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NeXT Hyper ObscureArchivio per Deep Space
BlackHoles
Fasci nella notte siderale a sondare, dietro le quinte, attrattori caotici in suppurazione – bellissime note distruttive…
Perché i vulcani di Plutone possono suggerire l’esistenza della vita sotto la loro superficie – Infobae
Plutone continua ad affascinare. Coi suoi -232° C e il suo buio quasi totale, rimane il luogo eletto per la misantropia che coltivo.
Su quel corpo celeste, i criovulcani tempestano la realtà (da InfoBae).
Su Plutone c’è qualcosa che non esiste in nessun altro luogo del Sistema Solare | EveryEye
Notizie dettagliate da Plutone, che rimane il mio più ambito rifugio dalle antropizzazioni in senso lato. Da EveryEye vi incollo uno stralcio:
Sostanzialmente sembra che Plutone sia ricco di vulcani, ma non di quelli tipici che abbiamo anche qui sulla Terra, ma del tipo opposto: si tratta di una lunga schiera di criovulcani. Vulcani di ghiaccio che si vedono rarissimamente nel sistema solare, e questi di Plutone sono ancor più unici.
Sembra che questi criovulcani siano alti fino a 7000 mila metri ed eruttino non lava (ovviamente), ma una sorta di fanghiglia acquosa, composta per lo più da ammoniaca e metano. Questa “lava”, appena raggiunge i primi strati di superficie di Plutone, si congela all’istante generando montagne sempre più ripide.“Caratteristiche simili non esistono da nessun’altra parte nel sistema solare”, scrive il team di ricercatori guidati dallo scienziato planetario Kelsi Singer, del Southwest Research Institute. “L’esistenza di queste caratteristiche suggerisce che la struttura interna e l’evoluzione di Plutone consentono una maggiore ritenzione di calore al suo interno, molto più di quanto immaginassimo”.
Questa nuova scoperta suggerisce che, sebbene sia totalmente congelato, Plutone potrebbe essere tutt’altro che morto e inerte. E in effetti il minuscolo e distante pianeta nano ha ancora molto da insegnarci sul criovulcanismo.
Lankenauta | Dal caos al cosmo, introduzione al cosmismo russo
Su Lankenauta la recensione a Dal caos al cosmo, introduzione al cosmismo russo, di Silvano Tagliagambe, con prefazione di Armando Torno. Vi lascio ad alcuni brani della valutazione:
Il riferimento a Dostoevskij non è certo casuale in un volume che parla di un fenomeno culturale e una corrente filosofica poco approfondita alle nostre latitudini e nata nella sterminata Russia a fine ‘800, con sviluppi di vario tipo nel secolo scorso, alla quale all’editore va il merito di aver dedicato altri testi all’interno della collana ove appare anche quello di Silvano Tagliagambe accompagnato dalla prefazione di Armando Torno, giornalista, saggista, autore di opere letterarie e saggi di carattere filosofico e teologico tradotti in più lingue. Nella collana Historos diretta da Luciano Canfora sono presenti altri testi sul cosmismo oltre a saggi filosofici, politici e storici anche sulla storia più recente con una particolare attenzione a un universo spesso misconosciuto come quello russo.
Il più autorevole teorico del cosmismo è Nikolaj Fëdorov che con la sua opera filosofica Opera comune segnerà la nascita del movimento che influenzerà in vario modo anche giganti della letteratura russa quali Tolstoj e Dostoevskij, senza mancar di notare che la biblioteca di Lenin vanterà titoli di quello che può essere considerato il padre fondatore del cosmismo. Il saggio di Tagliagambe, al di là dello specifico interesse che può suscitare una disciplina filosofica che sconfina nella teologia e nell’esoterismo mandando suoi echi nel mondo delle arti e delle scienze è importante anche per capire, o provare a farlo, qualcosa circa l’assoluta particolarità della cultura russa. Alcuni versi di una poesia di Fëdor Tjutčev (tradotti da Tommaso Landolfi) lo testimoniano:
Come un affresco
Quanto toglie il fiato la visione aliena di un mondo siderale, avvolto dalle proprie istanze aliene di bellezza e crudeltà.
Svelato il mistero dietro la formazione di forme di ghiaccio su Plutone | Tom’s Hardware
Su Tom’s Hardware il perché io ami così tanto Plutone.
Un team di ricercatori internazionali, tra cui il dottor Adrien Morison dell’Università di Exeter, ha dimostrato come vaste zone di formazioni di ghiaccio siano state modellate in uno dei più grandi crateri del pianeta Plutone, Sputnik Planita. Forse la caratteristica più sorprendente sulla superficie di Plutone, Sputnik Planitia è un cratere da impatto, costituito da una pianura luminosa, leggermente più grande della Francia, e pieno di ghiaccio di azoto.
Morison, ricercatore del dipartimento di Fisica e Astronomia di Exeter, ha dichiarato che “quando la sonda spaziale New Horizon ha eseguito l’unico, fino ad oggi, fly-by di Plutone nel 2015, i dati raccolti sono stati sufficienti per cambiare drasticamente la nostra comprensione di questo mondo remoto”. “In particolare, ha dimostrato che Plutone è ancora geologicamente attivo nonostante sia lontano dal Sole e abbia limitate fonti di energia interne. Ciò include Sputnik Planitia, dove le condizioni superficiali consentono all’azoto gassoso nella sua atmosfera di coesistere con l’azoto solido”.“Sapevamo che la superficie del ghiaccio presenta notevoli caratteristiche poligonali, formate dalla convezione termica nel ghiaccio di azoto, organizzando e rinnovando costantemente la superficie del ghiaccio. Tuttavia, rimanevano domande su come questo processo potesse avvenire”. Nel nuovo studio, il team ha condotto una serie di simulazioni numeriche che hanno dimostrato che il raffreddamento da sublimazione è in grado di alimentare la convezione in modo coerente con numerosi dati provenienti da New Horizons, tra cui la dimensione dei poligoni, l’ampiezza della topografia e le velocità sulla superficie. È anche coerente con la scala temporale in cui i modelli climatici prevedono la sublimazione di Sputnik Planitia, a partire da circa 1 – 2 milioni di anni fa. Ha dimostrato che le dinamiche di questo strato di ghiaccio di azoto riecheggiano quelle che si trovano negli oceani della Terra, essendo guidate dal clima. Tali dinamiche climatiche di uno strato solido potrebbero verificarsi anche sulla superficie di altri corpi planetari, come Tritone (una delle lune di Nettuno), o Eris e Makemake (della Fascia di Kuiper).
Il ritorno di Peter Hamilton | Fantascienza.com
Su Fantascienza.com la segnalazione dell’Urania Jumbo di questo mese: Salvation L’arca della salvezza, di Peter F. Hamilton, space opera ad altissimi livelli; la quarta:
Grazie alla tecnologia dei portali, nel 2204 nessun luogo è lontano. L’umanità si sta espandendo a passi da gigante nell’universo, conoscendo un periodo di grande prosperità. Ma quando i resti di una misteriosa astronave aliena vengono rinvenuti al limite dello spazio esplorato, su un pianeta a ottantanove anni luce dalla Terra, all’improvviso la galassia torna a essere troppo vasta.
La nave, schiantatasi circa trenta anni prima, racchiude un inquietante carico di persone. Nessuno sa cosa ci facessero degli esseri umani al suo interno, né quale razza aliena possa essere coinvolta nella vicenda. La sicurezza dell’umanità traballa. Una squadra di valutazione viene scelta dalla Connexion, l’azienda che gestisce i portali per l’entanglement, per indagare e valutare la potenziale minaccia rappresentata da quella misteriosa astronave.
Il protocollo non permette l’uso dei portali, e bisogna viaggiare “alla vecchia maniera”. Durante il viaggio, i membri dell’equipaggio di recupero si confrontano con il proprio passato. Ma uno di loro non è come tutti gli altri…
Preparatevi a tuffarvi in una space opera di portata stratosferica, nel primo romanzo di una nuova trilogia nata da quella che Ken Follett ha descritto come “la più potente mente immaginifica della fantascienza”.Ecco cosa racconta il traduttore, Davide De Boni:
“L’aspetto che più mi ha colpito durante la traduzione di questo romanzo è stato il worldbuilding. Hamilton parte da un assunto tanto semplice quanto affascinante: la possibilità di realizzare l’entanglement quantistico spaziale. A partire da questo presupposto sviluppa e analizza le implicazioni che una scoperta del genere potrebbe avere sulla nostra società. Come muterebbero i nostri modi di vivere, di lavorare, di rapportarci con gli altri e con l’ambiente circostante se ogni destinazione si trovasse a un solo passo da noi?”.
Deleteri punti di vista
Le modifiche di un sistema iconoclasta si riverberano nella sofisticata esegesi di ogni aspetto del continuum, mostrando inutili sofismi e deleteri punti di vista.
Link stellare
Un richiamo che si fa estremo nel costrutto di sedici dimensioni del tuo pensiero, link alle stelle e ritorno…