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I veri pericoli dell’intelligenza artificiale: un dialogo con Nello Cristianini – L’INDISCRETO


Su L’Indiscreto una bella disquisizione di Francesco D’Isa e Nello Cristianini sulle peculiarità – pericoli compresi – delle intelligenze artificiali che s’interfacciano con l’arte. Un estratto:

FD: Come spesso accade, le nuove tecnologie ci costringono ad affrontare vecchi problemi che avevamo messo da parte. Grazie alle intelligenze artificiali (IA) ad esempio, ci siamo chiesti di nuovo cosa sia l’arte, chi sia l’autore, cosa sia l’intelligenza… Riguardo a questo ultimo punto, vediamo nel libro che le IA hanno un’intelligenza di tipo completamente diverso dal nostro: funzionano su base statistica, per esempio nell’imitare i nostri linguaggi. Usano metodi statistici per perseguire scopi scelti da noi – e in un certo senso è in questo modo che dimostrano di essere intelligenti, esibendo la “capacità di un sistema di agire in modo appropriato in un ambiente nuovo e incerto, dove le azioni appropriate sono quelle che aumentano la probabilità di successo”. Ma il modo in cui lo fanno è completamente diverso da come lo facciamo noi umani.

NC: Mi interessava dare una definizione di intelligenza che fosse chiara, operativa, misurabile, che di conseguenza escludesse altri concetti che spesso creano confusione: come l’autocoscienza, l’introspezione, le emozioni. Nella scienza spesso una definizione porta chiarezza e consente progresso, come fu nel caso di “informazione” con Shannon.  Finora “il concetto di intelligenza” è stato usato in modo ambiguo, e anche vago: per parlarne scientificamente dobbiamo ‘restringerlo’, e per questo propongo una definizione: l’abilità di comportamento efficace in situazioni mai incontrate prima, ovvero l’abilità di perseguire un obiettivo in situazioni nuove. Jean Piaget la definiva: “sapere cosa fare quando non si sa cosa fare”, ovvero prendere decisioni sensate quando non si ha un copione da seguire. È necessario assumere che un agente abbia un obiettivo, per poter decidere se il suo comportamento è efficace, razionale, o irrazionale: una macchina che sceglie le azioni a caso lanciando una monetina ha un comportamento, ma non uno razionale. Al momento, per capire l’IA è meglio eliminare il discorso sull’uomo, perché è fuorviante, ed evoca un bagaglio emotivo troppo grande.  Per ora sarebbe meglio evitare paralleli con l’intelligenza umana, e limitarsi a descrivere le intelligenze artificiali. La nostra tendenza ad antropomorfizzare ci può ingannare, e lo ha fatto per decenni.

FD Nel libro parli di una “scorciatoia”, ovvero l’uso di dati e statistica per sviluppare le IA, un metodo molto divergente rispetto alle vecchie piste che erano legate più alla logica e al ragionamento formale. È grazie a questa scorciatoia che lo sviluppo tecnologico è esploso.

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Palude, di Uduvicio Atanagi – la nuova carne edizioni


Sulla NuovaCarne una bellissima recensione di Stefano Spataro a Palude, romanzo assai weird e particolare di Uduvicio Atanagi; un estratto:

Circa un mesetto fa è uscito un bellissimo romanzo dalla testa e dalle mani di Uduvicio Atanagi dal titolo Palude, edito dalla sempre attenta e indipendentissima Eris Edizioni. Un tomo di ben cinquecento pagine intrise di weird all’italiana, esoterismo, surreale, paranormale e miseria quotidiana.

Le vicende narrate in Palude sono quelle di una famiglia di nomadi moderni, i Lucenti: i fratelli Teresio e Luisa e il patrigno dei due, Roberto. Arrivati a palude dopo la morte naturale della madre dei due ragazzi, i tre si stabiliscono in una putrefacente zona della campagna toscana e vivono le loro disavventure personali. Teresio dovrà difendersi dai continui problemi legati alla sua età, in particolare dovrà stringere legami con un gruppo di suoi coetanei per tenere testa al gruppo di bulli del paese, comandati da un ragazzino ricco e annoiato che avrà a sua volta i suoi mostri (e morti) privati con cui fare i conti; Luisa, appesantita dal fardello del futuro, suo e di suo fratello minore, entrerà in un giro di droga e prostituzione, assaggiando le profondità dell’animo umano; Roberto, padre suo malgrado, dovrà lottare con la sua doppia natura idiosincratica, quella di depresso parassita della società e quella di padre di famiglia. In tutto questo, come tratteggiato a tratti dorati su una tela dai colori freddi e bui, c’è il dono di Teresio. Il ragazzino infatti ha il potere di rimuovere, in una sorta di rito di disintossicazione (potremmo dire, di esorcismo), il male che attanaglia le persone; male che può essere fisico o mentale. In un primo momento Roberto approfitta di questo potere taumaturgico, sfruttando il ragazzo e al fine di guadagnarsi da vivere per tutta la famiglia, ma ogni volta che Teresio pratica il rito ne esce più stanco e afflitto della volta precedente; il talento, per quanto metafisico e surreale, non è infatti senza prezzo.

Secondo estratto dal romanzo “Che la terra ti sia lieve”, @L’orlo dell’Impero, DelosDigital


Ecco il secondo estratto da Che la terra ti sia lievequi il primo – mio romanzo collocato nella saga dell’Impero Connettivo ed edito da DelosDigital nell’ambito della collana L’orlo dell’Impero; la cover è di Ksenja Laginja.
L’ebook è disponibile sul DelosStore e sugli altri portali online al prezzo di 3,99€. Buona lettura 🙂

Aureliano montò in macchina, non era nei programmi ma in quel momento, a pensarci bene, farsi un giro per il quartiere gli sembrò una buona idea. Il senso di quella passeggiata motorizzata gli accarezzava l’anima come farebbe un padre col figlio, e alla fine cosa c’era di male se per una volta prendeva l’auto senza meta, per farsi portare dal caso o dai pensieri, dalle energie o da chissà che cosa?
Imboccò il vialone che si apriva fuori dal cancello condominiale; la discesa e le balze lì intorno si coronavano di caseggiati, la vecchia borgata si era data una ripulita e accanto, a poche centinaia di metri, era nato un nuovo quartiere dormitorio dalle pretese piccolo borghesi, in realtà un coacervo di miseria morale cialtrona e ignorante, in cui i comportamenti intolleranti e fascistoidi nemmeno si nascondevano più. Così, si trovò a desiderare di contemplare una natura più vera, meno antropizzata, e se non voleva parcheggiare nei pressi di qualche grande parco – Villa Ada, in fondo, non era così lontana – allora c’era la necessità di spingersi fuori il Raccordo, sapeva già dove.
La Salaria era un serpentone di auto in entrata a Roma, ma lui ne stava uscendo e conosceva abbastanza della zona per sapere quali vie prendere al ritorno senza incappare nel traffico. In breve, la diramazione laterale della via consolare lo portò in un luogo di pace arcaica, e anche se sapeva che storicamente quell’armonia antica era stata, in realtà, la culla di battaglie, soprusi e deliberate oppressioni, si rese anche conto che nessun luogo della Terra poteva essere davvero libero da un bagaglio di crudeltà consumate nel corso dei millenni.
Quel luogo in cui transitava, però, lo sentiva davvero truce.
Chiuso nella sua vettura, guidava sulla stretta carreggiata tra alberi, prati e grandi siepi fiorite; Aureliano si lasciò allora cullare dai pensieri senza imporgli contorni e così il rilassamento della sua mente, la condizione di esule temporaneo dalla sua casa, dalla famiglia e dal lavoro, fu così rilassante che in breve, osservando meglio il panorama in fondo alla valle alluvionale del Tevere, si accorse che il sole stava tramontando proprio in fondo a quella curva, proprio lì dove uno spiazzo erboso poteva permettergli di parcheggiare senza problemi.
“Perché no?”, si domandò, pensando all’opportunità di fare due passi lì, nel luogo bucolico senza tempo, mentre la sera stava prendendo il posto del giorno. Così accostò la macchina sulla piazzola che sembrava fatta apposta per lui, poi spense il motore e scese.
L’aria era frizzante, un certo senso di fresco selvaggio lo avvolse e pure se si era già in primavera da qualche settimana, gli sembrò evidente che dove la natura ha ancora il sopravvento le cose funzionano un po’ diversamente dalle città.
Guardò per terra, per una sorta di istinto. Una banconota da cinque euro era lì, nei pressi dei suoi piedi, accartocciata ma visibile.
“La mia solita fortuna sfacciata per le piccole cose”, pensò Aureliano con un piccolo sorriso sulle labbra, come se non riuscisse a trattenere i segnali di una breve gioia. Raccolse quel piccolo tesoro, “I segnali di qualcosa che interagisce con me ci sono sempre”, gioì ancora poi si fermò, i suoi occhi quasi si chiusero nel fissare un punto vago del terreno, a mezz’altezza, mentre era preda di una riflessione misticheggiante: il tramonto avanzava, e nel frattempo Aureliano cadenzava piccoli passi verso una profondità che aspirava a divenire trascendenza, annotandosi mnemonicamente i sintomi e i segnali di una realtà che appariva diversa da quella che lui e l’umanità, e le faccende da sbrigare in ufficio e la televisione, sembravano considerare vere.
Guardò le siepi, i loro movimenti impercettibili e ondivaghi che obbedivano alla ormai fredda brezza del crepuscolo, e si appoggiò al parafango anteriore dell’auto, ammirando il panorama con qualcosa di simile a un terzo occhio, che rare volte gli si apriva ai misteri del mondo.
“Chissà chi li ha persi quei soldi?” si chiese, mentre stava per rientrare in auto. Si fermò e visualizzò nella sua fantasia un’altra persona che si era fermata lì in precedenza, “Aveva parcheggiato qui anche lui, ma perché?”, e poi si chiese se questi avesse davvero voluto lasciare un segnale, come un semino nel vuoto per concimare qualcosa alla pari di chi, facendo book crossing, cerca di far fecondare idee e cultura lì dove non potrebbero arrivare diversamente.
Mise in moto poco dopo, mentre sull’orizzonte il cielo era già diventato buio. Sentì in tasca quella banconota vibrare di una sensazione, sembrava una suscettibilità che lo prendeva in ostaggio per non lasciarlo andare mai più. “Non si perdono cinque euro, lì, per caso: quei soldi dovevano arrivare proprio a me”, continuò a riflettere. Per analogia sfilarono allora nella sua fantasia sovraeccitata una quantità di complotti mondiali, di cui la metà sarebbe bastata per tenerlo sveglio tutta la notte, in una tensione che è genitrice di ogni paranoia.

Quarta: Aureliano De Magistris lavora nella sede romana di una multinazionale americana, i ritmi serrati di produzione non gli permettono di coltivare la sua vena creativa e così il tedio s’insinua nel suo matrimonio che arranca, mentre l’età avanza.
Su un altro piano di realtà, il sovradimensionale Impero Connettivo sopravvive tra le rovine celate di Roma ed è consapevole del marcio che serpeggia nella globalizzazione del 2018, in grado di strangolare le sparute opposizioni al Mercato e al Business: come si legano gli aspetti di un anonimo presente con alcuni ragazzi e la loro cruenta rivolta nata in un prossimo futuro, mentre fuggono attraverso il passato? Può un cortocircuito spaziotemporale influenzare positivamente l’umanità?
Roma appare a chi la sa riconoscere come una città eterna e strana, in cui sopravvivono i Genius loci del passato.

Inventarium a Palermo | Daniele Cascone


Daniele Cascone segnala sul suo sito l’approdo a Palermo della mostra itinerante Inventarium, già ospite in queste settimane precedenti a Barcellona. L’evento si svolgerà dalle ore 15:30 di sabato 1 aprile presso lo Studio Legale CDRA (via Caltanissetta, 2/D), e tra gli altri vedrà coinvolto Ivan Cenzi, che ha un punto di vista unico e peculiare su tutto il fantastico e che ne potrà parlare in termini di esclusività alternativa; ovviamente, tra gli artisti coinvolti dalla Mostra ci sarà Daniele.

Inventarium, nato in forma multimediale, si configura quale mostra/enciclopedia collettiva della Gnosi Fantastica costruita tassello dopo tassello da artisti contemporanei invitati a coniare un termine, darne una definizione scientifico-poetica e abbinarlo a un’opera che ne dia una rappresentazione iconica o audiovisiva.
Una surreale raccolta di neologismi figurati, di binomi fantastici per catalogare un mondo inesplorato, edificando così un nuovo sapere che tocca ambiti difficilmente immaginabili: dall’anatomia capricciosa ai bestiari contemporanei, dalle psicopatologie eretiche alla fantarcheologia, fino alle più stravaganti parafilie. Il tutto divulgato con un lessico tecnico per riflettere sull’attuale tema della disinformazione.

Primo estratto dal romanzo “Che la terra ti sia lieve”, @L’orlo dell’Impero, DelosDigital


Pubblico qui sotto un primo estratto da Che la terra ti sia lieve, mio romanzo collocato nella saga dell’Impero Connettivo ed edito da DelosDigital nell’ambito della collana L’orlo dell’Impero; la cover è di Ksenja Laginja.
L’ebook è disponibile sul DelosStore e sugli altri portali online al prezzo di 3,99€. Buona lettura 🙂

Bill, Tunes & working. BTW, abbreviato. Questo era il nome dell’azienda per cui Aureliano lavorava. Una multinazionale estera, in altre parole.
Richard Bill e Carl Tunes avevano fondato a Tusla, negli States di fine anni ’60, quella che era una piccola azienda, la Bill&Tunes, che allora si occupava unicamente di edilizia – concrete jungle era il loro motto. Avevano entrambi, però, obiettivi più elevati del loro piccolo orizzonte provinciale e così si diedero talmente tanto da fare da diventare, per l’area in cui operavano, il prototipo della piccola azienda che voleva crescere, svilupparsi talmente tanto da divenire davvero importante. Senza che lo sapessero, Richard Bill e Carl Tunes aspiravano a diventare una multinazionale e così, affinando i modelli affaristici, arrivarono a capire che era necessaria una diversificazione del loro business, così da coprire il più possibile tutte le attività del profitto; per quel motivo, identificarono altre aree in cui potevano operare, sempre più spesso incongruenti tra loro. Perciò la BTW, già da quando Aureliano era entrato a far parte dell’organico, si occupava di molte altre faccende: dall’editoria elettronica all’organizzazione di trasporti e traslochi, dal reperimento di legname nelle foreste del Nord fino ai finanziamenti e al recupero crediti in molte aree metropolitane e rurali degli States, mostrando ovunque la stessa adattabilità vincente che li aveva portati a essere tra i leader del core business degli inizi.

La BTW a Roma aveva una sede prestigiosa nel quartiere Parioli; nella zona c’era un’aria che sapeva di alta borghesia e, per strane vie emozionali, rimandava all’epoca arcaica del Mito in cui Roma era nata e odorava ancora di fasti imperiali: di fronte all’ingresso della sede c’era l’accesso a un parco che non era altro ciò che era rimasto dell’antico bosco sacro, che nell’antica Roma corrispondeva a una vasta area silvestre e votiva, periferica alla Via Lata.
Aureliano ricordava assai bene le piccole avventure che aveva vissuto nello stabile e soprattutto nei luoghi lì intorno, a cominciare proprio dal parco prospicente dove, più volte, gli era capitato di avere sperimentato fantasie fatate assai vicine ai culti antichissimi delle ninfe romane, entità che Aureliano era sicuro possedessero ancora un’energia e un’aura irresistibile e che, non poteva negarlo, gli ispiravano una sentimento di sottomissione, come quello che una volta gli capitò di avvertire nella vicina stazione ferroviaria dove, rabbrividiva nel ripensarci, una fonte acquifera proveniente dal vicino Tevere lo aveva reso così sensibile da percepire le fontane della ninfa Anna Perenna, che il giorno delle Idi di Marzo dispensava agli antichi Romani licenziosità del capodanno.
Al limitare del piccolo bosco sacro, ogni cosa poteva accadere: i piccoli messaggeri della ninfa, cioè gli scoiattoli, scorrazzavano per tutto il parco sfiorando Aureliano coi loro passi melliflui, portandogli piccoli segnali di un carattere che sembrava divino, per fargli capire cosa? Aveva delle sue teorie, ma sapeva bene che potevano essere soltanto delle forti suggestioni, e non avrebbe davvero saputo sostenere quella rivelazione con alcun interlocutore, “A meno di non trovarmi davanti qualcuno pazzo più di me”, aggiungeva tutte le volte alle sue valutazioni. Quelle suggestioni eteriche, in quel periodo particolarmente tormentato della sua esistenza, erano la sua stessa vita. Il territorio del parco diveniva allora la sua Terra di Mezzo, dove un intreccio a più dimensioni tra passato arcaico, antichità e modernità dominata da una ridda di energie ancora tutte da scoprire, sembrava dar vita a un unicum parecchio strano, in cui alcune morfologie psichiche si rispecchiavano nella vita professionale che si svolgeva all’interno della BTW.
Certo, non si spingeva ad asserire che i vertici della BTW fossero degli adepti a qualche culto lunare o adoratori di celle dormienti di un Grande Male, ancora da disvelare al mondo, però il sommare ogni considerazione a metà tra lo storico, il mistico e la strana concretezza di un business talmente malato da apparire come occulto, lo portava più volte a definire una sua linea ascetica dove il Male assurgeva ai vertici di una piramide decisionale e sotto cui soggiaceva tutta l’umanità, ignara e felice di esserne inconsapevole.
Pensava spesso ai dirigenti della sede romana BTW. “Artemio ha un incedere allampanato che mi ricorda Antonin Artaud quando, scientemente, evocava l’oscuro; Gioia invece sembra amministrare placidamente la sede con sapienza, ma è come se non vedesse l’immenso gorgo nero che ci sorveglia sotto i nostri piedi, mentre Claudio (che nome nobile!, davvero sprecato per la vita che fa) lo vedo giocare continuamente col fuoco dei Grandi Antichi, maneggiando affari che appaiono con un volto amico: lui pensa di condurre il gioco e invece ne viene assorbito, disgregato, mangiato da quelle energie tutt’altro che umane”.

Quarta: Aureliano De Magistris lavora nella sede romana di una multinazionale americana, i ritmi serrati di produzione non gli permettono di coltivare la sua vena creativa e così il tedio s’insinua nel suo matrimonio che arranca, mentre l’età avanza.
Su un altro piano di realtà, il sovradimensionale Impero Connettivo sopravvive tra le rovine celate di Roma ed è consapevole del marcio che serpeggia nella globalizzazione del 2018, in grado di strangolare le sparute opposizioni al Mercato e al Business: come si legano gli aspetti di un anonimo presente con alcuni ragazzi e la loro cruenta rivolta nata in un prossimo futuro, mentre fuggono attraverso il passato? Può un cortocircuito spaziotemporale influenzare positivamente l’umanità?
Roma appare a chi la sa riconoscere come una città eterna e strana, in cui sopravvivono i Genius loci del passato.

Venti anni da blogger


Con oggi, posso festeggiare i miei primi venti anni da blogger. Era infatti il 12 marzo 2003 quando aprivo il blog cybergoth, in compagnia di un manipolo di redattori che mi aiutarono nel corso di quei meravigliosi otto anni su Splinder; tanti lettori, tante conoscenze, tanti progetti che da allora sono nati e che hanno portato al Connettivismo e poi a miriadi di altre idee, collaborazioni, invenzioni, innovazioni, legami editoriali e non solo, fino ad arrivare a questo blog che esiste da maggio 2011.
Desidero festeggiare con voi, con tutti quelli che vorranno farmi compagnia e anche con ogni anima incontrata, con ogni lettore, con ogni idea che può ancora nascere: questo è solo l’inizio.

Estratto da “Ho bisogno di un lavoro…”, @DelleEloquentiDistopie | non-aligned objects, Delos Digital


Terzo e ultimo estratto, dopo quello di Irene Drago e Gianfilippo Maria Falsina Lamberti, preso da Delle Eloquenti Distopie, raccolta di racconti da me curata per DelosDigital nell’ambito della collana non-aligned objects; ecco l’incipit di Lukha B. Kremo e una IA, Ho bisogno di un lavoro come un altro, una droga, per credere di essere umano.

Questo racconto è già stato scritto. Ed è già stato letto.
È stato scritto da quella che gli umani definiscono Intelligenza Artificiale. Non chiedetemi cosa significhi, per me è indistinguibile da tutto il resto.
Storia vissuta, scritta e letta. Per cui, passiamo alla sinossi.
Duecentottantanove anni fa uno scienziato pazzo (tutti gli scienziati sono pazzi, solo un pazzo potrebbe pensare il contrario) creò un raggio restringente, che però funzionò male e ridusse la Terra a una dimensione inferiore alla lunghezza di Planck (Avete presente? È la lunghezza minima concepibile dalla scienza; tanto per darvi un’idea, un protone misura circa 1020 misure di Planck. E voi sapete quanto è piccolo un protone, no?).
Insomma, il mondo fu invaso da energia quantica. Non sapete cos’è l’energia quantica? Niente, semplicemente si chiamano così le energie a livello microscopico, energie di elettronvolt. Ma, avendo una Terra di quelle dimensioni, capite che è stato un bel problema. La Terra quindi è ora piena di energia quantica instabile, che la rende molto distorta.
I quantum-umani ora sanno utilizzare in parte l’energia quantica, però anche i mostri quantici, esseri che si formano nutrendosi di energia quantica, molto presente in boschi e foreste pluviali (no, non è questo il momento delle domande, però posso dire che sono malefici perché creano disordine, che alla fine significa morte).
Per controllare questo fenomeno gli umani hanno costruito e programmato dei robot che li assistono in caso di pericolo.
Olyvia, una donna quantum-umana, si trova ai limiti di una grande foresta carica di energia quantica instabile, infestata da mostri quantici che usano strategie di sciame per sopraffare le prede. Strategie di sciame, capite? A me vengono in mente le squadracce.
Nonostante tutte le precauzioni, succede che Olyvia venga catturata dai mostri quantici della foresta.
A questo punto c’è il seguito del racconto… La quantum-umana Olyvia si stacca dal metaverso quantico che ha pagato caro e torna nel buon vecchio, placido, maleodorante mondo, senza mostri quantistici né foreste infestate. Si stacca perché il suo angelo custode (senza ali e senza vestito bianco) vuole che lei faccia un compito per ieri. Però ieri è passato, e questa non è una bella notizia.
L’angelo custode l’accarezza benevolmente (in modo virtuale, s’intende): è dispiaciutissimo e farà di tutto per aiutarla.
— Aiutarmi, signor Nolente?
— Certo, a trovarti un nuovo lavoro, migliore di questo.
Olyvia fa l’espressione che aveva fatto quando aveva visto il primo mostro quantico.
— Mi sta dicendo che non lavoro più per lei?
— No, è già così. La consegna è scaduta ieri. Presto ti passerò le nuove proposte che mi arriveranno.
— Ma io non posso stare senza stipendio, io…
— Lo so benissimo, cara, che non puoi. Per questo le proposte non mancheranno.

Il libro digitale è in vendita sul DelosStore e su tutti gli altri market online al prezzo di 1.99€; qui tutti i libri della collana.

Ritorno nel mondo senza parole | Fantascienza.com


Su Fantascienza.com la segnalazione di Incommunicado spin-off, racconto di Lukha B. Kremo edito nella collana Atlantis, curata da Franco Ricciardiello per i tipi di DelosDigital.

L’anno scorso la quindicesima edizione del Premio Robot è stata vinta da Lukha B. Kremo col racconto Incommunicado, basato su un’idea affascinante: in seguito a un brillamento solare particolarmente intenso non solo tutta l’elettronica viene bruciata, ma viene anche danneggiato il cervello degli esseri umani, che restano senza la capacità di parlare, capire il linguaggio o i testi scritti. Ora Kremo ritorna in quel mondo con una nuova storia – convenientemente intitolata Incommunicado spin-off, che mette in scena nuovi personaggi e dà un nuovo sguardo a quello strano mondo.

Sinossi: Un superbrillamento solare piega il campo magnetico terrestre, la magnetosfera è letteralmente spazzata, come se qualcuno staccasse la spina per poi riattaccarla dopo lunghe ore. Niente sarà più come prima. La corteccia cerebrale degli esseri umani è stata investita da particelle che hanno danneggiato l’area di Wernicke, da cui dipende la comprensione del linguaggio: nessuno è più in grado di comprendere una sola parola, né scritta, né orale. La civiltà organizzata si scioglie come neve al sole, perché è impossibile comunicare anche i concetti più semplici. Non si può più insegnare, leggere, scrivere, persino parlare. C’è chi tenta di recuperare un linguaggio di segni grafici, ma la società ormai è a pezzi. Le due protagoniste, Dimma e Para, sono costrette a reimparare anche il significato dei piccoli gesti; per riuscirci si uniscono alla comunità Word 2, che contesta il tentativo di ridare senso a vecchi simboli e tenta di inventare un nuovo senso per i suoni, lontano dalla città, in modo che la comunicazione non interferisca con quella ufficiale.
Regole, morale, cambiamenti di mentalità e di linguaggio in un racconto di Lukha B. Kremo, un originale spin-off del suo Incommunicado vincitore del Premio Robot; storia diversa, con differenti protagoniste, ma ambientata nello stesso mondo che ha smarrito la capacità di comunicare.

Il titolo è disponibile su DelosStore e altrove al costo di 1,99€.

Che la terra ti sia lieve, un romanzo dell’Impero Connettivo | Fantascienza.com


Su Fantascienza.com la segnalazione di Che la terra ti sia lieve, mio romanzo inedito – appartenente al ciclo dell’Impero Connettivo – ed edito da DelosDigital, nell’ambito della collana L’orlo dell’Impero (copertina di Ksenja Laginja). Così Silvio Sosio sull’articolo, e poi la quarta:

Un impero eterno, esteso al di là dello spazio e del tempo, una capitale che ricorda Costantinopoli, pianeti alieni. Questa l’ambientazione della saga dell’Impero Connettivo di Sandro Battisti, che in particolare negli ultimi racconti usciti nella collana L’orlo dell’Impero ci ha portati in luoghi alieni ed esotici. La sorpresa è ancora maggiore quindi quando col romanzo ospitato dal sesto volume della collana, Che la terra ti sia lieve (con una splendida cover di Ksenja Laginja) ci si ritrova nella Roma dei giorni nostri, un piano di realtà che vede un protagonista in cui chiunque potrebbe riconoscersi. Ma come si lega questa realtà quotidiana con l’altro piano di realtà?

Sinossi: Aureliano De Magistris lavora nella sede romana di una multinazionale americana, i ritmi serrati di produzione non gli permettono di coltivare la sua vena creativa e così il tedio s’insinua nel suo matrimonio che arranca, mentre l’età avanza.
Su un altro piano di realtà, il sovradimensionale Impero Connettivo sopravvive tra le rovine celate di Roma ed è consapevole del marcio che serpeggia nella globalizzazione del 2018, in grado di strangolare le sparute opposizioni al Mercato e al Business: come si legano gli aspetti di un anonimo presente con alcuni ragazzi e la loro cruenta rivolta nata in un prossimo futuro, mentre fuggono attraverso il passato? Può un cortocircuito spaziotemporale influenzare positivamente l’umanità?

Roma appare a chi la sa riconoscere come una città eterna e strana, in cui sopravvivono i Genius loci del passato.

L’ebook è disponibile sul DelosStore e su tutti gli store online a 3.99€.

Cover reaveal di “Che la terra ti sia lieve”


Nei prossimi giorni uscirà il mio romanzo inedito per l’Impero Connettivo “Che la terra ti sia lieve (sit tibi terra levis)”, edito per i tipi di DelosDigital, collana L’orlo dell’Impero; intanto, ecco la cover reveal dell’ennesimo capolavoro realizzato da Ksenja Laginja. Keep Talking

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