dark italiche di circa quarant’anni fa; è un viaggio meraviglioso tra le le band e le sonorità cupe di allora, elementi di rottura – come tutti gli anni ’80 – col decennio precedente. Un secondo estratto, che pesca tra i clips video dei brani o album citati nell’articolo:
Negli anni ’80 le città italiane pullulavano di gioventù nerovestita. Al sabato pomeriggio specialmente, quando scattava la migrazione dalle piccole e medie località verso i capoluoghi, lungo le vie dei centri sciamavano schiere di ragazzi e ragazze dall’aspetto funereo, sfoggianti spolverini e palandrane, accessori mortuari o devozionali, gramaglie assortite, volti diafani e magrezze ulteriormente svettanti grazie a chiome acrobaticamente impalcate. Erano i cosiddetti dark, filiazione all’italiana del movimento che oltremanica veniva denominato goth. E avevano una loro musica.
Come già ricordato, il gothic inglese era imperniato sull’evocazione di malessere esistenziale, malinconia, spleen, nichilismo. Il dark italiano cercava di seguire pedissequamente ciò che accadeva oltremanica, ricalcando paro paro le gesta sonore di Joy Division, Cure o Siouxsie and The Banshees. La differenza la faceva in qualche caso l’uso della lingua italiana e, in generale, una sorta di passione tutta nostrana che andava a scaldare le gelide trame dello stile, oltre a un’atmosfera che a tratti sembra riprendere le pagine più crepuscolari della nostra letteratura. Questi 10 album, nei quali si mette in scena un teatro morboso di ombre e appassionati tormenti, lo confermano.
2. Angelo Bergamini ha avuto negli anni ’80 due vite musicali parallele. Da un lato, sotto diversi pseudonimi e sigle, è stato un hit-maker negli ambiti della dance elettronica e dell’Italo disco. Dall’altro ha portato avanti fin dal 1981 la sua creatura Kirlian Camera, con dischi minimali e neri che verso la metà del decennio pervengono a una elettro-wave dalle atmosfere malinconiche, pur se confezionata secondo una formula ballabile. In Eclipse – Das Schwarze Denkmal ci sono orchestrazioni lontane che sembrano disegnare cieli tempestosi all’orizzonte e melodie struggenti e irresistibili.